Le prime immagini di Marte del Telescopio Spaziale James Webb: perché sono così preziose
L'avveniristico Telescopio Spaziale James Webb ha catturato le sue prime immagini di Marte, il Pianeta Rosso. Sebbene il telescopio più avanzato mai progettato sia stato concepito fondamentalmente per analizzare oggetti celesti e fenomeni lontanissimi, può essere molto prezioso anche per studiare il nostro “quartiere di casa”, il Sistema solare. Basti pensare agli straordinari dettagli di Giove immortalati ad agosto, tra aurore, anelli, lune e sfumature della turbolenta atmosfera del gigante gassoso. Le nuove immagini di Marte si discostano da quelle mozzafiato delle galassie e delle nebulose pubblicate sino ad oggi, tuttavia hanno un profondissimo significato scientifico.
Gli scatti del Pianeta Rosso sono stati ottenuti grazie alla NIRCam (Near-Infrared Camera) equipaggiata sul telescopio, una fotocamera sensibilissima che lavora nel vicino infrarosso, una lunghezza d'onda appena al di fuori della portata dei nostri occhi. Il James Webb è stato progettato con questa “vista” poiché permette di scrutare attraverso le nubi di polveri e gas che circondano e avvolgono gli oggetti celesti, andando ben oltre lo sguardo di altri strumenti ottici, come il suo predecessore spirituale Hubble. Basta mettere a confronto gli scatti dei due telescopi spaziali per capire che quelli del Webb mostrano molti più dettagli, oltre a una definizione migliore. Queste doti della NIRCam sono utilissime anche per analizzare Marte.
Le immagini condivise dalla NASA e dall'ESA, che cooperano con l'Agenzia Spaziale Canadese per la gestione del telescopio, sono state scattate dal James Webb lo scorso 5 settembre e mostrano la porzione orientale del Pianeta Rosso, compreso il gigantesco cratere Hellas Basin, che ha una profondità di oltre 7mila metri. Gli scatti sono una sorta di “radiografia” del pianeta con vari gradi di luminosità, legati alla temperatura dello stesso. Non si notano dettagli clamorosi, ma un ventaglio di colori (caldi e freddi) che gli scienziati possono utilizzare per studiare a fondo fenomeni come tempeste di polvere e variazioni stagionali, oltre a poter mettere a punto veri e propri modelli meteorologici di Marte. Sono tutti dati utilissimi in vista della futura “conquista” del Pianeta Rosso, con il primo ammartaggio dell'uomo che dovrebbe verificarsi attorno alla metà del prossimo decennio. La posizione privilegiata del Webb permette anche di cogliere le differenze di processi che si manifestano in momenti diversi della giornata, dall'alba al tramonto, passando per la notte.
Come specificato dall'ESA, con immagini del genere è possibile studiare anche la composizione dell'atmosfera marziana, considerando il ruolo dell'anidride carbonica (CO2) nelle variazioni della temperatura. Il cratere Hellas Basin, ad esempio, risulta più scuro delle aree circostanti probabilmente proprio a causa dell'influenza atmosferica. Le due immagini del telescopio (sulla destra) sono state presentate assieme a una mappa complessiva di Marte (sulla sinistra) realizzata dalla NASA a partire dai dati di altri strumenti equipaggiati sulle sonde, come il Mars Orbiter Laser Altimeter (MOLA).
Oltre alle immagini, il Webb ha catturato anche il primo spettro di Marte col suo Near-Infrared Spectrograph (NIRSpec). Combinando i dati di imaging e quelli spettroscopici gli scienziati potranno carpire le differenze nelle varie regioni di tutto il Pianeta – recentemente mappato da una sonda cinese – e andare a caccia di elementi che compongono l'atmosfera, come il metano e l'acido cloridrico. In parole semplici, grazie al Webb potremo sapere molto di più su Marte, obiettivo più ambizioso della rinnovata corsa allo spazio.