L’allarmante diffusione dell’influenza aviaria non risparmia l’Olanda
L’Europa continua ad essere colpita dalla sua peggiore epidemia di influenza aviaria, così come Nord e Sud America, dove nell’ultima settimana Paesi come Argentina e Uruguay hanno dichiarato emergenze sanitarie nazionali a seguito di focolai di H5N1, il virus aviario ad alta patogenicità (HPAI) che, oltre a minacciare milioni di volatili, è stato recentemente rilevato in diverse specie di mammiferi. Dopo le volpi e le lontre risultate positive nel Regno Unito, i visoni in Spagna, le foche e persino gli orsi grizzly negli Stati Uniti, è notizia delle ultime ore quella della segnalazione di un aumento di decessi nella popolazione di gabbiani in Olanda. La circolazione del virus è stata confermata dal Dutch Wildlife Health Centre che, attualmente, lo ha rilevato in cinque esemplari, sebbene siano in corso ulteriori test sugli animali.
Il Centro olandese per la salute della fauna selvatica teme che, con l’arrivo della primavera, quando gli uccelli tenderanno a formare colonie riproduttive, la concentrazione di molti esemplari nelle stesse aree possa amplificare la diffusione del patogeno. “Al momento – precisa l’Istituto in una nota– ci sono segnali che il virus aviario ad alta patogenicità stia portando a un aumento della mortalità tra i gabbiani comuni in Francia, Belgio, Germania e Paesi Bassi. Vorremmo invitare tutti a prestare attenzione e a segnalare eventuali ritrovamenti di gabbiani comuni malati o morti”.
Gli ultimi ritrovamenti hanno riguardato gabbiani dalla testa nera, le cui carcasse sono state rinvenute in diverse aree del Paese, soprattutto nell’Olanda meridionale, nelle vicinanze di Rotterdam, Dordrecht, Europoort e Leida. La presenza del virus è stata confermata anche in un esemplare trovato vicino a Ermelo, nella provincia centro-orientale di Gheldria. Sono attualmente allo studio segnalazioni da Flevoland, Limburgo, Brabante Settentrionale, Olanda Settentrionale, Overijssel e Utrecht.
Le carcasse di uccelli infetti, ricorda il Centro olandese, possono essere una fonte di contaminazione ambientale per i gabbiani e altre specie. “Abbiamo indicazioni che lo smaltimento di queste carcasse aiuti a mitigare gli effetti delle epidemie di influenza aviaria, ad esempio dalle esperienze durante le morti di massa nelle colonie di beccapesci nei Paesi Bassi, pellicani dalmati in Grecia e pinguini dai piedi neri in Namibia. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per indicare in che misura e in quali specie questi sforzi contribuiscano a ridurre l’esposizione della fauna selvatica sana all’influenza aviaria altamente patogena”.