Medusa a pois aliena avvistata in Sardegna: cosa sappiamo sulla specie e quali sono i rischi
Diversi esemplari di una specie aliena di medusa, la cosiddetta medusa a pois (Phyllorhiza punctuata), sono stati avvistati a settembre nelle acque della Sardegna. Più nello specifico nel Golfo di Olbia. A individuare gli cnidari il personale del Dipartimento di Sassari e Gallura dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA) sarda e della Capitaneria di Porto di Olbia, impegnato in attività di monitoraggio nel contesto del progetto Strategia Marina. Non è stato indicato il numero esatto di animali avvistati, ma nel comunicato stampa dell'ARPA se ne indicano “numerosi”. Sottolineiamo subito che si tratta di una specie debolmente urticante che non provoca alcun problema di salute nell'uomo, ma ciò non significa che sia innocua. Tutt'altro.
La presenza abbondante di queste grandi meduse, il cui ombrello può raggiungere e superare i 60 centimetri di diametro, può infatti rappresentare un problema significativo per i delicati equilibri degli ecosistemi del Mar Mediterraneo, già ampiamente minacciati da numerose altre specie aliene. Fra esse il famigerato granchio blu (Callinectes sapidus) e il pesce scorpione (Pterois miles), balzati a più riprese agli onori della cronaca nazionale. Per aliena – o alloctona – non si intende una specie proveniente da un altro mondo, ma semplicemente un animale (o una pianta) presente in un ambiente lontano dal proprio, nel quale non si è coevoluto con la fauna e la flora autoctone.
Nel caso specifico della medusa a pois, si tratta di un celenterato scifozoo originario dell'Oceano Pacifico occidentale, che si è diffuso in varie parti del mondo grazie alle caratteristiche di invasività e adattabilità che lo caratterizzano. Tecnicamente la specie viene definita dagli zoologi "lessepsiana", un termine che indica specie aliene entrate nel Mar Mediterraneo dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez, il canale artificiale aperto verso la fine del XIX secolo grazie al mastodontico progetto messo a punto dall’ingegnere Ferdinand de Lesseps. I primi avvistamenti delle meduse a pois nelle acque italiane risalgono al 2009, tuttavia, come indicato dall'ARPA Sardegna, negli ultimi anni si stanno facendo sempre più numerosi, catalizzati dal cambiamento climatico (che sta favorendo l'esplosione demografica dei granchi blu e di altre specie alloctone).
Come evidenziato si tratta di una medusa di dimensioni importanti, con un grande ombrello costellato da macchioline bianche (da qui il nome di medusa a pois). Impossibile confonderla con altre nei nostri mari. I colori sono vari e passano dal giallognolo al marroncino. Si caratterizza per la presenza di otto grandi braccia orali trasparenti e nessun tentacolo marginale. Al di sotto delle braccia si trovano delicati filamenti armati di cellule lievemente urticanti (nematocisti), che per l'uomo sono praticamente indolore. Al massimo possono provocare un debole fastidio, ma nulla di più. Se per noi non sono un pericolo diretto, lo sono però per i pesci, i crostacei e le altre specie planctoniche di cui si nutrono.
Un documento dell'Università delle Hawaii (anche qui la specie è considerata aliena e invasiva) indica che l'esplosione demografica registrata nel Golfo del Messico sembra rappresentare una minaccia “per le popolazioni ittiche locali e altre specie commercialmente importanti come gamberetti, menadi, acciughe e granchi”. L'ARPA Sardegna sottolinea che la medusa si nutre di larve, uova e di plancton, “diventando quindi un potenziale pericolo per la comunità ittica”. Il monitoraggio dell'agenzia sarda si concentra nelle aree frequentate dal traffico navale internazionale, tra i principali responsabili della diffusione di specie aliene, attraverso lo sversamento di acque di sentina e simili che possono trasportare uova e larve di animali che vivono a migliaia di chilometri di distanza.