Lo scioglimento dei ghiacciai rilascerà 100mila tonnellate di microbi nell’ambiente: i rischi
Lo scioglimento dei ghiacciai catalizzato dai cambiamenti climatici rischia di riversare nell'ambiente 100mila tonnellate di microbi, con potenziali rischi per la salute umana e quella degli ecosistemi. Questi depositi di ghiaccio formatisi centinaia o persino migliaia di anni fa, infatti, custodiscono al loro interno una moltitudine di virus, batteri e altri microorganismi che vengono riportati alla luce attraverso il processo di fusione, rappresentando così una possibile minaccia.
Secondo alcuni studiosi i ghiacciai e il permafrost in scioglimento a causa del riscaldamento globale sono delle vere e proprie “bombe a orologeria”, non solo perché possono liberare in atmosfera grandi quantità di metano intrappolato – un gas serra più potente dell'anidride carbonica ma fortunatamente meno duraturo –, ma proprio per il rischio che possano risvegliare patogeni antichi, per i quali il nostro sistema immunitario non è pronto. Basti pensare che un recente studio dell'Accademia Cinese delle Scienze ha scoperto nei ghiacciai del Tibet mille specie di microbi, dei quali l'82 percento è sconosciuto. A causa dei cambiamenti climatici potrebbe diffondersi nell'ambiente una quantità enorme di questi microorganismi, tra i quali potenziali patogeni con conseguenze imprevedibili.
A stimare che lo scioglimento dei ghiacciai rilascerà 100mila tonnellate di microbi nell'ambiente (entro la fine del secolo) è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati danesi dell'Università di Aarhus e britannici del Dipartimento di Geografia e Scienze della Terra dell'Università Aberystwyth , che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Facoltà di scienze biologiche e mediche dell'Università dell'Hertfordshire, dell'Università di Liegi (Belgio), dell'Università delle Svalbard e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Ian T. Stevens, docente presso il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'ateneo danese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato la concentrazione di microbi presenti nell'acqua di fusione in otto ghiacciai europei e nordamericani e in due siti della Groenlandia. Nello specifico, è stata trovata un'abbondanza microbica media regionale coerente di 10 4 cellule mL -1.
Partendo da questo valore e tenendo in considerazione le proiezioni sull'aumento di temperatura previste dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) delle Nazioni Unite, con particolare riferimento a uno scenario di riscaldamento “medio” da 2 – 3° C in più rispetto all'epoca preindustriale, il professor Stevens e colleghi hanno calcolato un rilascio di 0,65 milioni di tonnellate all'anno di carbonio cellulare verso gli ecosistemi a valle. Il valore è equivalente a circa 100mila tonnellate di microbi nei prossimi 80 anni.
“Il numero di microbi rilasciati dipende strettamente dalla velocità con cui i ghiacciai si sciolgono, e quindi da quanto continuiamo a riscaldare il pianeta”, ha dichiarato alla BBC News il professor Arwyn Edwards, docente di microbiologia presso l'Università Aberystwyth. Con un aumento moderato delle temperature, tantissimi microbi si riverseranno in fiumi, laghi, fiordi e mari. In alcuni casi potrebbero esserci “impatti significativi sulla qualità dell'acqua”, come spiegato dal professor Edwards. Seri rischi potrebbero manifestarsi per le comunità che dipendono dall'acqua proveniente dai ghiacciai, destinata a irrigare campi, abbeverare gli animali e in molti casi come acqua potabile e sanitaria.
Secondo un recente studio coordinato da scienziati canadesi dell'Università di Ottawa, tra i patogeni che riemergono dal ghiaccio potrebbero persino essercene alcuni in grado di scatenare una nuova pandemia. Per questa e mille altre ragioni i ricercatori raccomandano di fare tutto il possibile per fermare le emissioni di anidride carbonica, che catalizzano il cambiamento climatico. I dettagli della ricerca “Spatially consistent microbial biomass and future cellular carbon release from melting Northern Hemisphere glacier surfaces” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Communications Earth & Environment del circuito Nature.