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Le microplastiche bloccano i vasi sanguigni del cervello come coaguli di sangue: lo studio

I ricercatori hanno scoperto che le microplastiche non solo raggiungono il cervello, ma si accumulano e ostruiscono i vasi sanguigni cerebrali come coaguli di sangue. Osservate anomalie neurologiche e motorie nei modelli animali con questa “trombosi” da plastica. Enormi rischi per la salute.
A cura di Andrea Centini
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Le microplastiche ingerite si accumulano nei vasi sanguigni del cervello ostruendo il passaggio del sangue alla stregua dei coaguli (trombi). Ciò è associato ad alterazioni neurologiche e a ridotte funzionalità motorie, oltre che a un rischio significativo di eventi vascolari. È quanto emerso da un nuovo, preoccupante studio che ha analizzato il cervello vivo di modelli murini (topi) alimentati con un composto di acqua e frammenti di polistirene. Si tratta di un polimero termoplastico ampiamente utilizzato in molteplici prodotti industriali, dagli imballaggi per il cibo – come i barattolini di yogurt – a oggetti di uso comune e giocattoli.

Sebbene non sia possibile determinare con certezza che ciò che si è osservato nei roditori avvenga anche nel cervello umano, alla luce delle dimensioni maggiori dei nostri capillari cerebrali, è evidente che siamo innanzi a un rischio significativo per la salute. Le microplastiche e le nanoplastiche, rispettivamente frammenti di plastica con dimensioni comprese tra 0,1 micrometri e 5 millimetri e inferiori a 0,1 micrometri, sono state infatti rilevate praticamente in ogni organo e tessuto umano: cuore, polmoni, fegato, cervello, sangue, placenta e persino apparato genitale. Non c'è da stupirsi, considerando che secondo alcuni studi ingeriamo e inaliamo ogni anno circa mezzo chilogrammo di plastica. Le bottiglie di plastica e le bustine di tè, ad esempio, rilasciano miliardi di queste particelle; anche i pesci e i frutti di mare che finiscono sulle nostre tavole sono “pieni” di questi frammenti.

Gli effetti sulla salute umana non sono ancora ben chiari, ma un recente studio ha trovato segni di infiammazione, ossidazione, apoptosi (suicidio cellulare), neurodegenerazione e persino lesioni legate ai tumori in associazione alle microplastiche. Un'altra ricerca le ha invece trovate nel grasso delle arterie ostruite, le placche aterosclerotiche, che catalizzano il rischio di infarto e ictus. Inoltre le particelle di plastica sono state rilevate nel sangue di due persone su tre. Per quanto concerne il cervello, un altro studio pubblicato su Nature Medicine ha rilevato che in quello umano la plastica ha raggiunto quasi lo 0,5 percento del suo peso, a causa di questo costante accumulo. È una quantità pari a un intero cucchiaino.

È alla luce di questi dati che la nuova ricerca condotta sul cervello dei topi risulta estremamente significativa e preoccupante. A condurla un team di ricerca guidato da scienziati cinesi del Laboratorio statale di criteri ambientali e valutazione dei rischi – Accademia cinese di ricerca sulle scienze ambientali di Pechino, che hanno collaborato con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti la Facoltà di tecnologia del futuro dell'Università di Pechino, il Dipartimento di Farmacologia e Biologia del Cancro dell'Università Duke (Stati Uniti) e l'Università Nazionale di Singapore. I ricercatori, coordinati dal professor Beidou Xi, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto un apposito esperimento in vivo con i topi. Hanno alimentato i roditori con acqua e frammenti di polistirene, avvolti da un materiale fosforescente che permetteva di rilevarli mentre si spostavano all'interno dell'organismo attraverso una specifica tecnica di laboratorio chiamata microscopia a due fotoni.

Poche ore dopo aver consumato il pasto, i minuscoli frammenti plastici erano in grado di superare la barriera ematoencefalica e finire all'interno dei capillari della corteccia cerebrale. I ricercatori sospettano che vengano fagocitati dalle cellule del sistema immunitario e trasportati nel flusso sanguigno, fino a raggiungere il cervello. Qui si verifica il disastro. I frammenti, infatti, talvolta restano bloccati all'interno dei piccoli vasi sanguigni generando ostruzione ed effetti neurotossici; spesso vengono raggiunti da altri frammenti che li "tamponano" come in una sorta di incidente d'auto a catena. In questo modo riescono a ostruire il flusso sanguigno alla stregua dei trombi, con tutti i rischi che ciò comporta. Analizzando il comportamento degli animali, i ricercatori hanno osservato che quelli con le microplastiche nel cervello presentavano evidenti anomalie neurologiche e motorie. Ad esempio, facevano molta più fatica a camminare e percorrevano tratti più brevi, inoltre avevano maggiori difficoltà nel superare i test di memoria all'interno del classico labirinto. A volte i capillari cerebrali si sono disostruiti e i frammenti plastici dissolti, tuttavia in alcuni casi i grumi erano ancora presenti anche al termine del periodo di follow-up.

I risultati di questo studio evidenziano il grave impatto delle microplastiche nel cervello dei roditori; come indicato non sappiamo se ciò si verifichi anche in quello umano, alla luce della differenza nelle dimensioni dei capillari cerebrali, ma la presenza di un intero cucchiaino di microplastiche nel nostro tessuto nervoso non può farci stare tranquilli. I dettagli della ricerca “Microplastics in the bloodstream can induce cerebral thrombosis by causing cell obstruction and lead to neurobehavioral abnormalities” sono stati pubblicati sulla rivista ScienceAdvances.

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