L’asteroide Bennu sembra provenire da un “mondo perduto”: la prova nel campione raccolto dalla NASA
Le prime analisi dei frammenti dell’asteroide Bennu, raccolti e portati sulla Terra dalla missione spaziale Osirix-Rex della NASA, rivelano un’intrigante possibilità sulla sua origine: la roccia spaziale sembra provenire da un “antico mondo oceanico” che sarebbe esistito miliardi di anni fa.
La prova di questa ipotesi si basa su una sottile crosta di fosfato rilevata su alcuni frammenti dell’asteroide e che non era mai stata osservata sui meteoriti caduti sulla Terra. La chimica di questo minerale, ricco di calcio e magnesio, è simile a quella rilevata nei vapori che fuoriescono dalla crosta ghiacciata di Encelado, la luna di Saturno. Il fosfato è anche un elemento fondamentale della vita, rafforzando l’ipotesi che la vita sulla Terra sia stata innescata per la prima volta dal materiale portato dagli asteroidi che si sono schiantati sulla superficie del nostro pianeta durante la sua storia primordiale.
Secondo gli scienziati, il mondo di cui Bennu faceva parte era probabilmente simile ad Encelado, ma grande la metà. Quando il Sistema Solare prese forma, sarebbe stato distrutto da una collisione con un altro oggetto, formando migliaia di asteroidi.
Bennu proviene da un mondo oceanico perduto
Bennu è un antico asteroide che gli scienziati ritengono rappresenti il materiale rimasto dalla formazione del Sistema Solare, circa 4,5 miliardi di anni fa. Le prime analisi del campione hanno rilevato elevate quantità di carbonio e acqua ma un team di ricerca dell’Università dell’Arizona, che sta analizzando una piccola parte del campione (200 milligrammi in totale), ha compiuto un nuovo passo in avanti, individuando alte concentrazioni di fosfati, come quelle rilevate in mondi oceanici extraterrestri.
“L’asteroide Bennu potrebbe essere un frammento di un antico mondo oceanico” ha affermato a Space.com lo scienziato planetario Dante Lauretta dell’Università dell'Arizona, evidenziando che, per quanto si tratti ancora di un’ipotesi, questa è “la migliore pista al momento per spiegare l’origine di quel materiale”.
Le analisi sono ancora nelle primissime fasi, per cui in futuro possiamo aspettarci molte altre rivelazioni, inclusa forse la conferma del tipo di planetesimo che ha generato Bennu. Nel frattempo i risultati finora ottenuti saranno presentati alla prossima Lunar and Planetary Science Conferenze (LPSC 2024), in programma dall’11 al 15 marzo in Texas.