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L’anoressia può dipendere dalla flora intestinale alterata

Lo rivela un nuovo studio pubblicato su Nature Microbiology da cui è emerso che trapiantando il microbiota intestinale di pazienti anoressiche nei topi, gli animali acquisiscono alcuni dei tratti tipici dell’anoressia.
A cura di Valeria Aiello
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L’anoressia potrebbe essere scritta nella flora intestinale, o meglio, nel microbioma dell’intestino, l’insieme di microrganismi (batteri, virus e lieviti) che popolano il nostro tratto digestivo, per lo più il colon. Lo rivela un nuovo studio appena pubblicato su Nature Microbiology da un team di ricerca internazionale che ha valutato in che modo le alterazioni del microbiota intestinale contribuiscano allo sviluppo del disturbo alimentare. Dal lavoro, guidato da Yong Fan della Facoltà di Salute e Scienze Mediche dell’Università di Copenhagen, René Klinkby Støving del Centro per i disturbi alimentari dell’Ospedale universitario di Odense, in Danimarca, e da Samar Berreira Ibraim del centro INRAE, MetaGenoPolis ( MGP ) dell’Université Paris-Saclay di Jouy-en-Josas, in Francia, è anche emerso che trapiantando il microbiota intestinale di pazienti anoressiche nei topi, gli animali acquisiscono alcuni dei tratti tipici dell’anoressia.

È quindi possibile che squilibri o modifiche nella composizione del microbiota intestinale vadano a influire direttamente nello sviluppo dell’anoressia nervosa, un disturbo che non riguarda semplicemente il desiderio di essere magri ma si configura come una condizione mentale complessa, che modifica il modo in cui il cervello regola l’appetito e la percezione del proprio corpo. Le persone con anoressia nervosa, principalmente donne nel 95% dei casi con una prevalenza nella popolazione di circa l’1%, riducono radicalmente l’apporto calorico attraverso comportamenti rituali, tra cui la ridotta assunzione di cibo e l’aumento dell’attività fisica, con conseguenze gravi e potenzialmente fatali.

Per comprendere quali alterazioni del microbiota intestinale vadano ad influenzare lo sviluppo dell’anoressia nervosa, i ricercatori hanno progettato uno studio di metagenomica shotgun, che consiste nel sequenziamento massivo del “metagenoma”, ovvero degli acidi nucleici totali presenti in un campione, il che permette di determinare la varietà e l’abbondanza relative di specie microbiche che popolano un dato ambiente.

Per l’indagine, i ricercatori hanno analizzato i campioni fecali di 77 ragazze e donne danesi con anoressia nervosa e 70 coetanee sane come gruppo di controllo, rilevando che le pazienti con anoressia presentavano una composizione intestinale alterata e un’interazione disturbata tra virus e batteri intestinali. In particolare, spiegano gli autori dello studio, più gruppi batterici (ad esempio, Clostridium spp) sono risultati alterati e anche il viroma intestinale, l’insieme dei virus intestinali, è apparso compromesso nelle pazienti con anoressia, includendo una riduzione delle interazioni virali-batteriche.

Quando i campioni fecali delle pazienti sono stati poi trapiantati in topi privi di microbiota intestinale, gli autori dello studio hanno scoperto che il microbiota intestinale riduceva l’aumento di peso negli animali e alterava l’espressione dei geni coinvolti nel controllo dell’appetito e del dispendio energetico. Ciò ha portato gli studiosi a concludere che modifiche o squilibri del microbiota intestinale possono conferire alterazioni nella regolazione dell’appetito e nel metabolismo del peso corporeo, contribuendo allo sviluppo dell’anoressia nervosa.

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