Mario Tozzi: “Mai visti climi così estremi. Gli ambientalisti presi di mira per un motivo preciso”
Tra gli scienziati in prima linea nel sensibilizzare sull'impatto del cambiamento climatico – e sulle evidenti responsabilità della nostra specie – vi è il dottor Mario Tozzi, primo ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e conduttore televisivo del programma di successo “Sapiens – Un solo pianeta” in onda sulla RAI. Il geologo e divulgatore scientifico è piuttosto attivo anche sui social network, dove con la consueta schiettezza commenta i risultati degli studi e mette in riga i negazionisti climatici (e non solo), un megafono per coloro che in una precedente intervista con Fanpage.it aveva definito “mercanti di dubbi”.
In un recente post pubblicato su Facebook e Instagram Tozzi ha condiviso un grafico esplicativo di uno studio pubblicato su Nature, nel quale viene mostrato l'andamento delle temperature negli ultimi 25.000 anni. La progressione resta stabile durante l'ultima glaciazione e poi inizia una risalita fino a circa 7.000 anni fa, sfociando in un ulteriore periodo “piatto” che arriva all'inizio della Rivoluzione Industriale, un paio di secoli fa. Da quel momento in poi le temperature medie si impennano in modo impressionante, portando a un repentino incremento che sfiora la soglia critica di 1,5 °C di riscaldamento rispetto all'epoca preindustriale, oltre la quale andremo incontro agli effetti più drammatici e irreversibili della crisi climatica che stiamo vivendo. Non a caso nel suo post il conduttore di Sapiens ha sottolineato che “entriamo in territori inesplorati”. Per un commento su questa affermazione Fanpage.it ha contattato nuovamente lo scienziato; ecco cosa ci ha raccontato.
Dottor Tozzi, in un suo recente post sui social ha affermato che “ciò che impressiona di questa crisi climatica non è tanto che sia globale, ma che sia anomala e accelerata rispetto al passato”, una situazione che ci sta spingendo in “territori inesplorati”. Ci spieghi
Gli umani non sono mai entrati in climi così estremi. Senz'altro non nell'ultima parte, se parliamo degli ultimi 200 anni, da quando si misurano le temperature. Il dato è certo. Ma anche con le misure indirette della temperatura degli oceani e dell'atmosfera del passato non abbiamo mai registrato impennate di temperatura così veloci in così poco tempo. Per quanto possa aver fatto caldo, difficilmente ha fatto così caldo. Infatti in quel diagramma lo si vede molto chiaramente. Le temperature si mantengono a una certa quota e poi a un certo punto schizzano in alto in maniera incontrastata. Non è qualcosa che si può riferire ai picchi del passato di altra natura; non erano così veloci. Qui parliamo di cose che mutano nell'ordine dei decenni, degli anni. Nessun parametro climatico muta così velocemente, salvo la presenza di carbonio in atmosfera. È c'è solo una specie può mettere carbonio in atmosfera: siamo noi. Tutto il resto rientra nei cicli naturali, la respirazione, la traspirazione, i vulcani. Tutto calcolo, sono cicli all'equilibro. Quando compariamo noi e arriviamo a immetterlo artificialmente, prima attraverso gli incendi e poi con l'agricoltura e la rivoluzione industriale, a quel punto disotterriamo i combustibili fossili che immagazzinano questo carbonio e lo liberiamo bruciandolo. È chiaro che è in più rispetto al ciclo naturale. Anche la logica, oltre ai dati ce lo dice.
Molti negazionisti climatici sbandierano continuamente questi cicli per dire che il caldo che stiamo vivendo è “del tutto normale e naturale”. Perché non è affatto così?
