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Malattia di Lyme, le zecche infette abbondano dove vengono rilasciati i fagiani per la caccia

Nelle aree dove vengono rilasciati i fagiani destinati al divertimento dei cacciatori sono presenti molte più zecche portatrici di batteri del genere Borrelia, responsabili della malattia di Lyme. È quanto emerso da un nuovo studio, che evidenzia i potenziali rischi di questa pratica che ha anche un devastante impatto ecologico.
A cura di Andrea Centini
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Nelle zone in cui vengono rilasciati i fagiani per far "divertire" i cacciatori che amano ammazzarli a fucilate si registra un aumento significativo di zecche portatrici di batteri del genere Borrelia, i patogeni responsabili della malattia di Lyme. È quanto emerso da un nuovo studio condotto nel Regno Unito, nel quale è stato osservato che nelle aree boschive in cui avvengono i rilasci di questi uccelli per scopi venatori le zecche infette sono 2,5 volte più presenti. Si stima che in UK vengano rilasciati ogni anno 47 milioni di fagiani (Phasianus colchicus) destinati alla caccia; per l'Italia non ci sono numeri precisi, ma anche nel nostro caso si parla di numeri enormi. Gli autori dello studio non hanno indagato sulle potenziali associazioni con i tassi di incidenza della malattia di Lyme, tuttavia appare chiaro che in queste aree risulti molto più probabile essere morsi da zecche portatrici del batterio e dunque di contrarre la severa patologia.

Cos'è la malattia di Lyme

Come indicato dagli autorevoli Manuali MSD per operatori sanitari, la malattia di Lyme è un'infezione causata da zecche portatrici da batteri del genere Borrelia; è caratterizzata da rash cutaneo eritematoso e possibili alterazioni “neurologiche, cardiache o articolari”, che possono emergere anche mesi dopo i sintomi cutanei. Nella fase tardiva della patologia non trattata possono ricorrere tumefazioni e forte dolore alle grandi articolazioni, con artrite riscontrata in particolar modo al ginocchio. Possono verificarsi anche encefalopatie, affaticamento, febbre, disturbi della memoria e del sonno, fra le altre cose. In Italia la malattia è più diffusa nelle regioni del Settentrione come Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Liguria; in Europa la zecca principalmente responsabile è Ixodes ricinus, negli Stati Uniti sono principalmente coinvolte Ixodes scapularis e Ixodes pacificus, mentre in Asia è Ixodes persulcatus.

A determinare che nelle zone in cui vengono liberati i fagiani per scopi venatori è più probabile la presenza di zecche portatrici di batteri del genere Borrelia è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati dell'Università di Exeter, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UK Health Security Agency) e dell'Università di Cardiff. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Emile Michels del Centro per l'ecologia e la conservazione presso il Penryn Campus dell'ateneo di Exeter, sono giunti alle loro conclusione dopo aver analizzato le zecche di 25 aree boschive dell'Inghilterra sudoccidentale dove vengono liberati i fagiani da “dare in pasto” ai cacciatori. Hanno poi messo a confronto i risultati con quelli di altre 25 aree analoghe non destinate al rilascio degli uccelli originari dell'Asia.

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Incrociando tutti i dati è emerso che le zecche (in diversi stadi dello sviluppo) portatrici di batteri del genere Borrelia avevano una percentuale del 7,8 percento nei luoghi deputati al rilascio dei fagiani, contro una percentuale del 3,2 percento nelle zone non coinvolte da questa pratica per scopi venatori. Ciò significa una presenza superiore del 250 percento circa. “I batteri Borrelia possono vivere in un'ampia gamma di ospiti, tra cui fagiani, uccelli e mammiferi selvatici, nonché negli esseri umani”, ha affermato in un comunicato stampa la dottoressa Michels. “È noto che i fagiani sono ospiti ‘competenti' della Borrelia, il che significa che hanno una probabilità relativamente alta di contrarre e ritrasmettere il batterio”, ha aggiunto la scienziata.

Come indicato, questi risultati – da confermare con ulteriori approfondimenti – suggeriscono che le persone che frequentano le aree di rilascio dei fagiani sono maggiormente esposte al rischio di contrarre la malattia di Lyme. “I nostri risultati sono la prova di un fenomeno di ‘ricadute', in cui le specie non autoctone aumentano la prevalenza di patogeni autoctoni. Questa potrebbe essere una via importante per l’insorgenza di zoonosi (malattie che gli animali possono trasmettere agli esseri umani)”, ha affermato la coautrice dello studio Barbara Tschirren.

Come anticipato, i ricercatori non hanno condotto analisi sull'incidenza della malattia di Lyme nelle regioni coinvolte dal rilascio dei fagiani, ma l'impatto sulla salute umana potrebbe essere significativo. Il rilascio di questi uccelli per far divertire i cacciatori è stato aspramente criticato anche in altri studi, tanto da spingere gli scienziati a richiederne il divieto. Ad esempio, la ricerca “Impacts des lâchers massifs de faisans de Colchide (Phasianus colchicus L.) sur les squamates (Reptilia Squamata)” pubblicata sul Bulletin de la Société Herpétologique de France ha determinato che, dove vengono liberati in massa i fagiani, spariscono totalmente o quasi i rettili, con effetti devastanti sugli equilibri ecologici. I fagiani sono infatti abili predatori che divorano tutti i rettili che incontrano, lasciando le aree coinvolte prive di animali che ricoprono ruoli ecologici preziosissimi. Tutto questo per la passione di alcune persone ancora oggi che si divertono ad ammazzare animali a fucilate. I dettagli della nuova ricerca “The release of non-native gamebirds is associated with amplified zoonotic disease risk” sono stati pubblicati su Ecology Letters.

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