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L’atmosfera di Venere potrebbe ospitare le molecole della vita

Le sue nubi di acido solforico non sarebbero corrosive per le basi di RNA e DNA.
A cura di Valeria Aiello
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Un'immagine di Venere catturata dalla sonda Galileo. Credit: NASA/JPL-Caltech
Un'immagine di Venere catturata dalla sonda Galileo. Credit: NASA/JPL-Caltech

Venere, come lo conosciamo oggi, è un pianeta infernale e inabitabile per molti aspetti, ma la sua atmosfera, seppur molto diversa da quella della Terra, potrebbe ospitare la vita. O meglio, le molecole necessarie alla vita. Lo suggeriscono i risultati di un nuovo studio guidato dai ricercatori del Massachusetts institute of Tecnology (MIT) che hanno analizzato la stabilità delle basi azotate degli acidi nucleici DNA e RNA nelle condizioni che caratterizzano le nubi dell’atmosfera venusiana.

Queste nubi, che già in passato hanno incoraggiato speculazioni circa l’esistenza della vita, sono composte da acido solforico in concentrazioni che sono di ordini di grandezza più elevate di qualsiasi altro ambiente terrestre in grado di ospitare la vita. Eppure, i ricercatori hanno osservato che le basi di RNA e DNA si sono dimostrate stabili nell’acido solforico concentrato, alle temperature presenti nelle nubi del pianeta.

Nelle scienze planetarie, in molti sono abbastanza certi che le biomolecole complesse non possano sopravvivere nell’acido solforico, ma i chimici potrebbero non esserne così certi – ha affermato l’astrofisica Sara Seager del Dipartimento di Scienze della Terra, Atmosferiche e Planetarie del MIT, autrice principale della ricerca – . Nel nostro lavoro abbiamo mostrato che le molecole chiave necessarie per la vita (le basi degli acidi nucleici) sono stabili nell’acido solforico concentrato, avanzando l’idea che l’ambiente dell’atmosfera di Venere possa essere in grado di supportare sostanze chimiche complesse necessarie alla vita”.

Come dettagliato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, gli studiosi hanno verificato che tutte le basi degli acidi nucleici presenti in natura (adenina, citosina, guanina, timina e uracile) sono stabili in concentrazioni di acido solforico comprese tra l’80% e il 98% negli intervalli di temperature raggiunti dalle nubi venusiane (30-70 °C). Anche un composto simile all’adenina utilizzato da alcuni virus, la 2,6-diaminopurina, si è dimostrato stabile, il che significa nessuna reattività o degradazione è stata rilevabile dopo l’incubazione in acido solforico per un massimo di due settimane.

D’altra parte, la spina dorsale degli acidi nucleici, costituita da gruppi fosfato e zucchero, è risultata vulnerabile alla degradazione. “Possiamo però puntare a trovare un sostituto stabile, con caratteristiche strutturali simili, dimensioni, flessibilità, forma, ecc…” affermano i ricercatori statunitensi che, sulla base delle loro scoperte, hanno ora in programma di progettare un biopolimero stabile in acido solforico concentrato, a supporto dell’idea che forme di vita diverse da quella terrestre possano essere in grado di prosperare nelle nubi di Venere.

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