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Nell’Oceano Indiano c’è un enorme “buco gravitazionale” e forse abbiamo finalmente capito perché

Si tratta di una vasta distesa d’acqua che è di oltre 100 metri più bassa del livello medio globale del mare: uno studio potrebbe aver finalmente rivelato le origini dell’anomalia.
A cura di Valeria Aiello
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Rilievi e depressioni del geoide in falsi colori. Mostrato in blu, il Geoide Basso dell’Oceano Indiano (Indian Ocean Geoid Low, IOGL), la regione dell'Oceano Indiano caratterizzato da un enorme "buco gravitazionale / Credit: ICGEM
Rilievi e depressioni del geoide in falsi colori. Mostrato in blu, il Geoide Basso dell’Oceano Indiano (Indian Ocean Geoid Low, IOGL), la regione dell'Oceano Indiano caratterizzato da un enorme "buco gravitazionale / Credit: ICGEM

Nell’Oceano Indiano, appena a sud dello Sri Lanka, c’è un enorme “buco gravitazionale”, un’area che si estende per tre milioni di chilometri quadrati dove il livello del mare è di oltre 100 metri più basso della media globale.

Questa anomalia, conosciuta come Geoide Basso dell’Oceano Indiano (IOGL, dall’inglese Indian Ocean Geoid Low), ha lasciato a lungo perplessi i geologi, ma i ricercatori dell’Indian Institute of Science di Bengaluru, in India, hanno trovato una spiegazione plausibile alla sua formazione: a crearla sono stati dei pennacchi di magma provenienti dalle profondità del pianeta, molto simili a quelli che portano alla creazione dei vulcani.

Per simulare la sua origine, il team ha utilizzato modelli computerizzati per riportare l’orologio indietro di 140 milioni di anni, dettagliando quanto scoperto nelle simulazioni in uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.

La Terra non è una sfera perfetta

Quando pensiamo alla forma del nostro pianeta, spesso immaginiamo una sfera uniforme o un ellissoide, cioè una sfera leggermente schiacciata ai poli. Tuttavia, il modello che meglio descrive il profilo della Terra è il geoide, che tiene conto delle irregolarità gravitazionali che determinano depressioni e protuberanze della superficie terrestre.

Queste irregolarità sono dovute al fatto che l’interno del pianeta non è omogeneo, ma presenta alcune aree più dense di altre. “Se immaginiamo di versare dell’acqua sulla superficie della Terra, il livello che assumerà è chiamato geoide, che viene controllato da queste differenze di densità nel materiale all’interno del pianeta, che attraggono la superficie in modi molti diversi a seconda di quanta massa c’è sotto” spiega Attreyee Ghosh, co-autrice dello studio e docente presso il Center for Earth Sciences dell’Indian Institute of Science.

Mappa delle anomalie gravitazionali sulla superficie terrestre / Credit: Lemoine
Mappa delle anomalie gravitazionali sulla superficie terrestre / Credit: Lemoine

Il “buco gravitazionale” dell’Oceano Indiano è il punto più basso del nostro geoide, dunque la sua più grande anomalia gravitazionale, scoperta nel 1948 dal geofisico olandese Felix Andries Vening Meinesz durante un’indagine gravitazionale in mare. “È di gran lunga il minimo più significativo del geoide e finora non si è arrivati a un consenso sulla sua origine” ha aggiunto la professoressa Ghosh, precisando come, in passato, diversi studi abbiano provato a spiegare il perché del fenomeno, senza però trovare spiegazioni convincenti.

Un antico oceano che non esiste più

Nel cercare l’origine di questa anomalia, i ricercatori dell’Indian Institute of Science hanno fatto ricorso a modelli numerici di “convezione del mantello”, un tipo di movimento dell’interno del mantello terrestre o dello strato intermedio in cui il materiale più caldo e leggero sale verso l’alto e quello più freddo e denso affonda a causa della gravità. I dati di movimento convettivo sono stato ottenuti da modelli di tomografia sismica, che utilizzano le onde dei terremoti per ottenere un’immagine tridimensionale dell’interno della Terra.

Dall’indagine è emerso che ad essere responsabili della bassa gravità in questa regione dell’Oceano Indiano sono “anomalie a bassa densità”, dunque la presenza di materiali più leggeri nel mantello superiore e medio al di sotto dell’IOGL. In particolare, hanno evidenziato gli studiosi, l’IOGL si trova in corrispondenza dei resti di un antico fondale oceanico, chiamato Titide, che più di 200 milioni di anni fa separava i supercontinenti Laurasia (che comprendeva quelli che oggi sono il Nord America, la Groenlandia, l’Europa e l’Asia, esclusa l’India) e Gondwana (che era formato dagli attuali Sudamerica, Africa, India, Medio Oriente, Antartide e Oceania).

Quando, l’India si è separata dalla Gondwana, migrando verso nord per poi scontrarsi con l’Asia, decine di milioni di anni fa, il fondale di Tetide è sprofondato nel mantello e potrebbe aver stimolato la formazione di pennacchi, avvicinando il materiale a bassa densità alla superficie terrestre.

Secondo i calcoli del team, l’IOGL si è formato circa 20 milioni di anni fa. E, ad oggi, è difficile dire se scomparirà o se si sposterà. “Dipende tutto da come si muovono queste anomalie di massa nella Terra – ha indicato Ghosh – . Potrebbe essere che persista per molto tempo. Ma potrebbe anche accadere che i movimenti della placca agiscano in modo tale da farla scomparire, tra qualche centinaio di milioni di anni nel futuro”.

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