Mangiare prodotti senza glutine se non sei ciliaco non è una buona idea: i dati di un nuovo studio
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Sempre più persone mangiano prodotti senza glutine: parliamo di un fenomeno mondiale che coinvolge anche l'Italia, dove secondo un recente report di Assoutenti circa il 21% delle persone li acquista abitualmente. Nonostante infatti questi prodotti siano pensati per i celiaci, che per necessità non possono mangiare il glutine, vengono acquistati sempre più spesso anche da chi non ha nessuna condizione di salute particolare. Dietro a questo fenomeno c'è la convinzione ormai molto diffusa, secondo cui il consumo di glutine abbia una serie di effetti negativi sulla salute, compreso l'aumento di peso. Ma vale davvero la pena mangiare le alternative gluten free anche se non si hanno problemi di celiachia o intolleranza al glutine?
Un recente gruppo di studiosi negli Stati Uniti si è posto questa domanda. Per trovare una risposta affidabile i ricercatori hanno confrontato 39 prodotti senza glutine e i loro corrispettivi contenenti glutine per indagare le eventuali differenze sul piano nutrizionale ed economico. Hanno confrontato quindi prezzo, energia, zucchero, fibre alimentari e prezzo delle due tipologie di alimenti, prendendo come riferimento gli alimenti in vendita negli Stati Uniti. I risultati sono contenuti nello studio pubblicato sulla rivista Plant Foods for Human Nutrition.
Lo studio sui prodotti gluten free
Oltre a essere evidentemente più costosi, dal confronto con i loro corrispettivi con glutine, i prodotti gluten-free contenevano in media – scrive uno degli autori dello studio, Sachin Rustgi, professore della Clemson University – significativamente meno proteine e più zucchero e calorie. In sostanza, il loro profilo nutrizionale era in genere peggiore dei normali prodotti con glutine.
Inoltre, gli alimenti senza glutine potrebbero essere carenti in alcuni nutrienti essenziali. Ad esempio, essendo privi di cereali come grano, sele, orzo o avena, mancano anche di arabinoxilano, una fibra alimentare di cui questi cereali sono ricchi e noto per avere molti effetti positivi sulla salute: ad esempio questa fibra contribuisce a regolare i livelli di zucchero e colesterolo assorbiti – spiega Fondazione Humanitas – dall'apparato digerente.
Un discorso a parte merita il tema delle fibre: nella maggior parte dei casi, questi prodotti ne hanno meno, ma a volte infatti alcuni di questi prodotti, dato il loro ridotto quantitativo di fibre naturali, vengono arricchiti di fibre da pseudo-cereali, come l'amaranto e quinoa, tuttavia questa non è una regola generale e molto può variare il base al marchio produttore o al Paese in cui viene venduto.
Il fenomeno degli alimenti gluten free
Questi risultati suggeriscono che "molti benefici percepiti dei prodotti senza glutine, come il controllo del peso e la gestione del diabete, sono esagerati", spiega il ricercatore. L'obiettivo dello studio non è certamente mettere in dubbio l'esistenza di questi alimenti, necessari per chi come i celiaci non possono mangiare il glutine, ma far riflettere sul loro consumo nella popolazione generale, dati soprattutto la loro recente popolarità.
Basti pensare che negli Stati Uniti li consuma il 25% della popolazione, molte persone quindi di quel 7% della popolazione che comprende le persone con sensibilità al grano non celiache (6%) e le persone con celiachia (1%). Anche in Italia le cose non sono molto diverse: anche se sono solo circa 233.000 persone con celiachia diagnosticate nel Paese nel 2022, il mercato dei prodotti gluten free nel nostro Paese ha raggiunto un valore di circa 400 milioni di euro e si stima vengano acquistati da circa il 21% della popolazione (Assoutenti).