La variante Omicron provoca più morti e ricoveri in Sudafrica rispetto alla prima ondata
La diffusione della variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 sta stravolgendo i piani di molti Paesi, non solo di quelli già investiti da una drammatica ondata di contagi, come la Gran Bretagna, ma anche di chi ha deciso di chiudersi a riccio per prevenirla, alla stregua dei Paesi Bassi. In Italia una "stretta" sarà decisa nella prossima cabina di regia sull'emergenza, attesa prima della vigilia di Natale. La necessità di nuove restrizioni è legata al fatto che la variante Omicron presenta un profilo genetico sensibilmente diverso da quello della variante Delta, attualmente ancora dominante nella pandemia di COVID-19. A causa delle molteplici mutazioni sulla proteina S o Spike, infatti, Omicron ha una significativa capacità di fuga immunitaria, catalizzando il rischio di reinfezione nei guariti (di oltre 5 volte rispetto alla Delta) e quello di contagio anche nei vaccinati, sebbene fortunatamente il richiamo / booster risulta molto protettivo verso la forma sintomatica dell'infezione. L'estrema contagiosità della nuova variante, il fatto che vi sia una fetta non trascurabile di persone senza nemmeno la prima dose e che la campagna di vaccinazione con la terza dose è ancora nel vivo, sta imponendo il ricorso a nuove misure restrittive per prevenire un impatto catastrofico sui sistemi sanitari. A dimostrare la pericolosità della nuova variante di preoccupazione vi sono i dati che giungono dal Sudafrica, il Paese in cui è stata identificata alla fine di novembre.
I grafici “sibillini” sono stati diffusi su Twitter dall'epidemiologo Eric Feigl-Ding, membro della Federation of American Scientists (FAS) e Chief Health Economist della Microclinic International, oltre che ex ricercatore della Scuola di Medicina dell'Università di Harvard e della Scuola di Salute Pubblica Harvard TH Chan. Lo scienziato ha citato i dati del CERI (Centre for Epidemic Response and Innovation), rete di laboratori diretta dallo scienziato di fama internazionale Tulio de Oliveira e facente capo all'Università di KwaZulu-Natal (UKZN). I ricercatori hanno messo a confronto le curve epidemiologiche della prima ondata di COVID-19 con quelle recenti legate alla variante Omicron, osservando come quest'ultima sta presentando un tasso di ricoveri in ospedale e decessi per l'infezione superiore, mentre gli accessi in terapia intensiva risultano analoghi. Gli scienziati hanno preso come riferimento la provincia di Gauteng, la più colpita dalla nuova variante. Non a caso è il centro più ricco e industrializzato del Paese (qui si trovano la popolosa area urbana di Johannesburg e Pretoria).
Dai grafici del CERI si evidenzia che i pazienti ammessi in ospedale a circa 30 giorni dall'inizio della prima ondata erano circa 1.200, contro i 3.000 registrati nello stesso arco di tempo da quando ha iniziato a diffondersi la nuova variante “super mutata” ed elusiva. Circa il triplo. Per quanto concerne i pazienti ricoverati in terapia intensiva, le curve epidemiologiche sono praticamente sovrapposte, con poco più di 200 ricoverati nelle ICU nell'arco di un mese e circa 80 sottoposti a ventilazione meccanica. La media settimanale dei decessi, d'altro canto, risulta essere di 15 a 30 giorni per la prima ondata di contagi, contro i 20 registrati con la variante Omicron, ovvero il 25 percento in più. Sebbene si ritenga che l'infezione della nuova variante possa essere più lieve, verosimilmente anche grazie all'acquisizione di un “frammento” genetico derivato da un coronavirus responsabile del comune raffreddore, a causa del numero sensibilmente più elevato di contagi c'è il concreto rischio che i sistemi sanitari vengano travolti. I dati sudafricani mostrano proprio questo: un aumento significativo della pressione sulle strutture ospedaliere. Basti pensare che da quando è emersa la nuova variante i nuovi contagi sono passati a da un centianaio al giorno (dato del 1 novembre) a un picco di oltre 26mila nei giorni scorsi. Un dato drammatico, se si considera che la variante Omicron sembri accelerare la velocità con cui un paziente finisce in ospedale dolo il contagio. Va anche tenuto presente che lockdown e altre misure anti Covid più severe vengono prese proprio per evitare il tracollo del sistema sanitario, a causa del numero soverchiante di pazienti positivi. Ricordiamo che in Sudafrica al momento solo il 26,3 percento della popolazione è stato completamente immunizzato (vaccinato con due dosi), rispetto a circa il 75 percento dell'Italia.