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Meduse urticanti in Italia e rischio “invasioni”: le risposte dell’esperto a Fanpage.it

In questo periodo dell’anno gli incontri con le meduse aumentano perché frequentiamo di più il mare e alcune specie hanno esplosioni demografiche. Per saperne di più sulle meduse urticanti presenti in Italia, sui rischi associati e sull’aumento delle popolazioni abbiamo contatto il dottor Edoardo Casoli, ricercatore dell’Università Sapienza di Roma.
Intervista a Edoardo Casoli
Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università Sapienza di Roma
A cura di Andrea Centini
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Credit: Andrea Centini
Credit: Andrea Centini

Durante l'estate si frequenta di più il mare e aumentano di conseguenza le probabilità di entrare in contatto con le meduse, organismi planctonici – cioè che vengono trasportati passivamente dalle correnti e dal moto ondoso – spesso caratterizzati da tentacoli urticanti. Queste appendici, che in alcune specie possono raggiungere diversi metri di lunghezza, sono armate di nematocisti che rilasciano un veleno più o meno potente impiegato per la cattura delle prede o per la difesa. Le meduse, infatti, non attaccano mai, ma semplicemente ci finiscono addosso o siamo noi a nuotargli contro.

Sebbene nei nostri mari non vivano meduse pericolose come la famigerata vespa di mare (Chironex fleckeri) presente lungo la costa settentrionale dell'Australia, ci sono comunque specie da non sottovalutare poiché in grado di scatenare punture molto dolorose e, nei soggetti allergici, anche il potenziale choc anafilattico (a questo link potete trovare cosa fare nel caso in cui veniste punti da una medusa). La caravella portoghese (Physalia physalis) è un discorso a parte poiché dal punto di vista zoologico non è una medusa – è un sifonoforo – e comunque viene avvistata solo sporadicamente nel Mediterraneo, nel quale entra dall'Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra.

Alcune delle meduse presenti nel Mare Nostrum possono essere responsabili anche di spiaggiamenti di massa, un fenomeno naturale che può comportare diversi problemi. Per saperne di più su questi animali e sul fenomeno degli spiaggiamenti abbiamo contattato il dottor Edoardo Casoli, ricercatore esperto di cnidari o celenterati (il phylum cui appartengono le meduse) presso il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università Sapienza di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.

Dottor Casoli, recentemente un nostro collega si è imbattuto in uno spiaggiamento di massa di meduse su un arenile nei pressi di Paestum, che dalla descrizione sembrerebbe aver coinvolto il polmone di mare (Rhizostoma pulmo), anche se non avendo un'immagine non vi è certezza. Quanto sono frequenti gli spiaggiamenti di meduse in Italia? C'è stato un incremento negli ultimi anni?

Quando ci sono spiaggiamenti così massivi non è la Rhizostoma, perché non c'è una densità di individui molto grande. Spesso sono le pelagie, che in questo periodo hanno il picco di produzione e se ne osservano di più. La Rhizostoma non fa questi bloom, queste fioriture in grado di provocare spiaggiamenti così consistenti. Probabilmente era coinvolta questa specie. L'argomento degli spiaggiamenti è un po' un campo minato. C'è una componente di percezione legato a questo problema, che è esattamente ciò di cui stiamo parlando adesso. Noi frequentiamo di più il mare in questo periodo, siamo impressionati e preoccupati da questo tipo di spiaggiamenti perché possono crearci dei problemi.

Ci faccia qualche esempio

Grandi spiaggiamenti di questi organismi, soprattutto quelli urticanti, danno problemi alla balneazione e quindi al turismo. Mi sono imbattuto più volte in recensioni negative di località turistiche legate alla presenza di meduse, con su scritto “non ci tornerò più” etc etc. Sono ovviamente un elemento che scoraggia molto il turista a viversi il mare, pur essendo qualcosa di naturale. Danno anche problemi all'acquacoltura perché possono ostruire le condutture, la presa a mare degli impianti. Uccidono grandi quantità di pesce che viene allevato in questi impianti. Ci sono delle ripercussioni economiche e sociali anche importanti. L'unica cosa è che questo aumento non è un trend facilmente riconoscibile in letteratura.

Per quale ragione?

