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Le apnee nel sonno potrebbero essere riconosciute come malattia cronica e invalidante

Lo prevede la proposta di legge 765 che vede come prima firmataria l’onorevole Carolina Varchi, capogruppo di Fdi in Commissione Giustizia della Camera. Ecco perché sono pericolose.
A cura di Valeria Aiello
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Le apnee notturne, un disturbo respiratorio caratterizzato da ripetuti episodi di occlusione delle vie aeree superiori durante il sonno, potrebbero essere riconosciute come malattia cronica e invalidante. Lo prevede una nuova proposta di legge 765 dal titolo “Disposizioni in materia di riconoscimento dell’apnea ostruttiva nel sonno come malattia cronica e invalidante”, che vede come prima firmataria l’onorevole Carolina Varchi, capogruppo di Fdi in Commissione Giustizia della Camera.

La proposta, presentata nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, comprende “l’assegnazione di uno specifico codice ai fini dell’esenzione dalla spesa sanitaria, l’istituzione di centri specializzati OSA, l’erogazione di dispositivi terapeutici e la tutela dei lavoratori attraverso il lavoro agile per le forme più gravi – ha spiegato la prima firmataria Varchi – . Attraverso questo provvedimento vogliamo quindi tutelare i cittadini affetti da questa patologia, che spesso viene sottovalutata e che, se trascurata, può causare l’insorgenza di patologie ben più gravi”.

Perché le apnee notturne sono pericolose

La apnee notturne, o meglio, la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Obstructive Sleep Apnea Syndrome, OSAS), costituiscono un fattore di rischio rilevante per lo sviluppo di malattie cardiovascolari e metaboliche.

Ampiamente diffuse nella popolazione generale, anche se più comuni negli uomini (rapporto uomo/donna di 3:1) – in Italia colpiscono circa 7 milioni di soggetti adulti, di cui quasi 4 milioni con una forma conclamata – hanno un impatto economico significativo sul Sistema sanitario pubblico, stimato in circa 3 miliardi di euro per le casse dello Stato.

Chi soffre di apnee notturne presenta un rischio maggiore di sviluppare ipertensione, infarto, ictus, obesità e diabete, oltre a soffrire anche di un senso di continuo affaticamento e un’eccessiva sonnolenza diurna, che a sua volta espone a un maggior rischio di essere coinvolti in incidenti stradali (frequenza fino a 5 volte superiore rispetto agli individui non affetti) o sul lavoro (rischio di infortunio lavorativo doppio).

I sintomi delle apnee ostruttive del sonno

I sintomi più comuni possono essere di due tipi, a seconda del momento della giornata in cui si manifestano. I sintomi notturni comprendono:

  • russamento
  • pause respiratorie
  • senso di soffocamento durante il sonno
  • frequenti risvegli
  • sudorazione notturna

I sintomi diurni possono includere:

  • stanchezza la risveglio
  • scarsa concentrazione con deficit di memoria
  • mal di testa al mattino
  • disturbi dell’umore
  • eccessiva sudorazione diurna

Diagnosi e cura della malattia

Riconoscere la sindrome da apnee ostruttive del sonno non è semplice, in parte per la scarsa consapevolezza della patologia nella popolazione ma anche per la limitata diffusione i screening di routine e il ridotto numero di centri del sonno.

La diagnosi avviene attraverso specifiche indagini strumentali, in particolare attraverso la polisonnografia notturna che registra durante la notte il flusso d’aria nelle vie aeree, gli sforzi respiratori toracoaddominali, la saturazione arteriosa dell’ossigeno, la frequenza cardiaca, la posizione corporea, il russamento, i potenziali elettrici del cervello e del cuore, i movimenti degli occhi e l’attività muscolare del corpo.

Per il trattamento della condizione, non esistono terapie farmacologie approvate. I trattamenti consistono principalmente nell’utilizzo di dispositivi per ridurre l’ostruzione, come ad esempio i cerotti nasali, e l’usodi maschere respiratorie e altri device per il supporto ventilatorio (CPAP), un approccio che molte persone trovano scomodo e difficile da tollerare.

Attualmente sono in fase di studio alcuni agenti farmaceutici, di cui alcuni già impiegati per il trattamento di altre condizioni, che potrebbero aprire la strada verso cure efficaci.

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