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La storia di Nick Henson, ornitologo inglese che da 40 anni studia gli uccelli al parco del Circeo

Nick Henson, 84 anni, da decenni studia e osserva con passione gli uccelli al Parco Nazionale del Circeo. Lo abbiamo incontrato nel cuore della natura. Ecco la sua storia.
Intervista a Dott. Nick Henson
Ornitologo e botanico
A cura di Andrea Centini
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Il dottor Nick Henson. Credit: Andrea Centini
Il dottor Nick Henson. Credit: Andrea Centini

Il Parco Nazionale del Circeo, lungo la costa del Lazio, è considerato uno dei luoghi più ricchi e importanti per la biodiversità in Italia, soprattutto per quel che concerne gli uccelli. Il parco, infatti, si trova esattamente su una delle cinque principali rotte migratorie. Nel corso dell'anno nelle zone umide legate ai laghi pontini e nei boschi affacciati sul litorale è possibile incontrare circa 300 specie di uccelli, oltre la metà di tutte quelle osservabili nel nostro Paese (550). Non c'è da stupirsi che il Parco Nazionale del Circeo sia pienamente inserito nella Convenzione di Ramsar, un atto internazionale firmato in Iran all'inizio degli anni '70 volto alla tutela delle zone umide. Il territorio all'ombra del Circeo è dunque un luogo ideale per il birdwatching, la fotografia naturalistica e naturalmente lo studio dell'avifauna, che attira ornitologi da tutto il mondo. Proprio qui, da oltre 40 anni, vive e lavora il biologo inglese Nick Henson, una vera istituzione nel campo dell'ornitologia che ha lavorato anche con il WWF in Francia, ai Bird observatories di Bardsey e con altre organizzazioni. Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e trascorrere alcune ore in sua compagnia in mezzo alla natura e agli animali. Ecco cosa ci ha raccontato.

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Dottor Henson, com'è finito in Italia e perché ha deciso di vivere qui

Arrivai in Italia nel 1980 per insegnare biologia alla Scuola Inglese di San Giorgio sulla via Cassia, a Roma. Sono laureato all'Università Aston di Birmingham in Geologia, Botanica e Zoologia. All'epoca lessi un annuncio nel quale si cercava un insegnante di biologia per l'Italia, a Roma, ma quando telefonai mi risposero che avevano "già trovato". La segretaria mi chiese comunque quale fosse il soggetto del mio PHD e le risposi "la sessualità dei muschi". Rimase colpita dall'argomento e così mi chiese il numero di telefono, ma io non ne avevo uno perché all'epoca vivevo in una barca sul Tamigi. Allora le lasciai il numero del porto, ma subito dopo partii per 2 / 3 giorni per l'osservazione degli uccelli. Tornato alla mia barca trovai due ospiti che mi avvisarono di una telefonata in arrivo per me al porto. Era il direttore della scuola di Roma, che mi invitò a Londra per un colloquio. Lo feci con una signora, che al termine del colloquio mi propose il contratto. Così decisi di partire.

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Cosa faceva precisamente all'epoca?

Lavoravo al giardino reale Kew (Royal Botanic Gardens, Kew) come “rescue propagator”, per salvare specie di piante molto rare. Nel ‘500 e nel ‘600 i botanici inglesi girarono in tutti i Paesi del mondo per prendere i semi delle piante e portarli al giardino reale, me le capre hanno mangiato quasi tutti i campioni di queste specie e ne sono rimasti pochissimi. Era importante propagare individui e io ero addetto a salvarli. All'epoca scrissi un articolo sulla propagazione delle felci pubblicato su una rivista scientifica e un altro sulla cicadacee. Ma quando mi proposero il lavoro a Roma decisi di partire.

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Quand'è venuto al Parco Nazionale del Circeo la prima volta?

Durante il primo anno sono subito venuto al Parco Nazionale del Circeo, nel primo autunno, in ottobre, e ho saputo che questo era il luogo perfetto per me, con tutti gli habitat possibili. Dall'autunno del 1988 ogni due settimane faccio un giro di 50 chilometri nel parco con 25 fermate e segno tutte le specie che avvisto. In passato venivo sempre da Roma, ma un giorno durante un giro lungo la litoranea vedemmo una casa in vendita e la comprammo.

