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Perché la tempesta Ciarán arrivata in Italia non è un uragano

Ciarán, che ha portato il maltempo in Italia dopo aver colpito diversi Paesi Europei, è una super tempesta con venti che spirano fino a 190 km/h, paragonabili a quelli di un devastante uragano di Categoria 3. Si tratta tuttavia di fenomeni atmosferici diversi. Ecco quali sono le differenze e come originano.
A cura di Andrea Centini
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La tempesta Ciarán. Credit: MetOffice/Twitter/Crowd/Eumetsat
La tempesta Ciarán. Credit: MetOffice/Twitter/Crowd/Eumetsat

La super tempesta Ciarán, come è stata soprannominata dal Met Office del Regno Unito, si è abbattuta con violenza su diversi Paesi europei, Italia compresa. Gli effetti più devastanti al momento sono stati osservati sulla Francia nordoccidentale e sull'Inghilterra meridionale, con raffiche di vento che in alcune zone costiere hanno sfiorato l'impressionante velocità di 200 chilometri orari, come spiegato da 3B Meteo. Le "braccia" dell'enorme tempesta hanno raggiunto anche il nostro Paese, colpendo duramente soprattutto la Toscana, dove si registrano morti, dispersi e danni da esondazione.

Nonostante la perturbazione atmosferica (tecnicamente un ciclone) abbia raggiunto la forza di un uragano di categoria 3, secondo la scala Saffir-Simpson che ne definisce l'intensità in base alla velocità dei venti, Ciarán non è un uragano (o un tifone), bensì una tempesta ciclonica extratropicale. Vi sono delle differenze significative tra le due tipologie di perturbazioni, dall'origine alla loro evoluzione, passando per le caratteristiche strutturali. Ecco cosa sappiamo.

Le caratteristiche delle tempeste e degli uragani

Per comprendere meglio la differenza tra un uragano e una tempesta extratropicale è innanzitutto doveroso soffermarsi sulla definizione del primo fenomeno. Come spiegato dal National Hurricane Center e dal Central Pacific Hurricane Center della NOAA, l'agenzia federale statunitense che monitora e studia eventi atmosferici e oceanici, un uragano è un ciclone tropicale caratterizzato da un “sistema rotante e organizzato di nuvole e temporali che ha origine su acque tropicali o subtropicali e ha una circolazione chiusa a basso livello”. È caratterizzato da venti di almeno 118 chilometri orari. Sotto i 63 km/h il ciclone tropicale prende il nome di depressione tropicale; tra i 63 e i 118 km/h si passa alla tempesta tropicale; tra i 118 km/h e i 153 km/h siamo innanzi a un uragano di Categoria 1; un uragano di Categoria 2 (moderato) ha venti tra i 153 e i 177 km/h; un uragano di Categoria 3 (forte) tra i 177 e i 208 km/h; uno di Categoria 4 (fortissimo) tra i 208 e i 251 km/h; mentre oltre i 251 km/h siamo innanzi un uragano di Categoria 5 (catastrofico).

Tra i più recenti uragani catastrofici c'è stato Otis, che in sole 12 ore è passato da tempesta tropicale a mostruosa perturbazione di quinta classe. A essere colpita è stata soprattutto la città messicana di Acapulco. Gli scienziati non avevano mai osservato prima un aumento di intensità dei venti così estremo, in appena mezza giornata. Ciarán, come indicato, ha raggiunto venti quasi fino ai 200 chilometri orari, manifestando la stessa intensità di un uragano di Categoria 3, tuttavia, come specificato, siamo innanzi a una tempesta extratropicale atlantica, con caratteristiche diverse da quelle degli uragani.

L'uragano Otis. Credit: ABI/NOAA's GOES-16 Satellite
L'uragano Otis. Credit: ABI/NOAA's GOES-16 Satellite

Perché la tempesta Ciarán non è un uragano

La principale e più significativa differenza tra un uragano e una tempesta extratropicale risiede nell'origine. Se i primi, come specificato dalla NOAA, si generano nell'area intertropicale del pianeta al di sopra degli oceani caldi, le seconde sono invece “tempeste invernali” tipiche delle zone di bassa pressione (fredde e temperate). La miccia che innesca la formazione degli uragani risiede proprio nel calore degli oceani, con temperature superiori ai 26 °C. Semplificando, l'interazione tra le ampie masse di aria calda in elevazione dalla superficie marina e quelle più fredde e discendenti, legate alla formazione di nubi temporalesche per la condensazione del vapore acqueo, genera venti sempre più forti, che sotto l'effetto della forza di gravità e della rotazione terrestre danno vita alla caratteristica struttura vorticosa.

Le tempeste extratropicali, d'altro canto, si accendono e intensificano a causa di differenze di temperatura tra masse d'aria differenti in atmosfera, che danno vita a un gradiente orizzontale. Negli uragani, come sottolineato dalla NOAA, in genere si verifica un brusco calo di pressione seguito da un rialzo simmetrico, un “buco” che da vita al caratteristico occhio del ciclone. Nelle tempeste extratropicali il calo della pressione risulta più graduale e non mostra (sempre in genere) il doppio picco che si osserva nei cicloni tropicali. In parole semplici, le variazioni di temperatura e direzione dei venti, che danno vita a fronti caldi e freddi, forniscono l'energia che rende impetuose le tempeste extratropicali, mentre negli uragani è il calore del mare ad alimentarne i venti distruttivi.

Il caratteristico picco di un uragano con brusco calo di pressione e rialzo. Credit: NOAA
Il caratteristico picco di un uragano con brusco calo di pressione e rialzo. Credit: NOAA

Altre differenze rilevanti tra uragani e cicloni extratropicali risiedono nel fatto che i primi hanno un nucleo freddo nello parte bassa dell'atmosfera e uno caldo in quella alta (stratosfera), mentre negli uragani avviene il contrario per ciò che concerne il nucleo caldo. I cicloni tropicali, inoltre, sono in genere più piccoli delle tempeste extratropicali – che possono superare i 2.000 chilometri diametro – e hanno una forma più regolare, con un occhio e fronti meglio definiti. Nei cicloni tropicali, infine, i venti più forti risultano più vicini alla superficie terrestre, mentre in quelli extratropicali soffiano sulla tropopausa, a poco meno di 10 chilometri di altezza.

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