Noi lo percepiamo come un qualcosa che sta aumentando in frequenza nei vari anni. La percezione e il riconoscimento del trend dal punto di vista numerico e statistico però è un po' diverso. Gli studi che effettivamente hanno una solidità tale da poter dimostrare questo incremento su grande scala sono pochi. L'incremento è stato testato ma è risultato ridotto, perché ci sono tanti fattori che contribuiscono. Ad esempio quelli locali. In alcune zone le meduse aumentano e in altre diminuiscono.

I dati storici non sono così abbondanti come quelli che abbiamo noi oggi; è difficile fare affidamento e non sempre sono disponibili delle fonti storiche. E poi perché molti specie di questi organismi hanno delle oscillazioni decennali legate all'interazione tra il loro ciclo di vita e alcune variabili ambientali. Bisogna essere un po' cauti nel dare per scontato che ci sia un evidente aumento. La percezione è questa, per alcune specie l'aumento è stato dimostrato in condizioni particolari, per altre mancano ancora molti dati.

Per quanto riguarda i fattori ambientali di cui parla, i cambiamenti climatici possono giocare un ruolo significativo nell'esplosione delle popolazioni di meduse? Possiamo aspettarci in futuro più spiaggiamenti e fenomeni di questo genere?

In realtà non si parla solo di cambiamenti climatici. Anche in questo caso se ne ipotizza il ruolo. C'è tutta una letteratura in cui ci sono degli elementi estremamente correlati, però si tratta più di indizi che di prove schiaccianti. Poi è plausibile che tutti questi elementi concorrano a favorire l'abbondanza, però anche qui le prove non sono inconfutabili. Semplicemente perché è difficilissimo misurarle in ambiente naturale, e non perché non ci siano ricercatori di valore. È molto difficile fare dei test o replicare delle condizioni su questo tipo di organismi. Si ipotizza che varie branche del cambiamento globale, quindi l'aumento delle temperature, il cambio di alcuni parametri chimico – fisici dell'acqua e anche alcune attività antropiche, possano favorire queste specie.

Come dovremmo comportarci nel caso in cui dovessimo imbatterci in una significativa presenza di meduse?

Data la portata degli eventi, che in alcuni casi sono naturali perché le meduse vengono trasportate per effetto delle correnti, è quasi impossibile porre rimedio durante la nostra breve vacanza al mare. Dovremmo comunque goderci la spiaggia, senza partire dal presupposto che la giornata o la vacanza siano rovinate. E ovviamente dobbiamo prendere tutte le dovute precauzioni nel caso della presenza di specie urticanti. C'è il depliant di un progetto di alcuni anni fa rilasciato dall'Università del Salento in cui si elencano le varie specie di medusa. A ciascuna di esse viene dato un potenziale urticante. In pratica se fa male o non fa male. Sicuramente il consiglio è di non sfidare la natura andandosi a tuffare in mezzo al mare pieno di meduse, ma rapportarsi all'evento come a un fenomeno naturale che può capitare. Senza demonizzarlo.

Quali sono le specie in Italia più urticanti? C'è una cubomedusa presente soprattutto in Adriatico abbastanza “potente” da questo punto di vista

Sì, la Carybdea. Ma è una specie non molto frequente. È molto urticante ed è una delle specie di cui si ipotizza un aumento nel corso del tempo, ma almeno lungo le coste tirreniche non è così abbondante. Sicuramente è più presente in Adriatico. Senz'altro quella che provoca maggiori problemi socio–sanitari è la Pelagia. Fa fioriture enormi tardo-primaverili e all'inizio dell'estate in alcune località. Il mare diventa viola.

Quindi il problema è una combinazione di numeri e capacità urticanti

Sì. Diciamo che in questo caso è il fatto che fanno male, quindi gettano una notevole preoccupazione sulla possibilità di godersi la giornata di mare.

Caravella portoghese. Credit: Andrea Centini
Caravella portoghese. Credit: Andrea Centini

Sulla caravella portoghese, balzata più volte agli onori delle cronache nazionali e internazionali, ci sono novità sugli avvistamenti in Italia?

Non ho trovato dati di incrementi, è una specie che raramente viene osservata. È sicuramente quella più preoccupante. Tra le le specie a questa latitudine è quella che può davvero creare dei problemi per la salute umana, però gli avvistamenti sono molto isolati. Anche in questo caso è impossibile ricostruire un trend certo. È molto difficile.

Avvistamenti recenti ce ne sono stati?

Questa estate no o almeno io non ne ricordo, ma negli anni passati sì. Sono stati molto rari. È sporadica lungo le coste italiane. Ma a ragion veduta è la specie che genera un po' più di preoccupazione.

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