I cicli climatici, tipo le glaciazioni, sono governati da parametri che hanno tempi molto più lunghi. Per esempio l'irregolarità dell'orbita terrestre, il riscaldamento solare, le correnti oceaniche, le posizioni dei continenti. Sono tutte cose vere, anche in atto oggi, ma funzionano su tempi lunghissimi. Decine di migliaia di anni. L'unica cosa che si muove in muove in poco tempo è il carbonio in atmosfera. E gli unici che ce lo possono mettere siamo noi. Al di là dei dati, già questo logicamente smonta qualsiasi tesi contraria. Chi altro ce lo può mettere? E dove sta questo carbonio? Nei combustibili fossili. Come lo liberiamo? Bruciandoli. Fine. Non è che c'è tanto da discutere. I negazionisti non sono interessati alla verità scientifica, sono interessati ad alzare una cortina fumogena, a far perdere tempo nella regolamentazione. Questo è quello che gli interessa. Perché ci fanno profitti. Fine.
Uno dei problemi di questa impennata così rapida delle temperature risiede nel fatto che le specie non hanno il tempo per adattarsi evolutivamente, come avverrebbe con i lunghi cicli naturali. Molte si estinguono o rischiano di estinguersi proprio perché non riescono ad inseguire questa accelerazione repentina. Quali altri impatti ci dobbiamo aspettare?
Lo spostamento delle fasce climatiche sarà molto rapido. Con esse si sposteranno anche le fasce di vegetazione e quelle di coltivazione. Quello che tu coltivi con una certa temperatura, con una più alta non puoi coltivarlo. Quindi in qualche modo dovresti tener conto che il vino lo si farà grossomodo in Svezia. Noi faremo altre cose, l'olio di palma ad esempio. E poi ci sono le ondate di calore, che sono particolarmente brusche per il loro risultato. Già si dice che sono in grado di arrivare a mettere in crisi i sistemi biologici e naturali. Sostanzialmente diventano dannose per la salute dei viventi e anche per gli uomini. E infatti i morti aumentano. È vero che nel mondo si muore ancora molto per il freddo, ma questa percentuale di morti per il caldo non c'era prima, sta venendo fuori adesso.
Poi c'è la perdita dei ghiacciai, l'innalzamento dei livello dei mari che colpisce isole, coste, in cui la vita viene messa a repentaglio. E ci sono le migrazioni. Per esempio l'innalzamento del livello del mare in Bangladesh e in Pakistan porta le risaie a essere sommerse dall'acqua salata, quindi da lì te ne devi andare. Così pure l'estendersi delle fasce desertiche nelle zone magrebine porta alla fine della coltivazione, quindi anche da lì te ne devi andare. Le conseguenze saranno enormi. Dico "territori inesplorati" perché chi è che ha mai vissuto migrazioni con queste proporzioni. Non le abbiamo mai vissute. Certo, sono migrati i sapiens, anche gli altri viventi, ma con a disposizione tempi di adattamento. Migrazioni rapide e in massa potrebbero essere successe qualche volta, per condizioni molto particolari, ma con molto più tempo per adattarsi.
Alcuni studiosi suggeriscono che tali migrazioni potrebbero addirittura scatenare guerre globali per risorse e territorio. Del resto rischiano di sparire intere regioni costiere e nazioni oceaniche. C'è anche il problema di dove andranno queste persone e come potranno sostenersi.
Certo, questo problema ha due facce. Da un lato c'è la parte povera del mondo, di coloro che vivono nelle zone predesertiche o a livello del mare, che vengono allontanati forzatamene da dove si trovano. Ma l'innalzamento del livello del mare provoca problemi anche nelle nazioni più ricche. Per esempio negli Stati Uniti le abitazioni costiere cominciano a perdere di valore. Ci sono flussi registrati verso le aree interne, dove inizia a essere più caro costruirsi casa. In quelle zone ci puoi stare in vacanza ma non risiedere perché rischi appunto la sommersione. Al di là di essere una cosa folklorista, riguarderà profondamente le nostre vite. Per questo poi uno si arrabbia particolarmente con coloro che negano. A parte che non c'è un motivo scientifico per farlo, ma poi si adottano veramente le armi spuntate della propaganda ideologica, accusando gli altri di essere ideologici. Ma qui nel denunciare queste cose non c'è niente di ideologico. Caso mai ci potrebbe essere sul come rimediare, ma io su questo non mi allargo. Gli scienziati lo dicono quello che dovremmo fare.
