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Nessuna atmosfera sul pianeta TRAPPIST1 b: forse infranti i sogni di un sistema abitabile

Un team di ricerca internazionale ha determinato che un pianeta del sistema TRAPIST probabilmente non ha un’atmosfera, forse a causa dei brillamenti della stella. Questi fenomeni potrebbero aver spazzato via anche le atmosfere degli esopianeti nella zona abitabile del sistema.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA/JPL-Caltech
Credit: NASA/JPL-Caltech

Grazie a osservazioni condotte con l'avveniristico Telescopio Spaziale James Webb è stato determinato che uno dei pianeti extrasolari del sistema TRAPPIST-1 non presenta evidenze di un'atmosfera. La scoperta suggerisce che anche gli altri pianeti attorno alla stella potrebbero non averne una. È una vera e propria “doccia fredda”, considerando che il promettente sistema presenta caratteristiche eccezionali, per certi versi molto simili al nostro. Non a caso fu presentato in una storica conferenza stampa tenuta dalla NASA a febbraio del 2017.

TRAPPIST-1 è caratterizzato dalla presenza di ben sette pianeti rocciosi, con condizioni analoghe a quelle di Marte, Venere e Terra sotto il profilo delle dimensioni, della massa e del riscaldamento ricevuto dalla stella, una nana rossa di classe M. Il sistema si trova a 39 anni luce dalla Terra e tre dei suoi pianeti (e, f e g) orbitano in quella che gli scienziati chiamato zona abitabile o di Goldilocks, ovvero quella in cui è possibile mantenere la presenza di acqua liquida sulla superficie, qualora fosse presente. La temperatura superficiale stimata è infatti compresa tra 0 e 100° C.

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In questi anni i pianeti sono stati studiati approfonditamente attraverso i telescopi spaziali Hubble e Spitzer e gli scienziati hanno avanzato diverse teorie sulla potenziale abitabilità e la presenza di un'atmosfera, ma gli strumenti non era adeguati per un'analisi approfondita. Ora, grazie al Telescopio James Webb, è stato messo nel mirino TRAPPIST-1 b, il più vicino degli esopianeti del sistema, che riceve una radiazione quattro volte superiore a quella che la Terra riceve dal Sole. Non era un candidato per la vita come i “fratelli” e, f e g, tuttavia si riteneva potesse avere una densa atmosfera in virtù di alcune delle sue caratteristiche. Per verificarlo un team di ricerca internazionale composto da scienziati della Divisione di scienze spaziali e astrobiologia dell'Ames Research Center della NASA, dell'Università della California e dell'Università di Parigi ha analizzato il pianeta durante una cosiddetta eclissi secondaria (cioè mentre passava dietro la stella), utilizzando il filtro F1500W montato sul strumento MIRI del James Webb.

Grazie a questa indagine gli scienziati coordinati dal professor Thomas P.Greene hanno potuto verificare le emissioni nell'infrarosso del pianeta, determinando che ci sono poche evidenze di una distribuzione del calore dal lato diurno – costantemente rivolto verso l'astro – a quello notturno. “L'interpretazione più semplice è che c'è poca o nessuna atmosfera planetaria che ridistribuisce la radiazione dalla stella ospite e anche nessun assorbimento atmosferico rilevabile dall'anidride carbonica ( CO2 ) o altre specie”, hanno spiegato i ricercatori nell'abstract dello studio. L'ipotesi è che l'atmosfera possa essere stata spazzata via dai famigerati brillamenti che caratterizzano le nane rosse, che potrebbero aver colpito anche gli altri pianeti considerati più promettenti dal punto di vista dell'abitabilità. I dettagli della ricerca “Thermal Emission from the Earth-sized Exoplanet TRAPPIST-1 b using JWST” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

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