La variante Omicron non elude le pillole anti Covid: studio mostra che restano efficaci
Le pillole anti Covid di Pfizer e Merck, il Nirmatrelvir e il Molnupiravir, sono efficaci anche contro la variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2, responsabile dell'attuale, esplosiva ondata di contagi in larga parte del mondo. Anche gli antivirali Remdesivir, GS-441524 ed EIDD-1931 mantengono la loro efficacia contro la nuova variante emersa in Sudafrica alla fine di novembre, caratterizzata da molteplici mutazioni (oltre 30 sulla Proteina S o Spike) e per questo più sfuggente ed elusiva, sia agli anticorpi indotti da una precedente infezione naturale che quelli innescati dalla vaccinazione di base (il booster o richiamo la contrasta con forza). Fortunatamente i farmaci antivirali in sviluppo o già a disposizione contro la COVID-19 – sia quelli orali che le formulazioni somministrate per via endovenosa – non vengono “ingannati” dalle mutazioni. La loro efficacia è stata dimostrata non solo contro Omicron, ma anche contro tutte le altre varianti di preoccupazione (VOC) classificate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ovvero la Alfa (B.1.1.7, ex inglese), la Beta, la Gamma e la Delta (ex seconda indiana).
A determinare che il Nirmatrelvir, il Molnupiravir e gli altri farmaci antivirali sono efficaci contro i diversi ceppi del coronavirus SARS-CoV-2 è stato un team di ricerca belga guidato da scienziati del Rega Institute dell'Università Cattolica di Lovanio (KU Leuven), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell'Ospedale Universitario di Lovanio. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Laura Vangeel, docente presso il Dipartimento di Microbiologia, Immunologia e Trapianti dell'ateneo belga, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto esperimenti in laboratorio con specifiche linee cellulari (VeroE6-GFP), che sono state trattate con i diversi composti (diluizioni seriali) prima di essere esposte all'infezione dei vari lignaggi del patogeno pandemico. Tutti i test sono stati avviati di notte e l'efficacia dei farmaci è stata valutata a quattro giorni dall'esposizione virale, attraverso tecniche di imaging. I campioni dei diversi ceppi del SARS-CoV-2 sono stati tutti ottenuti da pazienti belgi, compreso quello “ancestrale”.
Dopo l'esposizione alle diverse varianti è stato determinato che tutti i farmaci mantengono la propria attività contro di esse, Omicron compresa. “Questo è in accordo con le osservazioni che le proteine bersaglio di questi antivirali sono altamente conservate”, specificano gli scienziati nello studio. In parole semplici, sebbene il coronavirus continui a mutare costantemente, alcune delle sue sequenze restano più stabili nel tempo, pertanto i farmaci che le prendono di mira non vengono influenzati dall'evoluzione virale.
La professoressa Vangeel e i colleghi hanno comunque osservato una serie di mutazioni rilevanti: fra esse ci sono due cambiamenti di amminoacidi nella posizione RdRp (P313L in tutti le varianti e G661S in Delta) rispetto al ceppo ancestrale, tuttavia, poiché sono distanti dal sito attivo non si prevede una diversa suscettibilità ai farmaci che colpiscono l'RNA polimerasi (l'enzima coinvolto nella replicazione virale). Anche altre tre sostituzioni amminoacidiche (K90R nell'Alpha, P132H nella Omicron e V296I nella Delta) a livello di una porzione chiamata Mpro non dovrebbero influenzare l'efficacia dei farmaci. “Questi risultati indicano che quando si formano più varianti di preoccupazione, a causa della deriva antigenica, c'è un'alta probabilità che rimarranno sensibili agli attuali antivirali. È quindi importante continuare sia lo sviluppo dei vaccini che la ricerca antivirale, in quanto sono sia una protezione essenziale che un complemento nella strategia di controllo dell'attuale pandemia. Sebbene l'attenzione attuale sia rivolta al SARS-CoV-2, desideriamo sottolineare la necessità di antivirali ad ampio spettro per future epidemie virali”, hanno concluso gli scienziati. I dettagli della ricerca “Remdesivir, Molnupiravir and Nirmatrelvir remain active against SARS-CoV-2 Omicron and other variants of concern” sono stati resi disponibili nel database online BioRXiv, in attesa della revisione fra pari e la pubblicazione su una rivista scientifica.