La variante Omicron si trasmette da una stanza all’altra di un Covid hotel: ecco come è possibile
Anche la strategia “zero-Covid” adottata in diversi Paesi della regione del Pacifico occidentale, dove i viaggiatori sono tenuti a rispettare una quarantena all’arrivo, sembra non poter escludere totalmente il rischio di focolai da Omicron. La nuova variante più contagiosa del coronavirus è infatti stata capace di sfuggire anche all’isolamento di un Covid hotel di Hong Kong, riuscendo a trasmettersi da una stanza all’altra dell’albergo senza che i loro ospiti, due viaggiatori entrambi vaccinati con due dosi, fossero mai venuti in contatto. A confermare che nessuna delle due persone avesse mai lasciato la propria stanza, sono stati anche i filmati delle telecamere a circuito chiuso installate nella struttura, che hanno escluso ogni possibile contatto diretto con l’esterno.
I due erano risultati negativi al tampone molecolare prima di arrivare a Hong Kong: il primo, un uomo di 36 anni che si è poi rivelato essere il caso indice, proveniva dal Sudafrica, mentre il caso secondario, un uomo di 62 anni, arrivava dal Canada. I ricercatori ritengono che il viaggiatore sudafricano si fosse contagiato poco prima di imbarcarsi in aereo, avendo incubato il virus durante il volo per poi risultare positivo in albergo. La trasmissione sarebbe invece avvenuta durante la sua permanenza nel Covid hotel, prima del trasferimento in un’unità di isolamento ospedaliera all’indomani della scoperta della positività. Questa circostanza sarebbe provata dal fatto che l’uomo canadese, risultato positivo quattro giorni dopo il caso indice, ha contratto un’infezione dovuta a un virus geneticamente identico a quello che aveva contagiato l’uomo sudafricano, come evidenziato dal sequenziamento del genoma virale dei due casi, entrambi dovuti alla variante Omicron.
La trasmissione da una stanza all'altra
Visto che i due uomini non erano mai venuti in contatto, gli studiosi hanno cercato di ricostruire la dinamica del contagio. E, per comprendere il meccanismo di trasmissione da una stanza all’altra, hanno condotto alcuni test durante la loro indagine nel Covid hotel, due giorni dopo la segnalazione del caso secondario. Il sospetto, trattandosi di un virus respiratorio, era che la trasmissione fosse avvenuta attraverso gli aerosol che, dalla camera dell’ospite infetto, si erano diffusi nel corridoio dell’hotel, e che l’ospite sano nell’altra stanza avesse respirato questi aerosol quando la porta era stata aperta per prendere il cibo.
Questa tesi è stata dimostrata dall’analisi dell’aria del corridoio, che ha mostrato un ristagno adiacente alle due stanze, nonché dal movimento dell’aria stessa quando le porte delle camere venivano aperte bruscamente (come mostrato in figura). Il risultato di questo test, pubblicato nel dettaglio sulla rivista The Lancet Regional Health, ha dunque evidenziato che l’aerosol carico di virus può fuoriuscire dalla stanza, quando la porta viene aperta, determinando una contaminazione ambientale. La stessa è stata determinata attraverso tamponi ambientali nella stanza del caso secondario, che hanno mostrato la presenza di particelle virali identiche a quelle del caso indice, con un tasso di positività risultato 8 volte superiore al tasso di contaminazione precedentemente riportato nelle stanze di quarantena.
“In questo incidente sono state dimostrate la potenziale dispersione nell’aria, un’ampia contaminazione ambientale e la trasmissione per via aerea della variante di Omicron, che probabilmente rappresenterà una sfida maggiore per la strategia ‘zero COVID’ a Hong Kong” spiegano gli autori dello studio che, per prevenire questa eventualità nei Covid hotel, suggeriscono di massimizzare il ricambio d’aria nelle camere degli ospiti e integrare le strutture con purificatori d’aria nei corridoi, oltre a una migliore disinfezione ambientale e un più consistente uso di mascherine da parte degli ospiti.
“In alternativa – hanno concluso gli studiosi – possono essere prese in considerazione strutture di quarantena con unità di isolamento individuale, e test più frequenti per persone che arrivano ad aree dove la circolazione di Omicron è più sostenuta”.