L’orca che trascinò un figlio morto per 17 giorni è di nuovo mamma, ma gli esperti sono preoccupati
L'orca Tahlequah, formalmente J35, ha avuto un altro cucciolo. Si tratta sicuramente di una bella notizia, considerando che appartiene a una popolazione di orche fortemente minacciata – le orche residenti meridionali (Southern Resident killer whale) – a causa di molteplici fattori, antropici e non. Fra i più critici figurano il crollo delle prede preferite (i salmoni chinook), la bassa diversità genetica, il forte inquinamento e l'impatto del traffico marittimo. A rendere speciale questa nascita, tuttavia, vi è la drammatica storia di Tahlequah, una femmina di circa 25 anni che nel 2018 commosse il mondo intero. Per ben 17 lunghissimi giorni, infatti, il mammifero marino trascinò col muso il corpicino del figlio, morto circa mezzora dopo il parto. Percorsero assieme 1.600 chilometri nel cuore del mare di Salish, affacciato sulla Columbia Britannica (Canada). In genere questi cetacei "prendono atto" del lutto dopo molti meno giorni, mentre Tahlequah provò a sostenere suo figlio fuori dall'acqua per più di due settimane, provando a farlo respirare invano.
Nel 2020 l'orca ebbe un'altra gravidanza, ora è giunta la notizia che ha dato alla luce un altro piccolo. Si tratta di una femmina, in base alle osservazioni degli scienziati. Purtroppo però non ci sono solo belle notizie. Come indicato dai biologi marini di Orca Conservancy, infatti, la piccola – formalmente J61 – non sarebbe in buone condizioni di salute. Secondo i dati delle misurazioni corporee raccolti dai ricercatori, infatti, J61 sarebbe nata prematura e risulta sottopeso. La sua situazione potrebbe essere condizionata anche dallo stato non ottimale della madre, che era apparsa “in condizioni corporee subnormali” nel mese di ottobre. Gli esperti spiegano che le madri per allattare i propri figli devono essere robuste e avere un ampio strato di grasso, mentre Tahlequah è apparsa un po' emaciata all'ultimo controllo.
Ciò nonostante J61 verrebbe nutrita regolarmente dalla madre, dato che l'hanno osservata rimanere a lungo sott'acqua. Ciò indica l'allattamento o perlomeno i tentativi di allattamento, secondo gli esperti. Purtroppo però sono stati osservati anche segnali piuttosto preoccupanti, come la poca vivacità del piccolo e il fatto che talvolta è stato trascinato sulla testa dalla madre. Dopo la nascita le madri dei cetacei accompagnano i figli delicatamente verso la superficie per far prendere loro le prime “boccate d'aria” attraverso lo sfiatatoio e insegnargli come fare, ma è un comportamento che dura poco, visto che i piccoli diventano rapidamente abili a respirare autonomamente.
I ricercatori ritengono che sia proprio la carenza di salmoni chinook a essere responsabile sia del basso peso di Tahlequah che delle condizioni di sua figlia. La mortalità giovanile tra le orche e in particolar modo tra quelle residenti meridionali è molto alta; la speranza dei biologi marini è che Tahlequah riesca a nutrirsi regolarmente e concludere lo svezzamento di sua figlia, che diventerebbe una componente molto importante della sua precaria popolazione. Nessuno vorrebbe vederla di nuovo trascinare il corpicino di un figlio per migliaia di chilometri, mentre combatte con l'elaborazione del lutto. “J35 è una madre esperta e speriamo che sia in grado di tenere vivA J61 in questi primi giorni difficili”, ha spiegato in un post su Facebook il Center for Whale Research. “Insieme al resto della comunità di ricerca, siamo impazienti di condurre osservazioni di follow-up sul comportamento e sulle condizioni fisiche dei piccoli, quando possibile”, ha chiosato il CWR.