Nei ghiacci della Groenlandia si aprono crepe grandi quanto la Piramide di Cheope ogni pochi giorni
Ogni pochi giorni, nella calotta glaciale della Groenlandia si aprono crepe grandi quanto la Piramide di Cheope, che stanno accelerando lo scioglimento dei ghiacciai: il preoccupante segno della crisi climatica è stato documentato in un nuovo studio pubblicato su Nature Geoscience da un team internazionale di ricercatori, che ha rilevato l’apertura di 930 milioni di metri cubi di nuove crepe in cinque anni, dal 2016 al 2021.
L’analisi è la prima a mappare l’evoluzione delle crepe nella seconda più grande distesa di ghiaccio al mondo e a mostrare che, nell’arco di cinque anni, si sono verificati “grandi e significativi incrementi” nel volume delle spaccature, anche del 25% nella regione sud-orientale. “La cosa che mi ha sorpreso di più è stata la rapidità con cui sta accadendo” ha affermato il dottor Tom Chudley, professore associato di geografia alla Durham University e autore principale dello studio.
Il fenomeno legato al riscaldamento globale
Per analizzare il comportamento delle crepe lungo l’intera calotta glaciale della Groenlandia, il dottor Tom Chulery e i suoi colleghi dell’Università della Florida, dell’Università statale dell’Ohio e dell’Università di Washington hanno sviluppato un sistema automatizzato di rilevamento e misurazione, basato sulle immagini satellitari tridimensionali fornite dal Polar Geospatial Center, il centro di ricerca del College of Science and Engineering dell’Università del Minnesota.
Questo approccio ha permesso agli studiosi di rilevare la tendenza generale, che in media mostra un aumento delle spaccature nel ghiaccio di tutta la Groenlandia, nonché quella delle diverse regioni. “In un settore, sul versante occidentale, si è addirittura registrato un calo nel volume delle crepe durante il periodo di studio – hanno osservato i ricercatori -. Questo calo regionale è stato però più che compensato dai grandi incrementi, fino al 25%, del volume delle crepe in altre aree del ghiacciaio”.
Dopo la conclusione dello studio, anche nella regione occidentale hanno cominciato ad aprirsi più crepe, il che probabilmente significa che nei prossimi anni l’intera calotta glaciale sarà interessata un incremento delle spaccature. “Le crepe possono indurre l’accelerazione della perdita di ghiaccio, generando un feedback positivo – hanno aggiunto gli studiosi – . Questo meccanismo dovrebbe essere preso in considerazione nei modelli della calotta glaciale della Groenlandia che stiamo utilizzando per prevedere il futuro innalzamento del livello del mare”.
Dal 1992, lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia ha innalzato di 10 mm il livello del mare e, secondo le stime, entro la fine del secolo, determinerà un incremento di altri 30 millimetri. “Sappiamo da diversi anni che la perdita della calotta glaciale sta accelerando in modo piuttosto significativo e, in generale, riteniamo che ciò sia correlato al riscaldamento degli oceani – ha precisato Chudley – . Molti dei nostri modelli non riescono però a tenere conto delle instabilità dinamiche, legate al movimento e all’accelerazione dello scioglimento, che possono causare un potenziale innalzamento fino a un metro del livello del mare entro il 2100 e anche di 10 metri entro il 2030”.