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Le bustine di tè rilasciano miliardi di microplastiche e nanoplastiche nell’infuso: lo studio

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che le bustine di tè rilasciano un numero enorme di microplastiche e nanoplastiche nella bevanda durante la preparazione dell’infuso. I rischi per la salute sono significativi perché queste minuscole particelle sono in grado persino di penetrare nel nucleo delle cellule intestinali.
A cura di Andrea Centini
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Una singola bustina di rilascia miliardi di microplastiche e nanoplastiche nella bevanda. È quanto emerso da un nuovo studio che ha indagato con svariate tecniche di laboratorio il rilascio delle microscopiche particelle di plastica dai sacchetti di varie marche di tè, realizzati in diversi materiali. Quello che ne rilascia di più in assoluto è il polipropilene, con ben 1,2 miliardi di microplastiche e nanoplastiche (MNPL) per millilitro di bevanda. Se ciò non bastasse, gli autori della ricerca hanno dimostrato che queste particelle sono in grado di interagire con le cellule intestinali umane, finendo per essere assorbite fin dentro al nucleo, dove si trova il materiale genetico. Le conseguenze per la salute potrebbero essere molto gravi, anche se ancora si stanno definendo i reali effetti sulla salute umana legati all'esposizione a questi composti.

L'inquinamento da plastica rappresenta un'emergenza globale e i minuscoli frammenti generati dalla frammentazione dei detriti sono considerati un problema enorme, tanto per l'impatto ambientale quanto per la salute. Oltre che dalla degradazione delle milioni di tonnellate di rifiuti gettati in mare, le MNPL vengono disperse anche dagli imballaggi alimentari. Un recente studio dell'Università Columbia di New York, ad esempio, ha determinato che una bottiglia di plastica può rilasciare per ogni litro d'acqua fino a 370.000 nanoplastiche, cioè frammenti con dimensioni inferiori a 0,1 micrometri. Le microplastiche hanno invece dimensioni maggiori, essendo comprese tra 0,1 micrometri e 5 millimetri. Altri studi avevano già evidenziato il cospicuo rilascio di MNPL da parte delle bustine di tè, che molte case produttrici stanno commercializzando in plastica (più conveniente) rispetto alla classica carta. Una ricerca del Redpath Museum dell'Università McGill di Montreal ha osservato che una bustina di tè rilascia 11,6 miliardi di microplastiche e 3,1 miliardi di nanoplastiche in una tazza. Il nuovo studio non solo conferma il significativo rilascio delle minuscole particelle, ma evidenzia anche i pericolosi effetti sulle cellule intestinali. A rendere particolarmente preoccupante il fenomeno il fatto che ingeriamo e inaliamo ogni anno ben mezzo chilogrammo di microplastiche.

A condurre il nuovo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati spagnoli della Facoltà di Bioscienze dell'Università Autonoma di Barcellona, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Zoologia dell'Università di Sohag (Egitto) e del Centro Helmholtz per la ricerca ambientale (UFZ) – Dipartimento di chimica analitica ambientale di Lipsia (Germania). I ricercatori, coordinati dalla professoressa Alba García-Rodríguez, docente presso il Mutagenesis Group del Dipartimento di Genetica e Microbiologia dell'ateneo catalano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver sottoposto bustine di tè in polipropilene, nylon-6 e cellulosa a svariate tecniche di laboratorio per valutare il rilascio di particelle. Fra quelle impiegate microscopia elettronica a scansione (SEM); spettroscopia infrarossa (ATR-FTIR); velocimetria laser Doppler (LDV) e altre ancora. Come indicato, è stato dimostrato che durante la preparazione di un infuso di tè rilasciano un numero enorme di particelle.

Nello specifico, è stato rilevato che il polipropilene rilascia circa 1,2 miliardi di particelle per millilitro; la cellulosa 135 milioni e il nylon-6 8,18 milioni. Per quanto concerne le dimensioni medie, esse erano rispettivamente di 136,7, 244 e 138,4 nanometri. “Siamo riusciti a caratterizzare in modo innovativo questi inquinanti con una serie di tecniche all'avanguardia, che rappresentano uno strumento molto importante per far progredire la ricerca sui loro possibili impatti sulla salute umana”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa García-Rodríguez.

Le particelle rilasciate sono state successivamente sottoposte a test con cellule intestinali umane (enterociti) per verificare le possibili interazioni; ebbene, dalle osservazioni è emerso che quelle che producono muco assorbono talmente tante MNPL che alcune penetravano sin dentro al nucleo dove si trova il DNA. Ciò, chiaramente, potrebbe catalizzare il rischio di danni genetici e innescare malattie come il cancro, come evidenziato dagli autori dello studio. Microplastiche e nanoplastiche sono già state associate a un maggior rischio di infezioni e a un impatto sulla fertilità, fra le altre cose. I dettagli della ricerca “Teabag-derived micro/nanoplastics (true-to-life MNPLs) as a surrogate for real-life exposure scenarios” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Chemosphere.

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