L’OMS ha cambiato nome al vaiolo delle scimmie: d’ora in avanti sarà “mpox”
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato di aver cambiato nome al vaiolo delle scimmie (Monkeypox), che d'ora in avanti si chiamerà semplicemente mpox (“empocs”). La transizione non sarà tuttavia immediata; le due denominazioni, infatti, potranno coesistere per un altro anno, fino al definitivo “passaggio di consegne” e la graduale eliminazione del nome storico della malattia infettiva. L'uso di mpox è comunque raccomandato sin da subito, ha specificato l'OMS in un comunicato stampa.
Il cambio di denominazione al vaiolo delle scimmie era nell'aria da tempo, a causa del razzismo e della stigmatizzazione che il nome ha “favorito” dallo scoppio dell'anomala epidemia di quest'anno, che ha coinvolto decine e decine di Paesi. L'mpox, provocato da virus a DNA del genere Orthopoxvirus appartenente alla famiglia Poxviridae, è infatti una malattia endemica dell'Africa Occidentale e Centrale, che solo sporadicamente si affacciava altrove. Ma nel corso del 2022 si è diffusa in modo sorprendente, causando decine di migliaia di contagi in tutto il mondo. Solo in Europa, secondo le ultime stime dell'ECDC, si contano oltre 20mila casi, con un migliaio registrato in Italia.
La diffusione della malattia, caratterizzata da sintomi generici, linfonodi ingrossati ed eruzione cutanea pustolare, ne ha reso il nome molto popolare, catalizzandone l'uso distorto e offensivo. “Quando l'epidemia di vaiolo delle scimmie si è espansa all'inizio di quest'anno, il linguaggio razzista e la stigmatizzante online, in altri contesti e in alcune comunità è stato osservato e segnalato all'OMS. In diversi incontri, pubblici e privati, un certo numero di individui e Paesi ha espresso preoccupazioni e ha chiesto all'OMS di proporre una soluzione per cambiare il nome”, ha scritto l'organizzazione sanitaria nella propria nota. Così, dopo aver coinvolto numerosi esperti e comitati medico-scientifici, l'OMS è giunta alla conclusione di rinominare la malattia in mpox. Tra i fattori tenuti in considerazione per la scelta del nuovo nome figurano la pronunciabilità, l'usabilità in diverse lingue, l'adeguatezza scientifica, l'assenza di riferimenti geografici o zoologici e altro ancora.
Un problema analogo si era posto con le varianti del coronavirus SARS-CoV-2, il cui nome iniziale era legato al Paese di origine in cui venivano isolate per la prima volta. Per porre rimedio alla conseguenze razziali e di stigma, a giugno dello scorso anno l'OMS decise di utilizzare le lettere dell'alfabeto greco per la denominazione ufficiale dei vari ceppi. Così sono nate Alfa, Beta, Delta, Gamma e Omicron. Anche la scelta del nome MERS (Sindrome Respiratoria Mediorientale da Coronavirus) provocò attriti, così, quando scoppiò la pandemia che stiamo ancora vivendo, l'OMS decise di chiamare la malattia COVID-19, che è l'acronimo di “coronavirus disease 19”. Senza riferimenti geografici.
Come indicato, prima che il vecchio nome del vaiolo delle scimmie venga totalmente sostituito da mpox ci vorrà del tempo; per un anno i due nomi dovranno convivere, anche per evitare di creare confusione nel pieno di una epidemia globale, come specificato dall'OMS. Ciò darà anche il tempo di aggiornare le pubblicazioni scientifiche. Il termine sarà a breve inserito nella Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) ICD-10 e farà ovviamente parte della prossima revisione del database. Il nome storico resterà comunque ricercabile al suo interno. L'OMS spiega infine che “le traduzioni sono generalmente discusse in collaborazione formale con le autorità governative competenti e le relative società scientifiche”. È dunque verosimile che in Italia la malattia verrà chiamata mpox senza cambiamenti, anche se eventuali nomi del genere “vaiolo M” o “vaiolo di tipo M” non si possano ancora escludere. Ricordiamo che il nome "vaiolo delle scimmie" è legato al fatto che il virus fu isolato per la prima volta in primati tenuti in laboratorio, ma i serbatoi naturali della patologia sono principalmente roditori.