L’Italia ha già finito le risorse rinnovabili del 2023: cosa significa e perché è colpa di tutti noi
Oggi, lunedì 15 maggio 2023, è l'Overshoot Day per l'Italia, ovvero il giorno del "superamento", quello in cui abbiamo esaurito le risorse sostenibili / rinnovabili che ci donano la nostra terra e i nostri mari. D'ora in avanti tutto ciò che produrremo e consumeremo sarà in debito nei confronti della biocapacità, ovvero l'insieme di servizi e risorse che il pianeta ci elargisce nel corso di un anno solare (e che è in grado di rigenerare per quello successivo). In parole semplici, è come se la domanda dell'Italia – definita impronta ecologica – avesse superato l'offerta di madre natura con molti mesi di anticipo. Da oggi inizieremo a rosicchiare e danneggiare le preziosissime riserve naturali, che dovremmo invece preservare e tutelare per garantire un futuro prospero alle future generazioni. Per fare un esempio pratico, nella biocapacità rientra ad esempio la pesca. A causa della sovrappesca preleviamo più pesci di quelli che il mare riesce a rigenerare anno dopo anno, un processo che sta innescando un progressivo impoverimento degli stock ittici. Non c'è da stupirsi che secondo gli esperti entro il 2050 avremo nel mare più plastica che pesce.
Il fattore più rilevante della biocapacità è la capacità dell'ambiente naturale di assorbire CO2, attraverso le foreste e gli oceani. Senza il servizio di questi ultimi nel catturare l'anidride carbonica, come spiegato a Fanpage.it dalla biologa marina Mariasole Bianco la temperatura del pianeta sarebbe più alta di ben 36° C. Avendo noi superato la soglia della sostenibilità questt'oggi, tutte le emissioni di CO2 che rilasceremo d'ora in poi nell'ambiente andranno a catalizzare i cambiamenti climatici. È questo il concetto di Overshoot Day, per quanto si tratti di una data simbolica. Naturalmente esso è diverso da nazione a nazione, ma ne esiste anche uno globale, il cui giorno viene annunciato ogni anno dal Global Footprint Network durante la Giornata Mondiale dell'Ambiente, attesa per il prossimo 5 giugno. Per quanto concerne l'Italia, rispetto all'anno scorso non abbiamo fatto né un passo indietro né uno in avanti, dato che nel 2022 il giorno del superamento è caduto esattamente il 15 maggio. E non è una buona notizia. Se tutte le nazioni consumassero risorse come l'Italia, infatti, avremmo bisogno di ben 2,7 terre. Deprediamo oltre il 160 percento in più delle risorse rinnovabili che abbiamo a disposizione nell'arco dei 365 giorni.
Ma non siamo assolutamente i peggiori di questa preoccupante classifica. Il Qatar e il Lussemburgo, ad esempio, hanno raggiunto il proprio Overshoot Day addirittura il 10 e il 14 febbraio rispettivamente, un dato che li rende i Paesi peggiori in assoluto dal punto di vista dello stile di vita sostenibile. Ma peggio di noi hanno fatto anche il Canada e gli Stati Uniti (13 marzo); l'Australia (23 marzo); la Svezia (3 aprile); la Germania (4 maggio); la Francia (5 maggio); la Spagna (12 maggio) e la Svizzera (13 maggio). Come nel 2022 siamo a pari merito – o sarebbe meglio dire a pari demerito – con le Bahamas e il Cile.
Come mostra il grafico soprastante, ci sono molte altre nazioni – anche tra quelle avanzate – decisamente più virtuose di noi: per il Brasile, ad esempio, si calcola che l'Overshoot Day cadrà il 12 agosto; per la Colombia l'8 novembre; per l'Ecuador il 6 dicembre e per la Giamaica persino il 20 dicembre. Naturalmente più ci si avvicina alla fine dell'anno e minore è l'impatto sul tesoretto di risorse rinnovabili e rigenerabili dalla Terra. Il dato più rilevante è naturalmente la media mondiale, che lo scorso anno è caduta il 28 luglio. Complessivamente gli esseri umani consumano come se avessero 1,75 terre a disposizione, ma sappiamo benissimo che ne abbiamo una soltanto. Un elemento significativo risiede nel fatto che l'Overshoot Day, che viene calcolato sin dagli anni '70, è sempre più anticipato. Se 50 anni fa cadeva a dicembre, oggi come indicato siamo alla fine di luglio, con quasi 160 giorni di riduzione delle riserve. Solo nel 2020 è stato fatto un balzo in avanti positivo, ma a causa della pandemia di COVID-19 che attraverso lockdown e altre misure ha determinato un impatto antropico meno aggressivo sulle risorse sostenibili.
Sebbene l'Overshoot Day sia una data simbolica, il calcolo dell'impronta ecologica di ciascun Paese è comunque rigoroso; concettualmente si basa su quanta area biologicamente produttiva è necessaria per generare le risorse necessarie a sostenere una data popolazione e per assorbirne le emissioni di CO2. È un gioco di bilancio tra domanda e offerta, e noi con il nostro stile di vita consumistico distruggiamo l'offerta generosa di madre natura depredandone le scorte, sempre più avidamente e rapidamente, rendendo il pianeta più povero e saturo di anidride carbonica. In pratica, ci viene offerto un dito (generosissimo) e noi ci prendiamo l'intero braccio, se non di più. L'impronta ecologica di un Paese, di un'impresa e persino di una singola persona può essere calcolata in base alle scelte che fanno: nel caso dei singoli, una persona che guida un potente e pesante SUV ha un impatto sensibilmente superiore rispetto a chi usa più spesso i mezzi pubblici, così come chi mangia carne tutti i giorni rispetto a chi sceglie una dieta vegetariana o vegana. Gli allevamenti intensivi sono notoriamente tra i più grandi emettitori di CO2, inoltre consumano enormi quantità di acqua e suolo, non solo per mantenere gli animali al pascolo, ma anche per coltivarne il mangime. I fattori coinvolti sono molteplici, ma le politiche volte alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica sono le principali misure in grado di ridurre l'impronta ecologica di ciascun Paese, riportando in avanti le lancette dell'Overshoot Day.