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Le 7 meduse più pericolose del Mediterraneo: come riconoscerle

Carybdea marsupialis, Drymonema dalmatinum e Pelagia noctiluca: le specie di meduse più urticanti del Mediterraneo dalle quali è bene tenersi alla larga.
A cura di Andrea Centini
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Pelagia noctiluca. Credit: Roberto Pillon / wikipedia
Pelagia noctiluca. Credit: Roberto Pillon / wikipedia

Appartenenti al gruppo dei cosiddetti Cnidari o Celenterati assieme ai coralli, le meduse sono tra gli animali più affascinanti e antichi che vivono nei nostri mari. Si stima infatti che esse non evolvano sin dalla loro apparizione sulla Terra, circa 700 milioni di anni fa. Questi organismi sono noti soprattutto per le capacità urticanti dei loro tentacoli, particolarmente pericolosi nelle cosiddette cubomeduse, come la vespa di mare (Chironex fleckeri) che ha ucciso una settantina di bagnanti in Australia. Fortunatamente nel Mar Mediterraneo non abbiamo specie così tossiche, tuttavia da alcuni anni è apparsa la famigerata caravella portoghese (Physalia physalis), un organismo affine alle meduse che nel 2010 ha provocato la morte di una donna sarda e nel 2022 ha fatto finire in terapia intensiva una donna siciliana. A causa del riscaldamento globale e della crisi ittica, le meduse si stanno moltiplicando e diffondendo senza controllo nei mari di tutto il mondo, rendendosi in alcuni casi responsabili di vere e proprie invasioni. Ecco le sette specie di meduse cui prestare maggiore attenzione nel Mar Mediterraneo.

Aurelia aurita

Credit: Hans Hillewaert / wikipedia
Credit: Hans Hillewaert / wikipedia

La Aurelia aurita è una delle più affascinanti meduse presenti nel nostro mare, grazie all'inconfondibile cappello quasi perfettamente sferico e ai suoi tentacoli nastriformi. Viene comunemente chiamata “medusa quadrifoglio” per il disegno che gli organi riproduttivi, le gonadi, formano nella porzione superiore dell'ombrella. Benché non sia tra le specie più urticanti, un contatto con gli cnidoblasti dei suoi tentacoli può causare serie dermatiti, inoltre viene avvistata soprattutto negli ambienti costieri, aumentando di conseguenza il numero di contatti indesiderati. Questa specie non solo è una delizia per tartarughe, uccelli, pesci e persino altre specie di meduse più grandi, ma viene regolarmente consumata anche dall'uomo, soprattutto in Cina e Giappone dove è alla base di alcuni caratteristici piatti. Le dimensioni medie della medusa quadrifoglio non superano i venti centimetri di diametro e la colorazione è fondamentalmente trasparente.

Caratteristiche e colorazione: cappello sferico con dimensioni massime di 40 cm, media 20 cm. Tentacoli corti. Il colore è fondamentalmente trasparente con riflessi di rosati e violetti

Pericolosità: leggermente urticante. Rischio di contatti frequente

Zona marina: costiera

Pelagia noctiluca

Credit: Hans Hillewaert / wikipedia
Credit: Hans Hillewaert / wikipedia

La Pelagia noctiluca non solo è una delle meduse più comuni del Mare nostrum, ma il suo veleno è anche fra i più urticanti e dolorosi, caratteristiche che la rendono un vero e proprio spauracchio fra i bagnanti. Si tratta altresì di una delle specie a rischio invasione, e non è un caso che la stragrande maggioranza delle 150.000 persone soccorse ogni anno nel Mediterraneo per punture da medusa sia colpita proprio dalla Pelagia noctiluca. Il nome scientifico latino è legato alla sua capacità di “illuminarsi” di un colore verdastro durante la notte, per questo motivo è conosciuta anche col nome comune di medusa luminosa. Questa specie, che nelle acque costiere è più facile da avvistare in primavera e autunno, ha un cappello che può superare i venti centimetri di diametro, mentre i temibili tentacoli velenosi possono arrivare fino a due metri di lunghezza. La colorazione è particolarmente affascinante e va dal rossastro al violetto.

Caratteristiche e colorazione:  Ombrella a forma di cupola di circa 15 centimetri, con quattro braccia orali lunghe e otto lunghi tentacoli (fino a 2 metri) urticanti. Colore trasparente con riflessi rosati e violetti. Di notte è luminescente.

