L’illusione della mano di gomma inganna il cervello: fa percepire come vero un arto finto
La vista è uno dei nostri sensi principali, ma siamo in grado di percepire la posizione del nostro corpo nello spazio anche senza di essa. Questa percezione prende il nome di propriocezione (o cinestesia), un vero e proprio sesto senso approfonditamente studiato dai neurobiologi. Il nostro cervello, del resto, è continuamente bombardato dagli stimoli provenienti dall'ambiente circostante; le informazioni in arrivo dai vari sensi vengono combinate e tradotte, permettendoci ad esempio di muoverci mantenendo equilibro e coordinazione e manipolare gli oggetti con precisione. Se ti chiami Michelangelo Buonarroti, puoi anche dipingere la Cappella Sistina. Il cervello, in condizioni tipiche, è sempre consapevole della posizione degli arti nello spazio e di cosa stanno facendo. Ma il nostro cervello, proprio perché sfrutta più sensi e non un solo percorso, può essere anche facilmente ingannato; dopo un ictus o un trauma cerebrale, ad esempio, alcune persone non riconoscono più come propri gli arti, credendoli come corpi estranei. Altri credono appartengano loro gli arti di altre persone. Chi perde un arto, d'altro canto, può sentire il famigerato "dolore dell'arto fantasma". Sono tutte situazioni in cui il cervello è confuso e la propriocezione alterata. Questo inganno può essere innescato anche in chi è perfettamente sane, come dimostra il celebre esperimento chiamato “illusione della mano di gomma”.
In parole molto semplici, in questo esperimento il nostro cervello sente come propria una mano finta, spingendoci a percepire le sensazioni tattili cui è sottoposta. Questo fenomeno è stato scoperto nel 1998 dagli scienziati americani Matthew Botvinick e Jonathan Cohen e descritto approfonditamente nell'articolo “Rubber hands ‘feel’ touch that eyes see” pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Nature. Come mostra il video in testa all'articolo, condiviso su Twitter da “Science girl”, il ragazzo protagonista dell'esperimento viene abituato all'arto finto fin quando il suo cervello non lo considera come proprio, reagendo con un urlo e uno scatto all'indietro quando la mano finta viene colpita con una martellata. Per creare l'illusione bisogna far sedere qualcuno a un tavolo con entrambi gli avambracci distesi in avanti, porre un pannello per nascondere quello sinistro e posizionare una mano di gomma (va bene anche un guanto gonfio di aria) in sostituzione di quella vera, al fianco della destra. Per ingannare il cervello è sufficiente accarezzare con movimenti sincronizzati sia l'arto finto che quello reale, chiedendo alla persona di osservare l'operazione sulla mano finta (bastano uno o due minuti e un piccolo pennello per ottenere il risultato desiderato). Questo processo è in grado di ricalibrare la propriocezione sull'arto finto, rendendolo di fatto "vivo" per il nostro cervello.
L'organo più avanzato dell'Universo (a nostra conoscenza) viene talmente ingannato da questa procedura che le scansioni cerebrali mostrano una maggiore attività della corteccia premotoria, quella deputata alla pianificazione dei movimenti, mentre la temperatura della mano vera e nascosta tende addirittura a diminuire, come se non venisse più considerata come una parte del corpo. Scienziati italiani hanno anche scoperto che gli impulsi elettrici verso la mano vera diminuiscono drasticamente. “Questo è stato molto sorprendente per noi. L'effetto è così forte. Poiché il cervello non considera più la mano come parte del corpo, diventiamo meno capaci di usarla”, ha dichiarato al Guardian la professoressa Francesca Garbarini dell'Università di Torino. Lo studio dei processi neurobiologici coinvolti, che può essere coadiuvato dalla realtà virtuale, può portare a nuove terapie per i pazienti con dolore dell'arto fantasma e altre alterazioni della propriocezione, a seguito di un trauma o di una malattia.