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Terremoto in Myanmar

Lo studio che aveva previsto il terremoto in Myanmar nel 2011: “La popolazione è a rischio”

Uno studio condotto nel 2011 sui terremoti avvenuti dal 1918 nella regione aveva ipotizzato che un nuovo sisma con magnitudo superiore a 7 avrebbe potuto interessare la faglia di Sagaing in un futuro prossimo.
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WIKIPEDIA | A sinistra illustrazione della faglia di Sagaing
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Il devastante terremoto di magnitudo 7.7 che venerdì 28 marzo 2025 ha colpito il Myanmar poteva essere previsto. Non la data, certo, ma l'intensità e l'impatto distruttivo potrebbero infatti non essere un'anomalia se si considera il profilo geologico, o meglio sismotettonico, dell'area, tanto che – come segnala il Corriere della Sera – uno studio del 2011 aveva previsto questo possibile scenario già più di dieci anni fa.

Cos'è la faglia Sagaing

Il sisma – in realtà la prima scossa con epicentro a 16 chilometri a nordovest della città di Sagaing, alle 12:50 ora locale, è stata seguita da un'altra importante scossa di magnitudo 6.4 e da altri eventi sismici nella regione – è stato infatti attribuito alla Sagaing Fault. Stiamo parlando di "una delle faglie attive e sismicamente più pericolose del sud-est asiatico", spiega l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV): durante il terremoto di venerdì la frattura lungo quest'ultima è durata circa 90 secondi e  sembrerebbe aver coinvolto 200 km della sua lunghezza.

Se da una parte quindi, come ha spiegato OP Mishra, direttore del National Centre for Seismology (NCS), l’agenzia indiana per il monitoraggio dei terremoti, il terremoto "è stato scatenato dalla faglia di Sagaing", dall'altra il fenomeno della liquefazione del suolo – ovvero quel fenomeno che si verifica quando terreni sabbiosi scarsamente drenati perdono temporaneamente la loro resistenza, comportandosi come un liquido – ha contributo agli enormi e devastanti danni causati dal sisma: almeno 3.000 edifici sono crollati e le vittime potrebbero essere molte di più delle 1.600 attualmente confermate. Secondo un'analisi del Servizio geologico americano (Usgs) c'è una probabilità del 35% che ci siano tra i 10.000 e i 100.000 morti.

La previsione in uno studio del 2011

Oltre alla nota sismicità della regione – il Myanmar si trova infarti una zona di collisione tettonica tra la placca indiana e la parte sud-orientale della placca eurasiatica, come spiega INGV – uno studio pubblicato nel 2011 sulla rivista Geophysical Research Letters evidenzia altri elementi che avrebbero potuto far presagire l'eventualità di un prossimo sisma di tale intensità. Lo studio si concentrava proprio sulla faglia di Sagaing e sui terremoti superiori a magnitudo 7 avvenuti in Myanmar dal 1918 fino al 2011. Gli autori sono Nobuo Hurukawa, ricercatore dell'International Institute of Seismology and Earthquake Engineering, Building Research Institute di Tsukuba, in Giappone, e Phyo Maung Maung, del dipartimento di meteorologia e idrologia dell'allora Ministero dei Trasporti di Nay Pyi Taw, attuale capitale del Myanmar, anch'essa colpita da una importante scossa di magnitudo superiore a 5.

"Questa analisi – si legge nello studio – ha rivelato due lacune sismiche: una tra 19,2°N e 21,5°N nel centro del Myanmar e un'altra a sud di 16,6°N nel Mare delle Andamane. Considerando la lunghezza del primo divario sismico (∼260 km), si prevede che un futuro terremoto fino a M ∼7,9 si verificherà nel Myanmar centrale". La "M" sta per magnitudo, mentre il simbolo (∼) indica che il numero è stato approssimato.

La previsione sembra parlare di un evento molto simile a quello verificatosi venerdì scorso. La città di Sagaing, vicino alla quale si è verificato l'epicentro della prima scossa ha le seguenti coordinate: 21°58′N 96°04′E. Non solo, gli autori esprimevano preoccupazione anche per gli abitanti della regione: dato che "Nay Pyi Taw, la capitale recentemente fondata del Myanmar – scrivevano – si trova sulla faglia prevista, la sua grande popolazione è esposta a un significativo rischio di terremoto".

In realtà, lo studio si spinge anche a fare una previsione su quando si sarebbe verificato un nuovo terremoto lungo la faglia. Attraverso un'analisi puntuale dei grandi terremoti avvenuti nella regione e della velocità con cui si muove la faglia, compreso lo slittamento accumulato nei grandi sismi avvenuti precedentemente, i ricercatori concludevano che era probabile che fosse trascorsa più della metà dell'intervallo di recidiva medio registrato terremoti di queste magnitudo, da loro stimato attorno ai 160 anni: "Il che significa – scrivevano – che la faglia ha accumulato una deformazione elastica di ∼2,0 m negli ultimi 113 anni. Pertanto, il prossimo grande terremoto dovrebbe colpire l'area nel prossimo futuro".

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