Le microplastiche assorbite in gravidanza si depositano nei tessuti del feto e persistono dopo la nascita
Le microplastiche che entrano nell’organismo durante la gravidanza possono raggiungere e depositarsi nel feto: la prova della persistenza delle minuscole particelle di plastica nei tessuti neonatali arriva dai risultati di un’indagine condotta da un team scientifico statunitense in modelli murini, nei quali sono state trovate tracce di microplastiche nei polmoni, nel fegato, nei reni, nel cuore e nel tessuto cerebrale degli animali nati da madri esposte a questi inquinanti durante la gravidanza.
I ricercatori hanno da tempo compreso come la contaminazione da microplastiche sia da considerare un’emergenza, per la capacità di queste minuscole particelle di entrare nell’organismo, attraverso diverse vie, tra cui l’inalazione, l’ingestione e l’esposizione cutanea, e accumularsi nel tempo. Microplastiche sono state trovate in diversi tessuti e fluidi del corpo umano, incluso il sangue e lo sperma, ma anche nella placenta delle donne in gravidanza. Ciò che non era stato ancora chiarito è se, attraverso la placenta, queste particelle potessero raggiungere e depositarsi nei tessuti del feto.
L’identificazione di queste microparticelle plastiche nella prole di femmine di topo esposte a frammenti di poliammide-12 (PA-12) , un tipo di nylon, conferma questo rischio. “Nessuno vuole microplastiche nel fegato – ha affermato il professor Phoebe Stapleton della Rutgers University di Piscataway, nel New Jersey, e autore senior della ricerca – . Ora che sappiamo che si depositano nel fegato, così come in altri organi, il passo successivo è capire perché e cosa significa”. I risultati dell’indagine sono stati dettagliati in un nuovo studio pubblicato su Science of the Total Environment.
Microplastiche trovate nei tessuti neonatali a seguito dell’esposizione in gravidanza
L’esposizione a microplastiche durante la gravidanza rappresenta un rischio anche per il feto, nei quali queste minuscole particelle di plastica possono depositarsi nei tessuti e persistere dopo la nascita. Per valutare questa possibilità, i ricercatori hanno osservato cosa accade nelle femmine di topo che, come gli umani, in gravidanza sviluppano una placenta emocoriale, che comporta che il sangue materno e quello fetale non entrino in contatto durante la circolazione.
In particolare, in organi e tessuti di topi nati da madri esposte all’inalazione di particelle di poliammide-12 (PA-12) sono state trovate tracce di questo stesso tipo di plastica nei polmoni, nel fegato, nei reni, nel cuore e nel tessuto cerebrale. E, sebbene non possa essere escluso che alcuni frammenti siano passati attraverso il latte materno dopo la nascita, la loro stessa presenza in momenti così precoci e cruciali dello sviluppo “solleva preoccupazioni per gli impatti tossicologici associati all’esposizione alle microplastiche, alla salute materno-fetale e all’accumulo sistemico di particelle di microplastiche” hanno osservato gli studiosi.
Le microplastiche sono diventate un inquinante onnipresente, rilevato nel cibo, terreni agricoli, nell’acqua di mare e nella neve. Le microplastiche sono state trovate persino negli oceani più profondi e sulle montagne più alte del mondo. “Questi inquinanti invisibili sono potenzialmente pericolosi per la salute umana – hanno aggiunto i ricercatori – . Un numero crescente di prove suggerisce una forte correlazione tra queste minuscole particelle plastiche e cancro, infiammazione, funzione immunitaria compromessa, degenerazione dei tessuti e problemi cardiovascolari”.