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Come funziona il vaccino a mRNA anti melanoma di Moderna iniettato a un paziente di Napoli

Il vaccino a mRNA di Moderna contro il melanoma ha dimostrato di abbattere del 44% il rischio di morte e recidiva nei trial clinici. All’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli è stata somministrata la prima dose. Come funzionano i vaccini a mRNA e perché sono una speranza contro il cancro e altre malattie.
A cura di Andrea Centini
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All’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli è stata la iniettata la prima dose di vaccino a mRNA (RNA messaggero) di Moderna per combattere il melanoma, tra i più letali tumori della pelle. A riceverlo il signor Alfredo, coinvolto nella sperimentazione di Fase 3. Si tratta dell'ultimo step dei trial clinici che coinvolge migliaia di partecipanti e che, nel caso in cui venisse dimostrata la sicurezza e l'efficacia, aprirebbe le porte all'autorizzazione da parte delle autorità che regolamentano farmaci, vaccini e terapie sperimentali, come l'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Ci vorranno ancora alcuni anni prima di ottenere i risultati finali della sperimentazione e quindi vedere il prodotto in commercio, come spiegato dall'oncologo Paolo Ascierto che coordina la sperimentazione, ma i primi risultati delle precedenti fasi sono già estremamente promettenti. Il vaccino, infatti, come indicato in un comunicato condiviso dall'agenzia ADN Kronos, in combinazione con l'anticorpo monoclonale anti PD-1 pembrolizumab ha dimostrato di abbattere del 44 percento il rischio di recidiva e morte nei pazienti in cui è stato somministrato.

A Napoli la prima iniezione di vaccino a mRNA contro il melanoma

L’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli è annoverato tra le eccellenze italiane nella ricerca oncologica ed è il primo centro in Italia ad aver raggiunto la fase finale della sperimentazione – quella che precede la messa in commercio -, oltre a essere uno dei primi al mondo a testare il prodotto di Moderna, società di biotecnologie statunitense coinvolta sin dall'inizio nella battaglia contro la pandemia di COVID-19. Il vaccino Spikevax è stato infatti tra i primi assieme al Comirnaty di Pfizer-BioNTech ad essere approvato contro il coronavirus SARS-CoV-2. Entrambi sono vaccini a mRNA, esattamente come quello contro il melanoma.

Come funziona il vaccino a mRNA anti melanoma

Il principio d'azione è il medesimo del vaccino anti Covid: in parole semplici, il vaccino è predisposto per istruire il sistema immunitario a riconoscere e combattere determinate proteine (gli antigeni) presenti sugli “invasori”, la proteina S o Spike nel caso del coronavirus e i neoantigeni sulla superficie delle cellule malate nel caso del tumore della pelle. Si tratta in pratica di un'immunoterapia, tra le più grandi conquiste degli ultimi anni contro le malattie oncologiche. La differenza col vaccino anti Covid risiede nel fatto che quest'ultimo è progettato per prevenire la malattia (la COVID-19) o renderla meno aggressiva nel caso in cui si venisse contagiati, mentre nel caso del vaccino contro il melanoma è un trattamento da somministrare in corso di malattia per combatterla più efficacemente. Lo scopo del vaccino "non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore", ha spiegato il professor Ascierto.

Vaccini a mRNA contro il cancro e altre malattie

L'immunoterapia è un'arma preziosa contro molteplici tipologie di tumori e sono in sviluppo diversi vaccini a mRNA anti cancro. Come recentemente affermato dal dottor Paul Burton, dirigente medico presso Moderna, entro il 2030 non solo avremo a disposizione numerosi di questi vaccini contro il cancro, ma anche malattie cardiache, rare, autoimmuni e infettive proprio grazie alla versatile tecnologia a RNA messaggero. Come specificato, servirà ancora diverso tempo per arrivare ad avere l'autorizzazione per quello contro il melanoma in Fase 3. “Ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest'ultima fase clinica. La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative presso l'istituto partenopeo e presidente del convegno Immunotherapy and Melanoma Bridge, in corso di svolgimento a Napoli e dove sono stati presentati i promettenti risultati della sperimentazione clinica.

"Ad oggi l’immunoterapia è una delle migliori e più promettenti armi che abbiamo a disposizione contro il cancro, che ha già salvato milioni di vite. È necessario dunque continuare a investire nella ricerca: per molti pazienti con melanoma l’immunoterapia ha fatto la differenza tra la vita e la morte. Ma sono convinto che abbiamo appena iniziato a grattare la superficie", ha concluso il professor Ascierto.

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