Malattia X, qual è il morbo sconosciuto (dopo il Covid) che ora preoccupa l’OMS
“Il Covid è la prima malattia X, ma può succedere ancora”. Con queste parole, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, intervenendo al World Economic Forum a Davos, in Svizzera, ha riacceso i riflettori sui microrganismi con potenziale epidemico e, in particolare, su un “agente patogeno sconosciuto” in grado di scatenare una nuova emergenza globale.
Quella della “malattia X” “non è un’idea nuova” ha ricordato il dottor Tedros. “Abbiamo usato la terminologia la prima volta nel 2018. Tutti gli anni, l’OMS stila una lista delle malattie emergenti”. L’attuale elenco comprende il Covid-19, la febbre emorragica Crimea-Congo, l’Ebola, la malattia da virus Marburg, la febbre di Lassa, la MERS, la SARS, la malattia da virus Nipah, la febbre della Rift Valley, Zika, ma comprende anche “cose che potrebbero succedere e che non conosciamo – ha aggiunto il Direttore generale dell’OMS – . A queste abbiamo dato il nome di “malattia X’”.
Cos’è la “malattia X” di cui parla l’OMS
“Malattia X” è il nome con cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica un agente patogeno sconosciuto, che potrebbe causare un’emergenza sanitaria globale. “La storia – afferma il dottor Tedros – ci ha insegnato che dobbiamo anticipare le nuove minacce. Non riuscire a prepararsi lascia il mondo pronto a fallire”. Nel suo intervento al World Economic Forum ha inoltre chiarito che da tempo l'Oms ripete che il verificarsi di una pandemia “è una questione di quando e non di se”. “Se lo diciamo – ha concluso – non è per creare il panico ma per prepararsi”.
Per l’OMS, questo tipo di approccio “garantisce che gli sforzi di ricerca siano concentrati su malattie con potenziale epidemico o pandemico in cui le contromisure mediche sono limitate o inesistenti”. Nello specifico, da poco più di un anno, l’OMS ha implementato “una strategia di ricerca globale e un piano di preparazione noto come Piano di ricerca e sviluppo per le epidemie” concentrandosi su intere classi di virus o batteri piuttosto che su singoli agenti patogeni. Da allora, oltre 200 scienziati di 53 diversi Paesi stanno valutando in modo indipendente le prove relative a 30 famiglie virali, un gruppo prioritario di batteri e “il patogeno X” con il potenziale di scatenare la futura pandemia.
L’incontro di Davos è una delle riunioni previste per il 2024 e volte a delineare le diverse azioni al fine di promuovere un quadro scientifico per le epidemie e la preparazione alle pandemie, una ricerca critica per agenti patogeni prioritari con potenziale epidemico, la risposta della ricerca all'agente patogeno X durante una pandemia e affrontare l’incertezza durante le epidemie e le pandemie generando prove randomizzate. “Il tempo di prepararsi alla nuova pandemia è adesso, non quando arriva” ha voluto ribadire Tedros su X al termine del suo intervento.
Quale sarà il patogeno della futura “malattia X”
Gli esperti non sanno ancora quale sarà il microrganismo che scatenerà la prossima emergenza sanitaria, se si tratterà di un virus che si diffonde per via respiratoria, come il Covid, oppure di un microrganismo che si trasmette in altro modo. In molti ritengono che una delle principali minacce sia rappresentata dai virus dell’influenza, come il virus dell’influenza aviaria, che continua a mietere milioni di vittime tra i volatili e che sta minacciando anche diverse specie di mammiferi, come volpi, foche e orsi. Altri esperti guardano invece ai batteri resistenti agli antibiotici che si stanno diffondendo a livello globale.
Non è inoltre esclusa la possibilità che patogeni animali possano compiere il salto di specie, né che il cambiamento climatico possa facilitare la proliferazione e la diffusione di agenti patogeni e vettori (come le zanzare) in ambienti dove, in precedenza, la loro crescita ed espansione non era favorita dal clima. “Come comunità, dobbiamo esplorare le diverse sfide scientifiche in modo aperto e ampio, discutere le soluzioni scientifiche proposte e delineare le varie azioni potenziali e i problemi che ciascuna azione affronterà” evidenzia l’OMS.