Mangia solo hamburger e patatine ma inizia a perdere la vista: la storia del bambino cieco a 12 anni
Mangiava solo patatine fritte, hamburger, salsa ranch, ciambelle glassate e succhi di frutta, rifiutandosi di provare altri cibi o di assaggiare di nuovi, fino a perdere la vista ad entrambi gli occhi: è la storia di un bambino americano di 12 anni che nel giro di poche settimane dalla comparsa dei primi sintomi – la sua vista diminuiva quando si svegliava al mattino, migliorava durante il giorno e peggiorava di nuovo di notte – è diventato cieco in modo permanente, nonostante i suoi genitori abbiano cercato aiuto. Tre settimane prima del ricovero in ospedale, lo avevano portato in una clinica optometrica per una valutazione, ma non erano stati prescritti occhiali ed era semplicemente stata programmata una valutazione annuale di routine.
Nelle tre settimane successive, la situazione è però andata progressivamente peggiorando. “Due giorni prima di essere ricoverato, i suoi genitori lo avevano visto camminare appoggiandosi con il corpo a porte e muri, e sbattere contro gli oggetti – hanno riportato i medici del Boston Childen’s Hospital nel rapporto pubblicato sul New England Journal of Medicine, in cui hanno dettagliato il suo caso – . La notte prima del ricovero, si era svegliato urlando e in preda al panico, perché non riusciva a vedere. Così i suoi genitori lo hanno portato al pronto soccorso di questo ospedale”.
Bambino di 12 anni perde la vista perché mangiava solo hamburger e patatine
“Aveva difficoltà a identificare il movimento e i dettagli degli oggetti, sebbene fosse in grado di vedere forme e colori – hanno spiegato gli specialisti che hanno preso in cura il bambino – . I suoi genitori ci hanno riferito che aveva avuto gonfiore e croste agli occhi per 2 giorni, senza arrossamento o dolore oculare”. A rendere unico il suo caso, una precedente diagnosi di autismo e disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) anche se, fino a sei settimane prima del ricovero, hanno spiegato i genitori, lo stato di salute del bambino era stato quello normale.
A tavola, il bambino era però particolarmente “schizzinoso”: la sua alimentazione consisteva quasi esclusivamente di hamburger, patatine fritte con salsa ranch, ciambelle glassate e succhi di frutta. “Evitava di provare nuovi cibi e non assumeva pillole vitaminiche o caramelle gommose, perché non gli piacevano il sapore o la consistenza”.
“L’acuità visiva limitata al movimento della mano indicava una profonda perdita della vista – ha spiegato il dottor Eric Gaier del Dipartimento di oftalmologia del Boston Children’s Hospital – . Dall’esame del fondo oculare è emersa la presenza di pallore del disco ottico in entrambi gli occhi, mentre la risonanza magnetica ha mostrato un sottile segnale iperintenso dei nervi ottici, suggerendo una possibile neuropatia ottica”.
La neuropatia ottica è un danno al nervo ottico che può essere associato a diverse cause ma, nel caso del bambino, la condizione era stata scatenata da un’importante carenza nutrizionale, in particolare di vitamina A, rame e zinco, come emerso dagli esami di laboratorio. In altre parole, secondo i medici, il suo comportamento alimentare selettivo, noto in gergo medico come disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo (avoidant/restrictive food intake disorder, ARFID), comune nei pazienti con autismo, ha portato gravi carenze nutrizionali che hanno causato la neuropatia ottica.
“La carenza nutrizionale è stata ritenuta la causa più probabile dei cambiamenti visivi nel bambino, dato che il paziente era un grave caso di alimentazione selettiva e non stava assumendo un multivitaminico o integratori nutrizionali – hanno precisato gli specialisti – . Gli esami del sangue hanno rivelato carenze di vitamina A (<5,0 μg per decilitro; intervallo di riferimento, da 12,8 a 81,2), rame (46 μg per decilitro; intervallo di riferimento, da 75 a 145) e zinco (61 μg per decilitro; intervallo di riferimento, da 66 a 110). Il paziente presentava anche gravi carenze di 25-idrossivitamina D e vitamina C”.
Vista la situazione, durante il ricovero in ospedale, al bambino sono stati somministrati integratori di vitamine A, C, D e K, nonché calcio, tiamina, rame e zinco e, al momento della dimissione, gli sono stati inoltre prescritti un multivitaminico con ferro, un’alta dose di vitamina D e zinco, da assumere finché i livelli di nutrienti non si fossero normalizzati.
Nonostante la terapia e l’impegno dei genitori, che hanno cercato di aiutare il bambino a modificare il suo comportamento alimentare (“ha iniziato a mangiare lattuga e formaggio nei suoi hamburger” hanno raccontato i genitori durante le visite di follow-up), il danno al nervo ottico causato dalla carenza alimentare è stato tuttavia particolarmente serio da aver compromesso in modo permanente la vista del bambino.
“La sua acuità visiva in entrambi gli occhi rimane limitata al movimento della mano – ha precisato il dottor Gise – . Questo grave grado di perdita della vista non può purtroppo essere invertito quando viene scoperto in uno stadio così avanzato. Se invece viene invece scoperto prima, nel corso della malattia, invertire il deficit nutrizionale può portare ad alcuni miglioramenti della vista: i risultati sono pertanto variabili e dipendono molto dai tempi di diagnosi e dal tipo di deficit incitante”.