L’asteroide 2024 YR4 che rischia di colpire la Terra presto nel mirino del James Webb: cosa scopriremo

L'asteroide 2024 YR4, che al momento ha 1 probabilità su 45 di colpire la Terra il 22 dicembre 2032, all'inizio di marzo verrà messo nel mirino dall'avveniristico Telescopio Spaziale James Webb (JWST), il più potente – e costoso – strumento a disposizione degli scienziati per analizzare il minaccioso sasso spaziale (le cui dimensioni stimate sono comprese tra 40 e 90 metri). Il monitoraggio col telescopio da 10 miliardi di dollari è stato deciso con una procedura di emergenza proposta da scienziati del Planetary Defence Office dell'ESA e della NASA, al fine di sfruttare il "Director's Discretionary Time", ovvero una finestra di osservazioni eccezionali da destinare proprio a eventi importanti che non potevano essere programmati in precedenza. Come la minaccia di un corpo celeste.
Qual è il rischio di impatto dell'Asteroide 2024 YR4 sulla Terra
L'asteroide, scoperto alla fine dello scorso anno e classificato con un punteggio di 3 sulla scala di Torino, in questo momento si sta allontanando da noi e si dirige in linea retta verso l'orbita di Marte. Da maggio “sparirà” tra il Pianeta Rosso e Giove, prima di tornare a farci visita nel 2028, con il nuovo perigeo – passaggio ravvicinato – alla fine dell'anno. Questo è un problema, perché per determinare con precisione l'orbita e di conseguenza il rischio di impatto contro il nostro pianeta è necessario studiare accuratamente l'oggetto. C'è la possibilità non remota che riusciremo a scongiurare del tutto il rischio di collisione solo con le analisi di follow-up condotte fra quasi quattro anni.
Quali dati emergeranno dal James Webb sulle traiettorie dell'Asteroide 2024 YR4
In questo momento i più grandi e potenti telescopi terrestri come il Very Large Telescope (VLT) nell'incontaminato deserto di Atacama, in Cile, continuano a tracciare 2024 YR4 e a limare le traiettorie possibili; proprio per questo il rischio di impatto è raddoppiato negli ultimi giorni al 2,2 percento, grazie al maggior numero di dati a disposizione. Ci sono buone probabilità che le future osservazioni porteranno a zero il rischio di impatto, tuttavia al momento non possiamo scongiuralo. A partire da marzo le osservazioni col Telescopio Spaziale James Webb non solo ci aiuteranno a determinare meglio l'orbita del sasso spaziale, ma anche a comprenderne con maggiore precisione le dimensioni. Al momento, infatti, attraverso i telescopi che operano nella luce visibile è stato stimato che 2024 YR4 ha dimensioni comprese tra 40 e 90 metri, dunque c'è un'incertezza significativa. Vi è una grande differenza tra i danni che può fare un oggetto di 40 metri e uno attorno a 100 metri, sebbene siamo comunque innanzi a un “killer di città” e non a un “killer di pianeti”, in caso di impatto.
Il Telescopio Spaziale James Webb opera nell'infrarosso con i suoi strumenti MIRI e NIRCam, che come spiegato dall'ESA permettono di determinare con maggior precisione le dimensioni di un oggetto dalla sua luminosità, che è chiaramente quella riflessa dal Sole. Gli occhi del Webb, che orbita a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra nel punto di Lagrange L2, consentiranno di studiare l'orbita dell'asteroide quando ormai sarà al di fuori della portata degli strumenti terrestri, con un primo ciclo di osservazioni a inizio marzo e un altro a maggio. Con questi dati si calcoleranno con maggiore precisione sia le dimensioni dell'oggetto che la percentuale di rischio di impatto con la Terra nel 2032. Ma come specificato, non è detto che riusciremo a scongiurare tale probabilità sin dai prossimi mesi. È verosimile che otterremo le probabilità definitive nel 2028.
Nel frattempo la task force dell'ONU ha già una stima indicativa su dove potrebbe colpire la Terra nel 2032, nel caso in cui l'asteroide dovesse metterci nel mirino: sono coinvolti tre continenti. Gli scienziati sono al lavoro per studiare i prossimi passi da fare, comprese le eventuali azioni di difesa planetaria che dovessero rendersi necessarie, come la deviazione dell'oggetto con un impatto cinetico in modo non dissimile dalla missione DART.