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Cambiamenti climatici

La Terra soffocata dalla plastica: i dati agghiaccianti della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2023

Oggi è la Giornata Mondiale dell’Ambiente ed è dedicata all’inquinamento da plastica, una vera e propria emergenza planetaria. I numeri rilasciati sono scioccanti e impongono un’azione rapida e incisiva per salvare noi stessi e gli altri animali.
A cura di Andrea Centini
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La spiaggia di un'isola sommersa dalla plastica
La spiaggia di un'isola sommersa dalla plastica
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Il 5 giugno di ogni anno si celebra il World Environment Day (WED), la Giornata Mondiale dell'Ambiente, il più importante appuntamento a livello internazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica su sostenibilità, tematiche ambientali e, più in generale, la protezione del nostro unico pianeta. L'evento, istituito dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel 1972, coinvolge ogni anno miliardi di persone, grazie a iniziative trasversali promosse da governi, enti, associazioni, aziende e semplici cittadini. È un'occasione preziosa per aumentare la consapevolezza e puntare i riflettori sulle grandi problematiche ambientali che affliggono la Terra, dai cambiamenti climatici alla distruzione degli ecosistemi. Il tema del 2023 è dedicato all'inquinamento da plastica, considerato una vera e propria emergenza planetaria. È una piaga con conseguenze drammatiche sulla fauna selvatica, ma gli effetti dannosi di questo materiale non sono ancora pienamente compresi, in particolar modo sulla nostra salute.

A evidenziare quanto è catastrofico l'impatto della plastica, un materiale polimerico inventato all'inizio del 1.900 dal chimico belga Leo Baekeland, vi sono i numeri snocciolati dall'associazione che organizza la giornata. Ogni anno l'essere umano produce ben 400 milioni di tonnellate di plastica, delle quali la metà è monouso, cioè viene utilizzata una sola volta prima di essere gettata. L'aspetto più inquietante di questa immensa mole di prodotti risiede nel fatto che solo il 9 percento viene riciclato, mentre il 12 percento finisce negli inceneritori (con altri effetti sull'ambiente attraverso i fumi tossici e non solo). Si calcola che ogni anno finiscano tra le 19 e le 23 milioni di tonnellate di rifiuti plastici nei sistemi acquatici, ovvero oceani, mari, fiumi e laghi. Una valanga di spazzatura che nel tempo ha generato immense isole di plastica nel cuore degli oceani – come la famigerata Pacific Trash Vortex estesa per centinaia di migliaia o milioni di chilometri quadrati – e insozzato i fondali. Solo nel Mediterraneo, secondo uno studio del WWF pubblicato in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, ogni singolo minuto finisce l'equivalente in plastica di 34.000 bottigliette d'acqua, una massa di poco meno di 600.000 tonnellate di rifiuti all'anno.

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Innanzi a questi numeri non c'è da stupirsi che secondo gli esperti entro il 2050 avremo più plastica che pesci nei mari e negli oceani di tutto il mondo. Del resto dal 1950 ad oggi abbiamo prodotto oltre 9 miliardi di tonnellate di plastica, con conseguenti 7 miliardi di rifiuti plastici primari. Oltre il 75 percento di essi è finito nelle discariche, nei flussi di rifiuti incontrollati e negli ambienti naturali, come specificato dal Programma sull'Ambiente dell'ONU. I numeri della produzione industriale, inoltre, sono in costante aumento: si stima infatti che si passerà dalle 11 milioni di tonnellate del 2016 alle 29 milioni di tonnellate del 2040. Nonostante governi e istituzioni stiano facendo passi in avanti significativi per favorire il riciclo e contrastare la plastica monouso – l'UE ha recentemente vietato la vendita di diversi oggetti, come piatti e posate – sono necessarie iniziative ancor più incisive e scelte personali più sostenibili. Non a caso il motto della Giornata Mondiale dell'Ambiente 2023 è “BeatPlasticPollution”.

A patrocinare l'evento di quest'anno è la Costa d'Avorio, che da circa dieci anni ha iniziato una battaglia serrata contro l'inquinamento da plastica. Dal 2014, ad esempio, ha abolito i famigerati sacchetti di plastica, promuovendo l'uso di imballaggi riutilizzabili. “Il flagello dell'inquinamento da plastica è una minaccia visibile che colpisce ogni comunità. Siamo orgogliosi di sostenere diverse iniziative contro la pandemia da plastica”, ha dichiarato in un comunicato stampa Jean-Luc Assi, ministro dell'Ambiente e dello sviluppo sostenibile della Costa d'Avorio. “L'inquinamento da plastica e i suoi effetti dannosi sulla salute, l'economia e l'ambiente non possono essere ignorati. È necessario un intervento urgente. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di soluzioni vere, efficaci e solide”, gli ha fatto eco Vivianne Heijnen, ministro dell'Ambiente dei Paesi Bassi, che collabora con la Costa d'Avorio nell'organizzazione della giornata di oggi. La ministra ha aggiunto che i Paesi dell'UE sono attivamente impegnati contro la plastica monouso, che deve essere sostituita “con alternative durevoli e sostenibili”.

Un capodoglio morto in Spagna e l'inquietante contenuto del suo stomaco
Un capodoglio morto in Spagna e l'inquietante contenuto del suo stomaco

Come specificato, le conseguenze dell'inquinamento da plastica non sono ancora pienamente comprese, soprattutto per quel che concerne le microplastiche e le nanoplastiche, ormai a diffusione ubiquitaria. Questi minuscoli frammenti, che si disperdono dai rifiuti più grandi, sono stati trovati praticamente ovunque nell'ambiente, dagli abissi più profondi alle vette più elevate, dove arrivano col favore della circolazione atmosferica. Sono così diffusi che si trovano nel cibo che mangiamo, nell'acqua che beviamo e nell'aria che respiriamo. Una recente ricerca ha dimostrato che in sole due ore i microscopici frammenti plastici sono in grado di raggiungere il nostro cervello, mentre un altro studio ha dimostrato che sono presenti nel sangue di due persone su tre. Nel 2020 le microplastiche sono state trovate per la prima volta in organi e tessuti umani, compresa la placenta. Ogni anno mangiamo – letteralmente – 250 grammi di plastica, quanto una grande porzione di pasta. L'impatto a lungo termine sulla nostra salute è ancora ignoto, ma gli esperti ipotizzano una serie di conseguenze legate a infiammazione, disturbi dello sviluppo, riproduzione e molto altro ancora, a causa delle sostanze presenti in questi polimeri.

E non vanno dimenticate le catastrofiche conseguenze sulla fauna selvatica, con un numero enorme di animali che ogni anno viene ucciso in modo atroce dai rifiuti, soprattutto fra quelli che popolano mari e oceani. Tra i più colpiti vi sono gli uccelli marini (per i quali è stata scoperta una nuova malattia, la plasticosi), le tartarughe marine, i delfini, i grandi cetacei (balene e capodogli) e i pesci, ma praticamente tutti gli organismi sono esposti al pericolo della plastica. A risultare particolarmente pericolosa quella derivata dall'attrezzatura da pesca persa o abbandonata, le famigerate “reti fantasma”. Basti sapere che secondo una recente ricerca australiana ogni anno si disperdono talmente tante lenze e reti da pesca che è possibile avvolgerci la Terra ben 18 volte. Sono numeri scioccanti e assolutamente drammatici, che evidenziano per l'ennesima volta quanto sia devastante l'impatto ambientale delle azioni umane. Agire ora contro l'inquinamento da plastica è un dovere di ciascuno di noi, dato che tutti contribuiamo a questa catastrofe.

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