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Cambiamenti climatici

Nel mondo 3 disastri naturali su 4 causati dall’acqua, scatenata dai cambiamenti climatici

Oltre a ridurre le risorse idriche e innescare la siccità, il riscaldamento globale è responsabile di catastrofiche alluvioni e altri fenomeni mortali legati all’acqua. Il 74% dei disastri naturali è dovuto all’acqua.
A cura di Andrea Centini
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Dall'inizio del nuovo millennio tre disastri naturali su quattro sono stati provocati dall'acqua. È quanto indicato nel primo rapporto sullo Stato delle risorse idriche globali messo a punto dall'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO). L'ente intergovernativo delle Nazioni Unite (ONU) ha infatti deciso di stilare un documento annuale dedicato al monitoraggio e alla gestione dell'acqua dolce, una risorsa indispensabile – cui si deve la vita sulla Terra – sempre più minacciata dalla domanda crescente e dall'impatto dei cambiamenti climatici, che possono anche trasformarla in una calamità. Se infatti da un lato la siccità estrema, lo scioglimento dei ghiacciai e gli altri fenomeni innescati dal riscaldamento globale minano le scorte d'acqua, dall'altro le inondazioni e i nubifragi catalizzati dalle anomalie climatiche sono in grado di provocare immani tragedie. Basti pensare a ciò che è accaduto in questi giorni a Ischia, dove al netto della fragilità del territorio e degli altri fattori umani coinvolti, sono state proprio le intense precipitazioni a innescare la valanga di fango e detriti che ha spezzato vite e distrutto case e cose. E nel resto del mondo non va meglio. In Pakistan, ad esempio, nel 2022 le alluvioni hanno ucciso circa 1.700 persone e provocato quasi 10 milioni di sfollati. Una vera e propria catastrofe nazionale.

“Gli impatti del cambiamento climatico si fanno spesso sentire attraverso l'acqua – siccità più intense e frequenti, inondazioni più estreme, precipitazioni stagionali più irregolari e scioglimento accelerato dei ghiacciai – con effetti a cascata sulle economie, sugli ecosistemi e su tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. Eppure, non c'è una comprensione sufficiente dei cambiamenti nella distribuzione, quantità e qualità delle risorse di acqua dolce”, ha dichiarato il segretario generale dell'Organizzazione meteorologica mondiale Petteri Taalas, sottolineando la necessità di stilare annualmente un simile documento. “Il rapporto sullo stato delle risorse idriche globali mira a colmare questa lacuna di conoscenze e fornire una panoramica concisa della disponibilità di acqua in diverse parti del mondo. Ciò informerà gli investimenti per l'adattamento e la mitigazione del clima, nonché la campagna delle Nazioni Unite per fornire l'accesso universale nei prossimi cinque anni agli allarmi precoci di pericoli come inondazioni e siccità” ha aggiunto lo scienziato finlandese.

Per quanto concerne la siccità, essa è risultata particolarmente dura negli ultimi due anni, con vastissime aree del pianeta in cui la portata idrica è risultata inferiore alla media degli ultimi trenta anni. Basti ricordare cosa si è verificato con il Po e altri fiumi italiani questa estate, dai quali sono emersi i resti di animali preistorici e mezzi distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale. Quest'anno, per la prima volta nella storia del Regno Unito – piovoso per eccellenza – l'organizzazione meteorologica locale ha proposto il razionamento dell'acqua. Nel 2021 le aree con bacini / flussi d'acqua che avevano una portata inferiore alla media trentennale sono state doppie a quelle con una portata superiore. Una chiara tendenza alla riduzione delle risorse idriche, erose anche dal costante fabbisogno umano, in particolar modo dal grande consumo del settore agricolo e degli allevamenti intensivi. Tra i grandi fiumi colpiti, oltre al nostro Po, il Rio de la Plata in Sud America e il Niger, il Volta, il Nilo e il Congo in Africa. A “secco” anche grandi bacini in Nord America, in particolar modo negli USA, tra Mississippi, Missouri e Colorado.

In questo momento, spiega la WMO, circa 3,6 miliardi di persone – poco meno della metà della popolazione mondiale, che ha recentemente raggiunto gli 8 miliardi di individui – hanno difficoltà a reperire l'acqua per un mese all'anno. Entro il 2050 questo numero salirà a oltre 5 miliardi per effetto dell'impatto dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, come indicato, tre disastri naturali su quattro (il 74 percento) tra il 2001 e il 2018 è stato provocato proprio dall'acqua, a causa di alluvioni, nubifragi e altri fenomeni ad essa associati. Oltre alla catastrofe in Pakistan, gravi inondazioni con molti morti si sono verificate in Cina – in particolar modo nella provincia di Henan -, nell'India settentrionale e nell'Europa occidentale, mentre altri Paesi hanno fatto registrare molteplici vittime a causa di cicloni tropicali, come l'Indonesia, le Filippine e il Mozambico.

I cambiamenti climatici stanno anche determinando un impatto drammatico sulla criosfera, l'insieme di ghiaccio e neve che fornisce acqua a circa 2 miliardi di persone. La perdita di queste risorse rischia di innescare colossali migrazioni, ma anche la distruzione di interi ecosistemi e l'immissione nell'ambiente un numero considerevole di agenti patogeni. La WMO con i futuri rapporti dedicati allo stato delle risorse idriche globali continuerà a monitorare le alterazioni di questa preziosa risorsa, fornendo dati con l'obiettivo di aiutare i decisori politici e i governi a prendere le più opportune misure a tutela delle popolazioni nell'ambito della crisi climatica.

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