L’influenza aviaria sta uccidendo decine di animali in via di estinzione: come il virus è entrato negli zoo
Negli zoo di diversi Paesi del mondo la diffusione del virus dell'influenza aviaria A(H5N1) ad alta patogenicità (HPAI) è diventato un problema per la sicurezza degli animali al loro interno, soprattutto di specie a rischio estinzione. Sono decine gli esemplari morti, non solo negli Stati Uniti: il caso più drammatico si è verificato in Vietnam, dove, secondo i media nazionali, il virus ha ha ucciso 47 tigri, tre leoni e una pantera in un parco safari e uno zoo tra agosto e settembre. 2024.
D'altronde, il virus dell'aviaria H5N1 ha già dato prova della facilità con cui riesce a diffondersi tra gli animali. Sebbene inizialmente fosse in grado di infettare soltanto i volatili, il virus è riuscito ad attaccare anche diverse specie di mammiferi, diventando a tutti gli effetti una panzoozia, termine che indica una malattia infettiva diffusa tra gli animali in in tutto il mondo. Il virus è stato rilevato perfino in Antartide, sia in esemplari di uccelli che di mammiferi. Le autorità sanitarie di tutto il mondo tengono alta l'attenzione anche sul rischio per l'uomo, perché maggiore è la diffusione, maggiore è il rischio di mutazioni e quindi di un nuovo salto di specie. In questo approfondimento l'epidemiologo Giovanni Rezza ci aveva spiegato quali sono i rischi oggi per l'Italia.
Cosa sta succedendo negli zoo
Quello che sta succedendo all'interno degli zoo rappresenta un rischio per la sicurezza degli animali, soprattutto se all'interno della struttura ci sono specie a rischio. Secondo quanto riporta il Guardian sarebbero decine gli animali morti in diverse strutture negli Stati Uniti, tra leoni, ghepardi, tigri e volatili rari. In uno zoo di Phoenix, negli Stati Uniti, in una sola settimana sarebbero morti un ghepardo, un'oca indiana, un kookaburra e un puma. A San Francisco invece una struttura avrebbe deciso di chiudere le aree in cui sono ospitati i propri volatili dopo la morte di un falco dalle spalle rosse (Buteo lineatus).
Negli Stati Uniti l'influenza aviaria si è diffusa in modo significativo negli allevamenti di bovini da latte: ad esempio, in California il virus è stato rilevato in quasi la metà delle 1.300 aziende agricole e ci sono stati anche casi di contagio umano riconducibili all'esposizione ad animali infetti. Secondo i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention) degli Stati Uniti, da aprile 2024 sarebbero stati 61 i casi di persone contagiate dall'influenza aviaria, per la maggior parte allevatori o comunque persone vicini ad allevamenti di bovini (ma quasi tutti presentavano sintomi lievi). A questi, la scorsa settimana si è aggiunto il primo caso grave.
Come entra il virus negli zoo
Secondo i ricercatori l'eventualità che il virus entrasse negli zoo era più che prevedibile, in quanto sarebbero proprio gli uccelli selvatici a rappresentare il principale veicolo di infezione per gli animali all'interno delle strutture.
Inoltre, gli animali che vivono all'interno degli zoo possono essere più vulnerabili degli altri animali ed essendo il virus potenzialmente fatale per gli animali, è quindi fondamentale – ha spiegato Connor Bamfordm, virologo della Queen's University di Belfast – adottare misure in grado di contenere il rischio e proteggere gli animali soprattutto se si tratta di strutture che ospitano esemplari di specie a rischio estinzione.