Le prime immagini dell’enorme iceberg staccatosi dal Polo Sud: è più grande di Roma e Genova assieme
Il 22 gennaio 2023 un gigantesco iceberg con una superficie di 1.500 chilometri quadrati e spesso 150 metri si è scattato da una piattaforma di ghiaccio dell'Antartide chiamata “Brunt”. Da allora A81, come è stato denominato dagli esperti, ha percorso ben 150 chilometri nel cuore del Mare di Weddell, facente parte dell'Oceano Atlantico. La colossale massa di ghiaccio, paragonabile per dimensioni alla somma dei comuni di Roma e Genova, è rimasta sotto stretta osservazione da parte degli scienziati del British Antarctic Survey (BAS), che hanno potuto filmarla da un aereo quando nei giorni scorsi hanno lasciato la stazione di ricerca BAS Halley, dislocata proprio sulla piattaforma Brunt.
Le immagini pubblicate su Twitter dall'istituto di ricerca polare del Regno Unito mostrano l'imponente e candida distesa di ghiaccio, che probabilmente si frantumerà in iceberg più piccoli come avvenuto con altri giganti del passato. Il suo distacco non è stato imprevisto, dato che l'enorme crepa da cui è originato (chiamata Chasm-1) era nota agli scienziati dal 2012. “Questo era un distacco che sapevamo sarebbe arrivato. BAS ha monitorato la piattaforma di ghiaccio di Brunt e le spaccature che si sono formate al suo interno per oltre un decennio. Da quando i glaciologi hanno osservato per la prima volta l'allargamento di Chasm-1 nel 2012, i team scientifici e operativi del BAS hanno anticipato l'evento del distacco”, ha dichiarato in un comunicato stampa il glaciologo Oliver Marsh, uno degli scienziati che studia la piattaforma di ghiaccio Brunt e che ha potuto sorvolare l'iceberg. “Strumenti GPS ad alta precisione e dati satellitari sono stati utilizzati per monitorare l'allargamento della frattura e nel 2016 il BAS ha preso la precauzione di spostare la stazione di ricerca di Halley nell'entroterra per proteggerla”, ha aggiunto l'esperto. Il distacco non ha creato alcun tipo di problema alla pionieristica infrastruttura mobile.
Sebbene i cambiamenti climatici sono responsabili dello scioglimento del ghiaccio e della possibile formazione di iceberg, in questo caso il riscaldamento globale non c'entra assolutamente nulla. Si è trattato di un fenomeno del tutto naturale, come aveva spiegato già a gennaio il professor Dominic Hodgson, anch'egli in forze al BAS. “Non è legato al cambiamento climatico. I nostri team scientifici e operativi continueranno a monitorare la piattaforma in tempo reale per garantire che sia sicura”, aveva affermato un paio di mesi addietro. Si tratta del secondo grande distacco dalla Brunt nel giro di 2 anni. Come indicato, l'iceberg A81 si è inoltrato nel Mare di Weddell verso Sud, ma a causa delle forti correnti antartiche dovrebbe poi spostarsi verso Ovest, come avvenuto con altri grandi iceberg.
L'evento è significativo perché un “mostro” del genere non solo potrebbe rappresentare un potenziale pericolo per il traffico marittimo, in particolar modo se dovesse frantumarsi in parti più piccole e subdole, ma anche per gli ecosistemi locali. Un colosso del genere potrebbe “arenarsi” davanti a un'isola rilasciando immense quantità di acqua dolce che alterano la salinità e gli equilibri ecologici, spingendo molti organismi marini ad allontanarsi (perlomeno quelli che vi riescono). Potrebbe persino rendere un incubo la pesca per i pinguini ed altri animali marini, eliminando di colpo un grandissimo tratto di mare precedentemente pescoso. Le colonie potrebbero essere del tutto sterminate, se gli adulti non fossero più in grado di accedere al mare aperto a causa della grandezza dell'iceberg, o se l'interruzione delle correnti oceaniche bloccassero i corridoi trofici del plancton. Inoltre “grattando” sul basso fondale potrebbe arrecare significativi danni all'intero sistema ecosistema bentonico. Per tutte queste ragioni i giganti come A81 vengono tenuti strettamente sotto controllo.
Un altro iceberg gigantesco (A76A), lungo 135 chilometri e largo 25 chilometri, potrebbe già essere in procinto di arrecare danni ingenti agli ecosistemi delle isole South Georgia e Shag Rocks, verso le quali si sta dirigendo. La speranza degli esperti è che possa rompersi in pezzi più piccoli come accaduto con gigante "grande come la Liguria" A68, evitando al contempo di rappresentare un pericolo per il traffico navale.