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Mai così tanti satelliti in caduta sulla Terra (e il loro numero salirà ancora)

Lo rileva l’ESA nel suo ultimo rapporto sull’ambiente orbitale terrestre, sempre più affollato da nuovi satelliti ma stracolmo anche di detriti e veicoli defunti che minacciano il nostro futuro.
A cura di Valeria Aiello
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Credit: ESA
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I record sono fatti per essere battuti. Ma non sempre superarli rappresenta un vantaggio per chi va oltre certe soglie, in particolar modo quando si parla di sicurezza nell’orbita terrestre, sempre più affollata da nuovi satelliti ma stracolma anche di detriti e veicoli defunti che minacciano il nostro futuro. Lo rileva l’Agenzia spaziale europea (ESA) nel suo ultimo rapporto sull’ambiente spaziale da cui emerge che il 2022 è stato l’anno con il più alto numero di nuovi satelliti lanciati, oltre 2.400, ma anche quello che ha visto il record di oggetti costruiti dall’uomo in caduta sulla Terra, quasi 2.500, soprattutto frammenti risultanti da test anti-satellite eseguiti in orbita, ma anche satelliti deceduti, con la maggior parte che rientra in modo incontrollato.

Oggetti in caduta sulla Terra. UI = non identificati; RM = Oggetto correlato a missioni missilistiche; RD = Detriti di razzi; RF = Detriti di frammentazione di razzi; RB = Corpi di razzi; PM = Oggetti relativi alla missione Payload; PD = Detriti del carico utile; PF = Detriti di frammentazione del carico utile; PL = Carico utile. Credit: Esa’s Annual Space Environment Report/ESA
Oggetti in caduta sulla Terra. UI = non identificati; RM = Oggetto correlato a missioni missilistiche; RD = Detriti di razzi; RF = Detriti di frammentazione di razzi; RB = Corpi di razzi; PM = Oggetti relativi alla missione Payload; PD = Detriti del carico utile; PF = Detriti di frammentazione del carico utile; PL = Carico utile. Credit: Esa’s Annual Space Environment Report/ESA

In altre parole, al termine della propria missione, la maggior parte dei veicoli spaziali che orbita attorno al nostro pianeta viene generalmente spenta e lasciata cadere per bruciare nell’atmosfera terrestre. “Questo aiuta a mantenere le orbite libere da spazzatura spaziale inattiva, senza però alcun controllo su dove i veicoli impatteranno con l’atmosfera e su dove finiranno gli eventuali frammenti sopravvissuti” spiega l’ESA. Il 2022, in particolare, è stato un anno record per il numero di satelliti rientrati l’atmosfera terrestre, come mostrato nel grafico in alto, dove PL sta per carico utile, ovvero tutto ciò che è portato nello spazio attraverso lutilizzo di un lanciatore, dunque satelliti, gruppi di satelliti o di strumentazioni di vario tipo.

Le linee guida per la mitigazione dei detriti spaziali pubblicate nel 2002 dall’Inter-Agency Space Debris Coordination Committee (IADC) affermano che i satelliti dovrebbero lasciare le orbite protette entro 25 anni dalla fine del loro utilizzo. Ciò significa che il numero di rientri nell’atmosfera terrestre è destinato a crescere nei prossimi anni, come conseguenza sia di una normativa ormai ventennale, sia del gran numero di satelliti inseriti in orbite dalle quali decadranno verso la Terra in meno di due anni, una volta terminata la loro vita operativa. Per avere un’idea di ciò che aspetta, basti pensare che circa l’80% dei satelliti lanciati nel 2022 è di questo tipo.

Una situazione su cui vi è un consenso crescente riguardo l’introduzione di pratiche più rigorose al fine di evitare che l’aumento dell’attività spaziale possa portare alla cosiddetta “sindrome di Kessler”, per cui la densità degli oggetti in orbita diviene così alta che le collisioni non sono più evitabili (attualmente i satelliti attivi eseguono un numero crescente di manovre per schivare altri satelliti e frammenti di detriti spaziali), creando un effetto a cascata per cui ogni incidente genera ulteriori detriti che, a loro volta, aumentano la probabilità di ulteriori collisioni . Una circostanza che rischia di rendere alcune orbite terrestri del tutto inutilizzabili.

Sulla questione, l’ESA ha recentemente introdotto l’approccio Zero Debris, che consiste in una serie di sviluppi relativi alle politiche dell’Agenzia, ai progressi tecnologici e alle operazioni satellitari che limiteranno fortemente la generazione di detriti spaziali. Queste comprendono la missione ClearSpace-1 per la rimozione attiva dei detriti impiegando un veicolo spaziale, che dimostrerà di essere in grado di incontrare, catturare e abbattere in sicurezza una parte defunta di un razzo da 112 kg lanciato nel 2013, per un rientro sicuro nell’atmosfera terrestre.

Un ulteriore approccio riguarda invece il rientro controllato dei satelliti una volta conclusa missione, come mostrato nel luglio scorso, quando l’ESA ha effettuato il primo “rientro assistito” guidando il satellite Aeolus verso regioni disabitate dell’Atlantico e dell’Antartide, in modo che bruciasse nei cieli sopra regioni disabitate.

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