Magnifiche aurore boreali possibili con l’equinozio di primavera in arrivo: perché i fenomeni sono legati

L'Unione Astrofili Italiani (UAI) indica che alle 10:02 ora italiana di giovedì 20 marzo 2025 si verificherà l'equinozio di primavera, il momento esatto che sancisce il passaggio astronomico dalla stagione invernale alla primavera. Potrebbe sembrare assurdo, ma proprio nel periodo in cui avviene questa transizione non solo c'è una maggiore probabilità che si verifichino aurore polari, ma anche che questi spettacoli di luci colorate possano essere più intensi e vividi. Non a caso già da oltre 70 anni sappiamo che marzo è il mese con il maggior numero di giorni più attivi dal punto di vista geomagnetico, come indicato da uno studio del fisico solare della NASA David Hathaway. Di fatto, più forte è l'attività solare, maggiori sono le probabilità di ammirare l'aurora boreale anche alle nostre latitudini. Ma qual è il legame tra questo periodo dell'anno – e dunque dell'equinozio di primavera – e la manifestazione delle aurore polari? Tutto ruota attorno a un fenomeno che gli scienziati chiamano Russell-McPherron Effect, dal nome dei due ricercatori autori dello studio “Semiannual variation of geomagnetic activity” pubblicato nel lontano 1 gennaio 1973 sul Journal of Geophysical Research.
Cos'è un equinozio
Per comprendere bene cosa accade, è doveroso innanzitutto chiarire cos'è un equinozio. In parole semplici, durante gli equinozi (di primavera e d'autunno) l’inclinazione dell'asse terrestre si allinea con il piano dell'orbita che il nostro pianeta compie attorno al Sole, l'eclittica. Quando ciò si verifica, i raggi solari colpiscono in modo uniforme gli emisferi della Terra, determinando così una durata praticamente identica tra le ore di luce – il dì – e le ore di buio della notte. Il termine equinozio, del resto, deriva dal termine latino “aequinoctium” che a sua volta e la fusione di “aequa” e “nox”, cioè “notte uguale (alle ore di luce)” in italiano. L'Effetto Russell-McPherron è strettamente connesso all'inclinazione dell'asse terrestre che si determina in occasione degli equinozi e dunque al modo in cui la Terra espone il suo campo magnetico al vento solare, ovvero il flusso di particelle cariche elettricamente (chiamato plasma) rilasciato dalla stella. Quando avviene questo particolare allineamento tra il campo magnetico terrestre (o magnetosfera) e il Sole, è sufficiente anche un vento solare di debole intensità per innescare i fenomeni aurorali.

"Crepe" nel campo magnetico terrestre: cosa sono
La ragione risiede nel fatto che in questo periodo dell'anno si aprono delle cosiddette “crepe” nel campo magnetico terrestre, proprio per il modo in cui si “scontrano” la magnetosfera e il campo magnetico del vento solare. A spiegare esattamente ciò che accade è l'astrofisico Tony Phillipps che gestisce il portale specializzato in meteo spaziale Spaceweather.com: “I campi magnetici che puntano a sud all'interno del vento solare si oppongono al campo magnetico terrestre che punta a nord. I due, N contro S, si annullano parzialmente a vicenda, indebolendo le difese magnetiche del nostro pianeta”, evidenzia lo scienziato. Di fatto, si annullano a vicenda aprendo queste crepe (cracks in inglese) che facilitano il passaggio delle particelle cariche elettricamente. “Questo annullamento può verificarsi in qualsiasi momento dell'anno, ma si verifica con il massimo effetto intorno agli equinozi. Infatti, uno studio di 75 anni mostra che marzo è il mese geomagneticamente più attivo dell'anno, seguito da vicino da settembre-ottobre, un risultato diretto delle ‘crepe degli equinozi‘, spiega Phillipps.

Ricapitolando, il Russell-McPherron Effect evidenzia che in occasione degli equinozi il campo magnetico della Terra è allineato un modo tale a quelli del vento solare che quando “collidono” si annullano a vicenda, indebolendo la magnetosfera e favorendo il passaggio del plasma anche quando non è particolarmente veloce e intenso. Le aurore polari originano proprio dalla reazione tra le particelle cariche elettricamente del vento solare con gli atomi (come ossigeno e azoto) nella ionosfera, che si accendono di spettacolari colori che fluttuano come tendaggi, gli archi aurorali, le cui linee seguono quelle del campo magnetico terrestre. Ecco perché nel periodo degli equinozi è più probabile che si verifichino bellissime aurore boreali. Quest'anno le probabilità sono ancora maggiori, dato che ci troviamo nella fase del picco massimo dell'attività magnetica solare, legata a un ciclo di 11 anni.