Morti per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, l’Italia è seconda in Europa
Il fenomeno dell’antibiotico-resistenza continua a rappresentare un grave problema in Italia, dove le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici per gli otto patogeni sotto sorveglianza – Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Enterococcus faecalis, Enterococcus faecium, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter species – sono risultate elevate anche nel 2021, anche se in qualche caso sono in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Lo indicano i dati della Sorveglianza nazionale dell’Antibiotico-Resistenza dell’Istituto Superiore di Sanità (AR-ISS) resi noti oggi, in vista della Giornata europea di sensibilizzazione del 18 novembre.
Tra i Paesi dell’Unione europea, l’Italia è seconda per numero di decessi per infezioni da batteri resistenti, con 19 morti ogni 100.000 abitanti nel periodo 2016-2020, preceduta solo dalla Grecia, che ha registrato 20 morti ogni 100.000 abitanti nei cinque anni considerati. Secondo le stime dell’AIFA, il numero di decessi attribuibili a infezioni da batteri resistenti agli antibiotici è passato da 11mila del 2015 a 15mila nel 2021, nonostante un calo del 23% della somministrazione di questi farmaci negli ultimi 10 anni.
La resistenza ai farmaci e, in particolare, agli antibiotici, da parte dei batteri è un fenomeno che consiste nella capacità dei microrganismi di adattarsi e diventare resistenti alle molecole potenzialmente in grado di ucciderli o arrestarne la crescita, quindi di continuare a causare l’infezione. Questo fenomeno può quindi rendere una malattia infettiva più difficile da curare, aumentando il rischio di complicanze, fino ad arrivare ad esiti che possono essere invalidanti o causare il decesso.
“È necessario sottolineare che i batteri, anche quelli resistenti, non riconoscono confini geografici, né barriere di specie, ed è per questo che il fenomeno dell’antibiotico-resistenza rappresenta una minaccia globale – evdenzia una nota del Ministero della Salute -. Tuttavia, a causa dell’enorme pressione selettiva esercitata da un uso eccessivo e spesso improprio degli antibiotici, in diversi contesti, nel tempo questo fenomeno ha assunto i caratteri di una delle principali emergenze sanitarie globali, che minaccia la salute umana e animale, le piante e l’ambiente”.