Le prime parole degli astronauti bloccati per mesi nello Spazio: “Stupiti da come ha reagito il corpo”

Barry Wilmore e Sunita Williams, i due astronauti della Nasa rimasti bloccati per più di nove mesi sulla Stazione spaziale internazionale (ISS), hanno parlato pubblicamente per la prima volta ieri, lunedì 31 marzo, durante una conferenza stampa della Nasa. Dopo aver trascorso 286 giorni nello Spazio invece che i dieci previsti a causa di problemi tecnici al loro veicolo Starliner, Williamas e Wilmore sono tornati sulla Terra il 18 marzo a bordo di un navicella di Space X, l'azienda spaziale di Elon Musk, che insieme a Donald Trump, si è più volte attribuito il merito di aver portato a casa i due astronauti.
Eppure, rispondendo alle domande dei giornalisti durante l'incontro con la stampa a Huston, i due astronauti hanno spiegato di non essersi mai sentiti davvero abbandonati: "In ogni momento stavamo per tornare a casa, e penso che questo le persone debbano saperlo", ha detto Williams.
Cosa hanno detto i due astronauti appena tornati
“Siamo tornati per condividere la nostra storia con tante persone, perché è unica, e ci sono delle lezioni da imparare, e una parte di queste è la resilienza e la capacità di accettare una svolta inaspettata e trarne il meglio", ha proseguito Williams. "Avevamo un piano, ma noi eravamo preparato per qualsiasi situazione e questo è quello che abbiamo fatto" ha detto Wilmore. Durante la conferenza i due astronauti hanno detto che pur sapendo che quello che stavano facendo – ovvero testare il nuovo veicolo spaziale Boenig Starliner – era "unico", non si sarebbero mai aspettati tutta questa attenzione. "Quando siamo tornati a casa – ha proseguito – abbiamo pensato: Wow, c'è un sacco di gente interessata".
Soltanto in un'intervista esclusiva a Fox News lunedì 31 marzo, Wilmore ha detto che "per certi aspetti erano bloccati", ma non nel modo in cui è stato raccontata da alcuni la loro permanenza sulla stazione, riferendosi a chi ha detto che erano stati dimenticati, ha ribadito "non era nemmeno lontanamente così". “Siamo membri dell'equipaggio della Stazione Spaziale Internazionale e facciamo quello che fanno tutti i nostri amici del team astronauti: andare a lavorare, allenarsi e fare fantastici esperimenti scientifici sulla Stazione Spaziale Internazionale”, ha detto Williams.
Come stanno Barry Wilmore e Sunita Williams
Appena tornati a casa, Wilmore e Williams, così come gli altri membri della Crew-9 tornati con loro sulla Terra, Nick Hague (anche lui presente alla conferenza) e Aleksandr Gorbunoo, hanno iniziato un percorso di fisioterapia al Johnson Space Center necessario per aiutarli a riadattarsi alla gravità. La permanenza per lunghi periodi in un ambiente in microgravità, qual è la Stazione spaziale internazionale, può avere diversi effetti sul corpo. Uno di questi è la cosiddetta "sindrome dei piedi da bambino". Chi rimane tanto nello Spazio può perfino tornare sulla Terra più alto.
A ogni modo i due astronauti hanno rassicurato tutti dicendo di stare bene, sebbene ammettono che durante la loro permanenza qualche momento difficile c'è stato, soprattutto a causa della lontananza dalle rispettive famiglie. "Certo che ero triste perché non c'ero mentre mia figlia iniziava il suo anno scolastico, ma abbiamo imparato a tenere le due cose distinte. Non posso lasciare che questo interferisca con ciò che sono chiamata a fare in questo momento", ha detto Wilmore a Fox News. "Non si tratta di me, non si tratta dei miei sentimenti. Si tratta del programma di volo spaziale umano: Sono i nostri obiettivi nazionali". Anche Williams ha detto che non vedeva loro di riabbracciare suo marito e i suoi cani.
Anche il loro corpi sembrano star reagendo bene al rientro sulla Terra: Williams ha raccontato che domenica ha corso per quasi cinque chilometri, una prova innegabile – ha detto – della bravura dei medici che li stanno seguendo e che stanno "spaccando" nell'aiutarli a riabituarsi alla Terra. "Chi potrebbe anche solo immaginare di tornare dopo circa dieci mesi (nello Spazio) e riuscire già dopo una settimana a correre per 3 km a un ritmo di 8 minuti. Voglio dire – ha detto entusiasta Wilmore – non è nemmeno concepibile che il corpo possa fare una cosa del genere. Ma queste persone ci preparano ad affrontare questo tipo di cose".