Nel 2023 i gas serra sono aumentati ancora: ecco perché gli sforzi fatti non sono abbastanza
Il riscaldamento globale è strettamente legato ai livelli di gas serra presenti nell'atmosfera. Questi infatti creano una specie di barriera che intrappolano il calore assorbito dalla superficie terrestre, facendone aumentare la temperatura. Ecco perché ridurli è indispensabile per provare a limitare l'impatto della crisi climatica, restando sotto la soglia simbolica di 1,5°C nell'aumento delle temperature globali. Tuttavia, gli sforzi fatti nell'ultimo decennio per raggiungere l'obiettivo fissato nel 2015 a Parigi non sono ancora abbastanza.
Una nuova conferma arriva dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l'agenzia scientifica statunitense che si occupa del cambiamento climatico e dei suoi effetti sul meteo e sugli oceani. Gli oltre 15.000 campioni d'aria prelevati dal suo laboratorio di monitoraggio globale – il Global Monitoring Laboratory (GML) – hanno rivelato che i livelli dei tre principali gas serra di origine antropica sono continuati ad aumentare nel 2023: anidride carbonica, metano e protossido di azoto.
I gas serra nell'atmosfera continuano ad aumentare
Secondo le previsioni del Nooa, sebbene nel 2023 il tasso di crescita di questi tre gas non abbia raggiunto i livelli record degli ultimi anni, è rimasto in linea con gli aumenti dell'ultimo decennio. I risultati ottenuti finora non sono ancora – spiega l'agenzia – sufficienti per invertire la tendenza in atto.
I dati per i livelli di ciascuno dei tre gas parlano chiaro: nel 2023 la concentrazione media del primo e più impattante dei gas serra prodotti dall'attività umana, l'anidride carbonica (CO2), è stata di 419,3 parti per milione (ppm), con un aumento di 2,8 ppm rispetto al 2022. È il terzo anno che l'incremento di questo gas nell'atmosfera supera i 2 ppm. Rispetto ai livelli preindustriali la sua presenza nell'atmosfera è aumentata del 50%. Tra le cause principali ci sono l'industria dei combustibili fossili e le emissioni causate dai gravi incendi che durante l'anno hanno devastato intere aree del mondo sostenuti fenomeni atmosferici straordinari come El Niño.
La CO2 di origine antropica è ancora il problema più urgente: le emissioni di anidride carbonica sono passate dai 10,9 miliardi di tonnellate all'anno, registrate all'inizio delle misurazioni, negli anni '60, alle circa 36,6 miliardi di tonnellate all'anno del 2023.
In crescita anche i livelli di metano e perossido di azoto
Le cose non vanno meglio per il metano e il protossido di azoto. Per quanto riguarda il primo, è vero che il tasso di crescita è diminuito rispetto al 2022, ma non è comunque ancora abbastanza: nel 2023 la concentrazione di metano – meno presente ma più efficace della CO2 nel catturare il calore – è aumentata di 10,9 ppb parti per miliardo (ppb), a fronte dei 13,2 ppb registrati nel 2022. Tuttavia, quello del 2023 resta il quinto aumento più alto registrato a partire dal 2007. Rispetto ai livelli preindustriali la quantità di questo gas nell'atmosfera è più che raddoppiata (+160%). Le principali fonti di questo gas sono il settore agricolo, la produzione di combustibili fossili e le discariche di rifiuti.
L'agricoltura intensiva, nello specifico l'uso di fertilizzanti azotati e del letame, è la principale causa dell'aumento della concentrazione di protossido di azoto. Questo gas, di cui spesso non si parla, contribuisce per il 7% al riscaldamento globale causato dall'uomo, ecco perché è preoccupante il suo progressivo, sebbene rallentato, aumento nell'atmosfera: secondo la Noaa, nel 2023 era pari a 336,7 ppb, in aumento di 1 ppb rispetto al 2022. Prima dell'industrializzazione la sua concentrazione non supera i 27o ppb.