L’eruzione di Tonga ha scatenato quasi 200.000 fulmini in appena 11 ore
La devastante eruzione di Tonga, nel Pacifico meridionale, continua a infrangere record per la sua potenza esplosiva. Secondo una nuova analisi, l’eruzione ha creato la più intensa tempesta di fulmini mai registrata dalle reti globali, innescata dall’enorme pennacchio di cenere, acqua e gas che dall’oceano si è sollevato di almeno 58 chilometri nella mesosfera. La sorprendente stima è di quasi 200.000 fulmini in appena 11 ore, con un picco di frequenza di 2.615 fulmini al minuto.
L’eruzione di Tonga del 2022
Oltre ai significativi impatti locali, quando il vulcano Hunga-Tonga Hunga-Ha'apai è esploso, nel gennaio 2022, l’eruzione ha prodotto una serie di spinte sottomarine, spostando 10 chilometri cubi di roccia, cenere e sedimenti, generando la più grande esplosione registrata dalla moderna strumentazione (la NASA ha calcolato che è stata “centinaia di volte più potente” di quella causata dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima). L’eruzione ha anche causato uno tsunami con onde di rincorsa alte fino a 45 metri e liberato un imponente pennacchio di cenere che ha fornito agli scienziati informazioni utili sulla portata dell’eruzione ma anche oscurato il condotto vulcanico alla vista satellitare, rendendo più difficile tenere traccia dei cambiamenti dell’eruzione mentre progrediva.
La più intensa tempesta fulmini mai registrata
L’eruzione, spiegano i ricercatori in un nuovo studio pubblicato su Geophysical Research Letters, ha anche innescato una “tempesta sovralimentata” che ha creato più fulmini di qualsiasi tempesta mai documentata sulla Terra, comprese le supercelle e i cicloni tropicali. La tempesta si è sviluppata perché l'espulsione altamente energetica del magma è avvenuta attraverso l’oceano poco profondo. “La roccia fusa ha vaporizzato l’acqua di mare, che si è sollevata nel pennacchio e alla fine ha formato collisioni elettrizzanti tra cenere vulcanica, acqua super raffreddata e chicchi di grandine – ha spiegato la dottoressa Alexa Van Eaton, una vulcanologa dello United States Geological Survey (USGS) che ha guidato lo studio – . La tempesta perfetta per i fulmini”.
Combinando i dati satellitari e quelli raccolti dai sensori terrestri, gli scienziati hanno calcolato che l'eruzione ha prodotto poco più di 192.000 fulmini (costituiti da quasi 500.000 impulsi elettrici) in 11 ore, con un picco di 2.615 fulmini al minuto. Alcuni hanno raggiunto altitudini senza precedenti nell’atmosfera terrestre, comprese tra i 20 ei 30 chilometri di altezza. “Con questa eruzione, abbiamo scoperto che i pennacchi vulcanici possono creare le condizioni per i fulmini ben oltre il regno dei temporali meteorologici che abbiamo osservato in precedenza – ha aggiunto Van Eaton – . Abbiamo scoperto che le eruzioni vulcaniche possono creare fulmini più estremi di qualsiasi altro tipo di tempesta sulla Terra”.
I fulmini hanno fornito informazioni non solo sulla durata dell’eruzione ma anche sul suo comportamento nel tempo. “È durata molto più a lungo di quanto osservato inizialmente” ha precisato Van Eaton che, insieme ai collegh,i ha calcolato che l’attività del 15 gennaio, quando l’eruzione ha raggiunto un apice molto ampio e potente, ha creato pennacchi vulcanici per almeno 11 ore. I ricercatori hanno anche osservato quattro diverse fasi eruttive, definite dall’altezza dei pennacchi e dalla velocità dei fulmini.
“È una sfida significativa ottenere informazioni affidabili sui pennacchi vulcanici all'inizio di un’eruzione, in particolare per i vulcani sottomarini remoti – ha affermato Van Eaton – . Sfruttare tutte le osservazioni a lungo raggio disponibili, compresi i fulmini, migliora il rilevamento precoce per tenere gli aerei e le persone fuori pericolo”.