L’albero di Natale dell’Universo, l’ammasso galattico MACS0416 visto dai telescopi Webb e Hubble
Anche l’Universo ha il suo “albero di Natale”: è l’ammasso galattico MACS0416, immortalato in fotografia senza precedenti, creata combinando le osservazioni all’infrarosso del telescopio spaziale James Webb con i dati in luce visibile del telescopio spaziale Hubble.
La foto si è appena guadagnata l’appellativo di “immagine più colorata dell’Universo” per l’incredibile visione che regala e per la possibilità di distinguere la distanza che ci separa dalle diverse galassie: quelle più blu sono relativamente vicine e, spesso, formano un’intensa formazione stellare, come meglio rilevato da Hubble, mentre le galassie più rosse tendono ad essere più distanti, oppure contengono abbondanti quantità di polvere, come mostrato da Webb.
“L’intero quadro non diventa chiaro finché non si combinano i dati dei due telescopi” – ha affermato Rogier Windhorst dell'Arizona State University, ricercatore principale del programma PEARLS (Prime Extragalactic Areas for Reionization and Lensing Science), che ha acquisito le osservazioni di Webb.
L’ammasso galattico MACS0416, "l’albero di Natale" del cosmo
Situato a circa 4,3 miliardi di anni luce dalla Terra, MACS0416 è una coppia di ammassi di galassie in collisione che alla fine si uniranno per formare un ammasso ancora più grande.
La nuova immagine, appena diffusa dalla NASA, rivela una ricchezza di dettagli che è possibile catturare solo combinando la potenza dei due più grandi telescopi spaziali. “Chiamiamo MACS0416 l’ammasso galattico dell'albero di Natale, sia perché è così colorato sia per le luci tremolanti che troviamo al suo interno” ha affermato Haojing Yan, ricercatore dell’Università del Missouri e autore principale dell’articolo che descrive i risultati scientifici dell’osservazione.
L’interesse degli studiosi non riguardava però solo i colori di queste galassie. Il team era infatti interessato agli eventi transitori, ovvero a quei fenomeni di variazione di luminosità che scompaiono in tempi relativamente brevi. In totale, gli studiosi ne hanno identificati 14, di cui 12 sono localizzati in tre galassie che risultano fortemente ingrandite dalla lente gravitazionale e sono probabilmente stelle singole o sistemi multipli di stelle che, per un breve periodo di tempo, vengono notevolmente ingrandite. I restanti due si trovano invece all’interno di galassie di fondo, che appaiono con un ingrandimento più moderato e sono probabilmente supernove.
Tra i transitori stellari, uno si è distinto in modo particolare. Situato in una galassia che esisteva circa 3 miliardi di anni dopo il Big Bang, è ingrandito di un fattore di almeno 4.000. Il team lo ha soprannominato “Mothra” in riferimento alla sua “natura mostruosa” che ricorda i giganti del cinema giapponese.
“È interessante notare che Mothra era visibile anche nelle osservazioni di Hubble effettuate nove anni prima – hanno osservato gli studiosi – . Questo è insolito, perché per ingrandire una stella così tanto è necessario un allineamento molto specifico tra l’ammasso di galassie in primo piano e la stella sullo sfondo. I movimenti reciproci della stella e dell’ammasso avrebbero dovuto eventualmente eliminare quell’allineamento”.