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L’asteroide che uccise i dinosauri non aviani non era solo: scoperto un altro enorme cratere

Gli scienziati hanno scoperto che 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, la Terra fu colpita da un secondo, enorme asteroide, oltre a Chicxulub responsabile dell’estinzione dei dinosauri non aviani.
A cura di Andrea Centini
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Sessantasei milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, un asteroide con un diametro di almeno 10 chilometri si schiantò su quella che è l'attuale Penisola dello Yucatan, in Messico, generando un immenso cratere di 200 chilometri e condannando all'estinzione i dinosauri non aviani (e non solo). Un nuovo studio ha determinato che, nello stesso periodo, la Terra fu colpita da un altro grande asteroide con un diametro di circa 500 metri. Il sasso spaziale si schiantò nell'Oceano Atlantico al largo delle coste della Guinea (Africa), provocando la formazione di un cratere di 8,5 chilometri chiamato Nadir. Al momento non è possibile stabilirlo, ma non si può escludere che i due corpi celesti fossero collegati in qualche modo. Forse provenivano entrambi dallo stesso oggetto più grande, spezzatosi in due prima di entrare in contatto con l'atmosfera terrestre o subito dopo. Ciò che è certo è che entrambe le collisioni hanno avuto esiti devastanti sul pianeta e su chi lo popolava al tempo.

A determinare che l'asteroide che ha causato l'estinzione dei dinosauri non aviani, noto come Chicxulub, non fu il solo a cadere sulla Terra 66 milioni di anni fa è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici della Heriot-Watt University di Edimburgo (Scozia), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti la società di geofisica TGS, l'Istituto di geofisica e Dipartimento di scienze della terra e dei pianeti dell'Università del Texas, il Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona, l'Università di Friburgo e altri. I ricercatori, coordinati dal professor Uisdean Nicholson, docente presso la Scuola di energia, geoscienze, infrastrutture e società dell'ateneo scozzese, avevano identificato il cratere Nadir nel 2022, mentre analizzando il fondale dell'Oceano Atlantico per un'indagine sismica. Sin dall'inizio si sospettò l'impatto di un grande asteroide, ma mancavano troppi dati per avere informazioni precise. Grazie a una nuova e approfondita mappatura sismica in 3D, condotta grazie alla gigantesca nave da ricerca Ramform Atlas, i ricercatori hanno ottenuto immagini di una qualità straordinaria, che hanno paragonato a quelli di una ecografia per vedere i dettagli di un feto durante la gravidanza.

Il cratere Nadir. Credit: communications earth & environment
Il cratere Nadir. Credit: communications earth & environment

Le informazioni estrapolate sono tante e preziose. Il cratere Nadir, profondo 9 chilometri e sito a 300 metri di profondità, è stato generato da un asteroide con un diametro di 450-500 metri, dai 50 ai 100 metri in più rispetto a quanto stimato nel 2022. Il sasso spaziale arrivò nel punto di impatto con un angolo di appena 20-40 gradi in direzione Nord-Est, alla mostruosa velocità (stimata) di 20 chilometri al secondo, circa 72.000 chilometri orari. Prima di schiantarsi, pertanto, volò quindi basso e radente nell'atmosfera terrestre, dando vita a uno spettacolo impressionante nel cielo. La collisione ad altissima energia fratturò il fondale generando frane, crolli e faglie sismiche. Larga parte dell'altopiano coinvolto fu liquefatto. Uno tsunami alto 800 metri si propagò immediatamente nell'area circostante, seminando morte e distruzione. Una catastrofe, che tuttavia impallidisce innanzi a quella scatenata dall'asteroide “fratello” più grande.

L'impatto di Chicxulub, come è conosciuto tra gli scienziati, fu responsabile dell'estinzione dei dinosauri non aviani e, più in generale, delle 75 percento delle specie viventi dell'epoca. L'apocalittica collisione generò un immenso tsunami altro 1,5 chilometri in grado di viaggiare a centinaia di chilometri orari, le cui onde più piccole fecero il giro del globo. Incendi devastanti sconvolsero l'intero pianeta Terra e un'immensa nube di detriti oscurò il cielo per anni, bloccando la fotosintesi e condannando alla morte prima le piante, poi gli erbivori e infine i carnivori. Un evento apocalittico che adesso sappiamo essere stato “accompagnato” nello stesso periodo da un evento di portata minore ma comunque catastrofica. Ad oggi, fortunatamente, nessun asteroide minaccia l'umanità, ma si ritiene che Bennu, con un diametro di circa 400 metri, abbia una possibilità di colpirci dello 0,037 percento (1 su 2.700) nel 2182. Non è zero e dunque va monitorato attentamente.

Il professor Nicholson ha spiegato in un comunicato stampa che l'umanità non ha mai avuto a che fare con eventi del genere: “La cosa che ci si avvicina di più stato l' evento di Tunguska del 1908, quando un asteroide di 50 metri entrò nell'atmosfera terrestre ed esplose nei cieli sopra la Siberia”. I segni furono l'"appiattimento" di intere foreste. Gli scienziati continuano a progettare esperimenti di difesa planetaria – come l'impatto cinetico di successo della sonda DART – proprio per non farci trovare impreparati nell'eventualità che uno di questi oggetti metta nel mirino il nostro pianeta. I dettagli della ricerca “3D anatomy of the Cretaceous–Paleogene age Nadir Crater” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Communications earth & environment del circuito Nature.

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