Pericolosità: molto urticante, principale responsabile delle punture nel Mediterraneo

Zona marina: pelagica, ma spesso viene spinta sulle coste in gran numero

Cassiopea andromeda

Credit: Raimond Spekking
Credit: Raimond Spekking

La Cassiopea andromeda è una delle meduse più curiose del Mar Mediterraneo, dove è arrivata attraverso il passaggio dal Canale di Suez come la gigantesca Rhopilema nomadica. Il suo nome comune inglese è “upside-down meduse” poiché vive principalmente a testa all'ingiù poggiata sul fondale sabbioso, dove fa vibrare i suoi tentacoli per respirare e catturare le piccole prede di cui si nutre. Per questa ragione viene spesso confusa con anemoni di mare e altri animali affini. La Cassiopea andromeda vive in simbiosi con alcune alghe e talvolta con un piccolo gamberetto, che non viene paralizzato dal suo veleno. Il cappello di questa specie è giallo-bruno e raggiunge i trenta centimetri di diametro, mentre i tentacoli sono corti e bluastri. Benché le punture da Cassiopea andromeda siano rare a causa del peculiare comportamento, è bene prestarvi attenzione; sono infatti molto dolorose e provocano eruzioni cutanee, vomito e gonfiore.

Caratteristiche e colorazione:  Ombrello con un diametro massimo di 30 centimetri, di colore marroncino giallognolo e punteggiato di bianco. Alcuni dettagli bluastri. Le braccia orali sono fuse e non ha tentacoli marginali

Pericolosità: urticante, punture molto dolorose

Zona marina: pelagica, ma vive anche in lagune fangose

Chrysaora hysoscella

Credit: Francesco Crippa
Credit: Francesco Crippa

La Chrysaora hysoscella è una medusa piuttosto diffusa nell'Oceano Pacifico ma avvistamenti vengono fatti regolarmente anche nel Mar Adriatico e nel Golfo di Trieste. Questa specie è comunemente conosciuta col nome di medusa bruna o medusa compasso, a causa delle sedici bande marroni a forma di V che ornano tutta la superficie dell'ombrella. Può arrivare sino a quaranta di diametro e i suoi ventiquattro tentacoli possono superare il metro di lunghezza, caratteristiche che, assieme all'inconfondibile colorazione, la rendono facilmente riconoscibile in acqua. Se incontrata, è bene rimanere a debita distanza: il contatto con i tentacoli può infatti provocare dermatiti, benché non sia tra le specie più urticanti in assoluto. La Chrysaora hysoscella è una specie che spesso viene allevata nei grandi acquari; alcuni esemplari sono ad esempio visibili in quello di Genova.

Caratteristiche e colorazione: ombrella con un diametro di 30 centimetri, lunghe braccia orali (fino a 1 metro) e 24 tentacoli. Colore brunastro, con bande rossicce ben differenziate sul cappello.

Pericolosità: poco urticante, ma può causare dermatiti

Zona marina: avvistamenti più facili in alto mare, ma presente anche sulle coste. Più frequente nell'Adriatico

Drymonema dalmatinum

Credit: Liza Gomez Daglio
Credit: Liza Gomez Daglio

La Drymonema dalmatinum è la medusa più maestosa che è possibile incontrare nel Mar Mediterraneo, dato che la sua ombrella può superare il metro di diametro. Parente prossima della medusa più grande al mondo, la Cyanea capillata che vive nel Mare del Nord e nell’Artico e può raggiungere i due metri di diametro, questo specie è estremamente rara nei nostri mari: basti pensare che è stata avvistata recentemente nel Mar Adriatico dopo quasi cento anni di sparizione. La sua rarità è probabilmente legata al peculiare ciclo di vita, con la fase polipoide dominante rispetto a quella di medusa. Il nome scientifico Drymonema dalmatinum deriva dalla Dalmazia, dove il naturalista Ernst Haeckel la descrisse per la prima volta alla fine del XIX secolo. Bellissima da osservare per la peculiare forma del cappello e i numerosi tentacoli filamentosi, questa medusa è ritenuta molto tossica, ma data la grande difficoltà di incontrarne una è probabile che nessuno sia mai stato vittima del suo veleno.

Caratteristiche e colorazione: Ombrella fino a 1 metro di diametro. Colorazione giallognola e rosata, con lunghi e numerosi tentacoli

Pericolosità: molto urticante, ma rarissima (avvistamenti in Mediterraneo si contano sulle dita di una mano)

Zona marina: pelagica

Rhopilema nomadica

Credit: Kimonas Markoulis
Credit: Kimonas Markoulis

Tra le cosiddette “specie aliene” giunte nel Mar Mediterraneo dal Mar Rosso, la Rhopilema nomadica è una di quelle che preoccupa maggiormente gli scienziati. Questa medusa, infatti, oltre a essere particolarmente urticante, forma banchi con migliaia e migliaia di esemplari, che hanno già causato serissimi danni al turismo e ad alcune centrali di desalinizzazione in Israele, Egitto e Malta. I suoi avvistamenti continuano ad aumentare di anno in anno ed è una delle principali indiziate per il rischio di invasione. Curiosamente, il suo arrivo nel Mare nostrum non dipende dal solo riscaldamento globale, che sta alterando gli equilibri ecologici marini, ma anche dal recente allargamento del Canale di Suez. La Rhopilema nomadica ha inoltre la particolarità di essere enorme: può infatti arrivare a cinquanta chilogrammi di peso e il suo cappello raggiunge i cinquanta centimetri di diametro. È facilmente riconoscibile per le dimensioni imponenti e la colorazione completamente bianca e blu ghiaccio.

