L’oceano di Encelado può ospitare un ecosistema con vita aliena, secondo un nuovo studio
Encelado, una delle numerose lune di Saturno, è considerato assieme a Europa – che orbita attorno a Giove – uno dei luoghi più importanti del Sistema solare dove cercare vita aliena. Sotto il suo spesso strato di ghiaccio, infatti, si nasconde un grande oceano caldo nel quale sono stati identificati tutti e sei gli elementi alla base della vita: carbonio, ossigeno, idrogeno, azoto, zolfo (non ancora confermato al 100 percento) e fosforo. Quest'ultimo è stato ufficialmente individuato solo di recente grazie allo studio “Detection of phosphates originating from Enceladus’s ocean”, pubblicato sulla rivista scientifica Nature da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati tedeschi tedeschi dell'Università Libera di Berlino.
Ad oggi nessun robot si è “tuffato” nell'oceano sotterraneo di Encelado per analizzarne la composizione, ma sappiamo quali elementi lo caratterizzano grazie ai suoi giganteschi pennacchi sparati nello spazio. La compianta sonda Cassini Huygens della NASA, schiantatasi su Saturno nel settembre del 2017, li ha attraversati e “annusati” grazie al suo sofisticato strumento Cosmic Dust Analyser (CDA), soprattutto durante un sorvolo condotto nel 2008. A 15 anni da quel passaggio e a sei dalla fine della sonda, gli scienziati sono ancora alacremente al lavoro per analizzare e caratterizzare i dati raccolti, cercando di capire esattamente non solo le caratteristiche chimico-fisiche di questo oceano nascosto, ma anche di determinare le probabilità che esso possa ospitare vita aliena. Grazie ai risultati di una nuova ricerca, questa possibilità è aumentata ulteriormente, rendendo Encelado ancor più interessante dal punto di vista astrobiologico.
A condurre la nuova indagine un gruppo di ricerca statunitense del Goddard Space Flight Center della NASA e del Santa Fe Institute. Gli scienziati, coordinati dai professori Christopher P. Kempes e Daniel Muratore, non si sono concentrati sull'analisi dei singoli elementi, ma hanno valutato il potenziale biologico di Encelado dal punto di vista più ampio, complessivo, cercando di determinare se abbia o meno le caratteristiche per poter ospitare un ecosistema. Per effettuare un'indagine del genere hanno preso come punto di riferimento l'unico pianeta in cui sappiamo essere presente la vita: la Terra. Nei nostri oceani la presenza di biomassa è legata a un rapporto critico fra tre elementi (carbonio, azoto e fosforo) chiamato rapporto Redfield, dal nome dello scienziato che lo teorizzò. Sebbene i valori sono cambiati nel tempo (l'originale era 106:16:1, stime più recenti indicano 166:22:1) c'è comunque una coerenza proporzionale tra gli elementi coinvolti.
Sappiamo che su Encelado c'è molto fosfato inorganico e ci sono diverse sostanze chimiche legate alla vita sulla Terra, come gli idrocarburi, l'ammonio e diversi precursori degli amminoacidi. E sul fondo ci sono le bocche idrotermali che scaldano l'acqua e rendono più probabile la presenza di vita. Grazie a modelli chemostatici in grado di prevedere concentrazioni di biomassa su Encelado, sulla base di ciò che sappiamo grazie alla sonda Cassini, il professor Muratore e i colleghi sono giunti alle conclusioni che l'oceano della luna ha una limitata ma possibile compatibilità con la presenza di un ecosistema. Non ricco e diversificato come quello sulla Terra, ma comunque "vivo". Si ritiene ad esempio che possano esserci microorganismi metanogeni.
La biosfera su Encelado potrebbe essere piccola, metabolicamente lenta o di recente formazione, come spiegato dagli studiosi, ma possibile. E il fatto che possa esserci o meno fa una differenza o meno per l'umanità: non saremmo soli, nell'Universo. Certo, è molto improbabile che non ci siano altre forme di vita sui miliardi di pianeti potenzialmente abitabili solo nella Via Lattea, ma non abbiamo alcuna prova fino ad oggi. Ovviamente le valutazioni nello studio si basano sui parametri geochimici osservati sul nostro pianeta; non si può escludere che la vita, su un mondo alieno, possa essere associata a una chimica totalmente diversa da quella che conosciamo noi. Anche per questo l'astrobiologia è un campo di studi estremamente affascinante. I dettagli della ricerca “Observations of Elemental Composition of Enceladus Consistent with Generalized Models of Theoretical Ecosystems” sono stati pubblicati su BioRxiv.