L’OMS pronta a dichiarare il dolcificante aspartame come “possibile cancerogeno per l’uomo”
L’aspartame, uno dei dolcificanti artificiali più utilizzati al mondo, sarà dichiarato come “possibile cancerogeno per l’uomo”. Lo riferisce l’agenzia Reuters, citando due fonti a conoscenza della valutazione condotta dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), un importante organismo sanitario globale nonché braccio di ricerca sui tumori dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS). Di questo nuovo esame circa la sicurezza del consumo del pilastro delle bibite light e zero zuccheri ne aveva recentemente parlato anche il Washington Post, dopo la pubblicazione dei risultati di nuovi studi che collegano l’aspartame a un possibile aumento del rischio di cancro. In particolare, l’OMS avrebbe recentemente convocato due riunioni per rivalutare la sicurezza del dolcificante, in seguito alle quali sarebbero state decise nuove avvertenze che, secondo le fonti citate da Reuters, vedranno l’aspartame dichiarato come “possibile cancerogeno” nel mese di luglio.
“La valutazione dell’IARC, finalizzata all’inizio di questo mese dopo una riunione degli esperti esterni del gruppo, ha lo scopo di valutare se qualcosa è un potenziale pericolo o meno, sulla base di tutte le prove pubblicate. Non tiene conto della quantità di un prodotto che una persona può tranquillamente consumare” precisa l’agenzia. Tuttavia, in passato, simili valutazioni da parte dell’IARC per diverse altre sostanze hanno sollevato preoccupazioni tra i consumatori, portando a cause legali e pressioni sui produttori. Ciò ha portato a diverse critiche sul fatto che le valutazioni dell’IARC possano confondere il pubblico.
L’aspartame e il rischio di cancro
Come premesso, recenti ricerche collegano l’aspartame e altri dolcificanti a un possibile aumento del rischio di cancro. Tra queste, uno studio condotto in Francia e pubblicato su Plos Medicine, che ha coinvolto oltre 100.000 persone. Da questa analisi è emerso che tra coloro che consumavano alti livelli di alcuni dolcificanti, incluso l’aspartame, si era registrato un lieve aumento del rischio di sviluppare determinati tipi di cancro.
Lo studio, in particolare, ha riportato che l’aspartame e l’acesulfame K, erano associati a un aumento del rischio di sviluppare tumori correlati all’obesità, come il cancro del colon-retto, dello stomaco e della prostata, e tumori al seno. Trattandosi però di uno studio osservazionale (e non di uno studio clinico randomizzato), la ricerca non ha permesso di stabilire collegamenti causali. In altre parole, l’esistenza della sola associazione statistica tra due variabili (in questo caso l’esposizione a un certo fattore, il dolcificante, e la comparsa del tumore) non dimostra necessariamente una loro relazione causa-effetto.
I critici hanno inoltre evidenziato che lo studio ha incluso principalmente donne (79%) che avevano in media 42 anni, per lo più normopeso, fisicamente abbastanza attive e con alti livelli di istruzione, rendendo difficile la generalizzazione dei risultati all’intera popolazione.
Recentemente, altri studi hanno collegato l’aspartame ad altri effetti, suggerendo ad esempio che il suo consumo potrebbe renderci un più ansiosi, mentre l’eritritolo, un altro dolcificante contenuto in migliaia di cibi e bevande, è risultato associato a un maggiore rischio di infarto e ictus. Anche il sucralosio, che ha un potere dolcificante oltre 600 volte quello dello zucchero, potrebbe avere un effetto genotossico, dunque in grado di danneggiare il DNA.
Tornando all’aspartamete e alla valutazione dell’IARC sul potenziale effetto cancerogeno del dolcificante, la riunione sarebbe avvenuta proprio in Francia. Secondo il Washington Post, l’esito di tale valutazione potrebbe essere annunciato il 14 luglio. Da parte dell’OMS, la pubblicazione di nuove raccomandazioni sui dolcificanti farebbe seguito alla diffusione delle nuove linee guida sui sostituti dello zucchero, nelle quali l’Agenzia delle Nazioni Unite mette in guardia sui dolcificanti non zuccherini (non-sugar sweeteners, NSS), il cui consumo “non conferisce alcun beneficio a lungo termine nella riduzione del grasso corporeo in adulti o bambini”.
Nella raccomandazione vengono inoltre citati potenziali rischi per la salute, tra cui un aumento del rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e morte prematura negli adulti. “Le nuove raccomandazioni – aveva anticipato l’OMS – fanno parte di una serie di linee guida esistenti e future sulla dieta, che mirano a stabilire abitudini alimentari sane per tutta la vita, migliorare la qualità della assunzione dietetica e ridurre il rischio di malattie non trasmissibili in tutto il mondo”.