Caratteristiche e colorazione: Ombrello emisferico di colore bianco e blu-ghiaccio. Il diametro medio è di 0,5 metri ma può arrivare a 85 centimetri. Ha braccia orali fuse e non presenta tentacoli marginali.

Pericolosità: molto urticante, tendenza a diffondersi lungo le coste

Zona marina: pelagica e costiera, con rischio di invasione

Carybdea marsupialis

Credit: Massimiliano de Martino
Credit: Massimiliano de Martino

La Carybdea marsupialis è una cubomedusa, esattamente come la letale cugina australiana del genrere Chironex. Benché il livello di tossicità delle nematocisti nei suoi tentacoli non sia il medesimo, si tratta probabilmente della medusa più pericolosa nel nostro mare, dato che gli effetti del veleno possono causare uno shock anafilattico. Il nome cubomedusa è legato alla peculiare forma del cappello (o ombrella) del gruppo, che ricorda quella di una scatoletta cubica: esso non supera i tre centimetri di diametro, mentre i tentacoli arrivano a circa trenta. Benché corti, essendo filiformi i tentacoli tendono ad attorcigliarsi agli arti del malcapitato di turno, provocando dolorosissime ustioni. Analogamente alla Pelagia noctiluca, il suo veleno è fortunatamente termolabile, dunque non appena possibile, se punti il suggerimento è quello di tamponare le ferite con sabbia o sassi arroventati dal sole e recarsi immediatamente da un medico. Nonostante le piccole dimensioni, la Carybdea marsupialis è facile da avvistare in acqua per il colore rossastro dei suoi tentacoli.

Caratteristiche e colorazione: ombrella cubica con un diametro di 3 centimetri, tendenzialmente trasparente. Quattro tentacoli ben evidenti (biancastri), lunghi fino a 30 cm.

Pericolosità: estremamente urticante, la più pericolosa nel Mediterraneo. Potenzialmente letale nei soggetti sensibili.

Zona marina: costiera, acque basse. Più diffusa in Adriatico

Cosa fare in caso di puntura di medusa

Le meduse non sono animali aggressivi. Le punture si verificano solo perché abbiamo la sfortuna di andarci incontro. Sono infatti animali planctonici, cioè che non nuotano attivamente ma vengono trasportati dalle correnti. Nel caso in cui fossimo punti la cosa più importante è mantenere la calma, soprattutto se l'incidente si verifica al largo. Nei soggetti predisposti le tossine di questi organismi possono infatti provocare uno shock anafilattico potenzialmente letale, inoltre il dolore può essere lancinante. Si deve tornare subito a riva o comunque uscire dall'acqua alta (ad esempio salendo su una barca). Cercare immediatamente aiuto se non ce la si fa da soli. Come specificato dal dermatologo Antonio De Bitonto in un comunicato, una volta al sicuro vanno rimossi eventuali residui dei tentacoli, usando strumenti adeguati come le pinzette o indossando i guanti (si può usare anche una carta di credito, senza sfregare). L'area infiammata va sciacquata con abbondante acqua marina ma non con quella dolce, che in alcuni casi può favorire il rilascio di ulteriore veleno. Per le punture di alcune meduse (come le cubomeduse) i Manuali MSD raccomandano l'uso dell'aceto prima dell'acqua salata, dato che impedisce che scoppino ulteriori nematocisti; non va tuttavia usato per le punture delle caravelle portoghesi, dato che per questi organismi (che non sono meduse) l'aceto favorisce il rilascio delle tossine. Poiché il veleno di questi animali è termolabile, "una volta che i tentacoli sono stati rimossi si può alleviare il dolore con immersioni in acqua calda o impacchi di acqua fredda, a seconda delle preferenze della persona interessata", spiegano i Manuali MSD. In alcune persone, come indicato, le punture possono essere molto pericolose, per questa ragione si raccomanda l'immediata richiesta di soccorso medico "al minimo segnale di problemi respiratori o di alterazione dello stato di coscienza (compresa la perdita di coscienza)", spiegano gli esperti.

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