Ci spieghi
Dovremmo lasciare sotto terra il carbone al 90 percento e lasciare sotto terra il gas e il petrolio al 60 percento. Poi se uno politicamente non lo vuole fare è un'altra faccenda. Invece di dire “noi questa cosa non ce la facciamo a farla, c'è il l'economia etc etc”, se non si vuole agire nel modo suggerito dagli scienziati basta dirlo, sono scelte politiche.
Il grafico che lei ha mostrato nel suo post è molto chiaro, eppure c'è chi si lamenta anche di questi metodi usati per spiegare la crisi climatica, dicendo che i dati spesso sono criptici e difficili da capire. Uscì persino uno studio con grafici semplificati proprio per andare incontro al grande pubblico. Lei cosa ne pensa? Può essere utile un cambio nella comunicazione?
Stiamo parlando di grafici semplicissimi, con tempo sull'asse orizzontale e anomalia di temperatura sull'asse verticale. Chiunque capisce che sopra una certa linea fa più caldo e sotto un'altra fa più freddo. Non è difficilissimo, però lo sforzo per semplificare queste cose ci sta sempre. Questo fra l'altro è un grafico di novità rispetto agli altri. Torna più indietro nel tempo, fino a 25.000 anni fa. Poi ci sono grafici che stanno ricostruendo le temperature molto indirettamente fino a 500 milioni di anni fa. Però qui si tratta di una compressione di tempi molto lunghi su tempi molto corti, in cui si rischia di fare degli errori di interpretazione.
Ma ce ne sono ormai tanti molto chiari che ti fanno capire come tutti gli altri effetti non abbiano una conseguenza sul clima, che non lo mutano così rapidamente. Per esempio, ce n'è uno della IPCC che ci dice che possiamo essere sicuri che è colpa nostra. Poi, dato che le obiezioni sono sempre le stesse, come quella che i modelli si sono sbagliati, ce n'è uno che mostra come i modelli ci hanno preso benissimo e un altro che mostra come le temperature misurate sono comprese nella fascia dei modelli che erano stati indicati. E ce n'è un altro che evidenzia perché il problema non è il Sole. Vanno spiegati un po' perché non sempre si ha dimestichezza con queste cose, ma non sono così complicati.
È vero che noi non abbiamo una preparazione di base fisico-matematica per cui risultino immediati. Forse dovremmo iniziare a mettere su un grafico i capocannonieri del campionato di calcio, i gol fatti e subiti, le partite. Magari è d'aiuto. Al di là di tutto, c'è chiaramente in atto una questione che è molto chiara: l'ambientalista è visto come un nemico perché mette un limite al libero mercato, punto. È questo il problema. Non si può discutere quel dogma che invece è proprio parte del problema. Nessuno vuole che venga tirato in ballo con una regolamentazione seria. Perché con quella si potrebbe fare qualcosa. Invece che si fa, non si accetta che il problema venga descritto nei termini corretti e si inventa un altro racconto, perché non si vuole nessuna regolamentazione. Ma è l'unica cosa che ci aiuterebbe.
Come si sta provando a ostacolare le iniziative sulle auto elettriche, le uniche che dal 2035 dovrebbero poter essere acquistate come nuove nella UE.
Sì. Abbiamo stabilito al di là di ogni ragionevole dubbio che quella è l'unica strada. Se non lo vuoi per il clima, i combustibili fossili comunque inquinano e comunque finiscono. In qualche modo questo problema te lo devi porre. Quindi quando la vuoi fare questa transizione? Se la fai adesso puoi essere benefico dal punto di vista del clima. Ma si rimanda sempre, ci si dà un obiettivo ambizioso e poi il problema è che lo si rimanda.