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Le spiagge della Nuova Zelanda sono piene d’oro: la scoperta nella sabbia nera dell’Isola del Sud

Ricercatori dell’Università di Otago hanno analizzato la sabbia nera di diverse spiagge dell’Isola del Sud, rilevando numerose particelle d’oro. Perché il prezioso metallo degli arenili è difficile da vedere e recuperare.
A cura di Andrea Centini
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Le particelle d'oro nella sabbia nera dell'Isola del Sud. Credit: Dave Craw
Le particelle d'oro nella sabbia nera dell'Isola del Sud. Credit: Dave Craw

Le spiagge dell'Isola del Sud, la più vasta della Nuova Zelanda, sono ricche di minuscole particelle d'oro, che gli scienziati hanno deciso di mappare in dettaglio per creare un apposito atlante. Dal punto di vista geologico si tratta di oro detritico, un oro alluvionale, ovvero un insieme di minuscole particelle depositate nel sedimento dopo essere state “strappate” dalle rocce aurifere sottoposte a erosione. In parole semplici, l'acqua erode le rocce contenenti il prezioso metallo che poi viene trascinato sul letto dei fiumi e sulle spiagge. Non dobbiamo aspettarci le famose pepite dell'epoca alla caccia all'oro nel Carlin Trend in Nevada o nel Klondike (Yukon) in Nevada, ma frammenti così piccoli che chi passeggia su una spiaggia neozelandese difficilmente può accorgersi della preziosa presenza.

L'oro sulle spiagge è infatti composto da particelle estremamente fini, con dimensioni generalmente comprese tra i 50 e i 200 micrometri (un micrometro è pari a un milionesimo di metro). Quello rilevato sulle spiagge dell'Isola del Sud in diversi casi risulta ancora più piccolo, con dimensioni minime di circa 10 micrometri. Ciò significa che i minuscoli detriti auriferi possono avere circa il 20 percento del diametro di un capello umano. Anche solo riuscire a setacciare quest'oro può essere molto complicato, anche perché, come spiegato dagli autori dello studio, le particelle galleggiano sulla tensione superficiale dell'acqua e quando si prova a isolarle da altri frammenti molte di esse vengono perdute. Insomma, anche se le spiagge di sabbia nera neozelandesi sono ricche di questo metallo, è improbabile che la gente possa tornarsene a casa con sacchetti pieni d'oro (cosa fra l'altro illegale, considerando il danno ambientale legato al prelievo della sabbia).

La forma delle particelle d'oro. Credit: Palmer / Craw
La forma delle particelle d'oro. Credit: Palmer / Craw

A condurre lo studio sono stati i due ricercatori Dave Craw e Marchall Palmer del Dipartimento di Geologia dell'Università di Otago di Dunedin. I due si sono recati in diverse spiagge dell'Isola del Sud – dove ci fu anche attività estrattiva lungo la costa occidentale – per raccogliere campioni e determinare la morfologia delle particelle d'oro. Fra esse la spiaggia di Hampden, dove la sabbia depositata dal mare viene modellata da un piccolo ruscello; la spiaggia di Wangaloa soggetta a mareggiate violente; la spiaggia di Waipapa colpita da valanghe; e la spiaggia di Orepuki, dove le onde di alta marea generano accumuli di sabbia nera.

Credit: New Zealand Journal of Geology and Geophysics.
Credit: New Zealand Journal of Geology and Geophysics.

Nonostante le origini piuttosto diverse, la varietà dei contesti geologici e l'impatto di fenomeni specifici, “gran parte dell'oro di spiaggia rappresentato in questo atlante presenta caratteristiche morfologiche ampiamente simili che riflettono la progressiva deformazione durante il trasporto fluviale verso la spiaggia dalla fonte finale”, spiegano Palmer e Craw. Gli scienziati aggiungono tuttavia che “l'oro delle spiagge di Hampden e Wangaloa è il meno deformato, presumibilmente riflettendo la loro relativa vicinanza alle aree di origine finale dedotte”. Le uniche particelle dalla forma peculiare sono quelle trovate sulle spiagge innanzi allo Stretto di Foveaux, dove l'aspetto toroidale (un po' a ciambella, come globuli rossi) è dovuto al fatto che sono state modellate dal vento.

Dimensioni e caratteristiche delle particelle d'oro sono state determinate attraverso potentissimi microscopi elettronici. Le più piccole, come indicato, arrivavano addirittura a soli 10 micrometri. È possibile comunque che ci fossero particelle ancora più piccole, ma a causa delle difficoltà di campionamento dell'oro non è stato possibile recuperarle. Anche se diffuso, è improbabile che la gente possa accorgersi di camminare su "tappeti" di metallo prezioso. Inoltre recuperarlo è molto complesso, pertanto, anche se il valore dell'oro continua a salire alle stelle a causa delle tensioni geopolitiche, i cercatori dovranno fare affidamento ad altre fonti e non alle ricche sabbie nere della Nuova Zelanda. I dettagli della ricerca “Atlas of beach gold morphology variations around the South Island, New Zealand” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata New Zealand Journal of Geology and Geophysics.

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