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In Italia ha trovato anche l'amore

Ho conosciuto Fausta (la moglie NDR) su un pullman nel 1986, mentre andavo in gita in Abruzzo. Una bella ragazza che parlava bene inglese. Una volta arrivati un uomo del posto ci disse che le donne non potevano salire sulla montagna, soltanto gli uomini. Dunque lei mi fece: “Se tu vai sulla montagna vengo anch'io”. E il mio cuore si fermò. Quando iniziai a lavorare in Italia non avevo nessuna idea se e quando sarei tornato in Inghilterra. Alla fine restai.

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Quando e come è iniziata la sua passione per gli uccelli?

È iniziata quando avevo 5 anni. Mio nonno aveva fondato il sistema degli ostelli della gioventù in Inghilterra, soprattutto per le persone che lavoravano nelle fabbriche tutta la giornata e che volevano trascorrere un weekend all'aria aperta. Lui affittava un piccolo appartamento in campagna e mi portava sempre lì per vedere gli uccelli. Ci andava per fare birdwatching. Lì ho visto per la prima volta il cardellino, la poiana e l'allocco. Le ricordo bene queste tre specie lì. Poi ricordo anche che quando andavo a scuola a Londra chiesi a mio zio – che veniva a prendermi – il nome della specie di un uccello che sentivo cantare. Era un merlo. Nel 1947 ho scoperto i limicoli nell'Hampshire, nel sud dell'Inghilterra. Per me i limicoli sono un sogno reale.

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Nel corso della sua esperienza decennale quante specie ha visto al Parco Nazionale del Circeo?

Ho visto quasi 300 specie. Nel mondo ci sono 10mila specie di uccelli, qui ne ho viste precisamente 274.

Un fenicottero. Credit: Andrea Centini
Un fenicottero. Credit: Andrea Centini

Quella più rara?

Nei primi anni incontrai una sterna di Dougall (Sterna dougallii), era solo la settima per l'Italia. Feci la foto e un disegno e scrissi la mia descrizione fatta al momento. Mandai tutto all'autorità del Nord Italia, ma dopo 6 mesi il materiale fu respinto. Tuttavia Andrea Corso, che all'epoca era il più grande esperto di uccelli in Italia, mi confermò che era assolutamente una sterna di Dougall. Dopo questo respingimento ho deciso di non inviare più le segnalazioni. Nello stesso anno della sterna ho visto a Fiumicino un mugnaiaccio, che è abbastanza raro. Una volta camminando lungo la riva del lago di Fogliano, nei primi giorni di ottobre, ho incontrato un bellissimo totano moro. Un'altra volta vidi un falaropo.

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In decenni deve aver raccolto una mole enorme di dati preziosi

Come tutti gli ornitologi inglesi la sera ripenso a tutti gli uccelli che ho visto nel corso della giornata e scrivo tutto sul computer. Poi dopo due settimane prendo tutti i numeri e li trasferisco in un'altra lista. E poi faccio il confronto delle due settimane (ad esempio le prime due di dicembre) con quelle degli altri anni, per avere la media delle specie in questo periodo dell'anno. Quando faccio uscite con le persone porto la lista con la frequenza delle specie e indico le probabilità di osservare determinati uccelli durante l'escursione. Un paio di anni fa ho portato tutti questi dati alla direzione del Parco Nazionale del Circeo. Tutte le mie osservazioni sono depositate lì.

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Qual è il periodo migliore dell'anno per osservare gli uccelli qui al parco?

In aprile – maggio si contano 100 specie al giorno. In questo periodo 60 specie. Il periodo con meno specie è settembre – ottobre, con circa 30. In Inghilterra è invece il periodo più buono. Le settimane migliori possono essere l'ultima di marzo, tutte quelle di aprile o la prima di maggio.

Ha scritto anche un manuale dedicato agli uccelli che possono essere incontrati

Quando sono arrivato ho scoperto che non c'era una guida specifica per persone che non sanno niente di uccelli. Una volta vidi un fraticello (Sternula albifrons) al dormitorio dei chiurli e chiesi a un mio collega ornitologo se fosse normale un fraticello in autunno. Lui disse di sì, ma che purtroppo non è scritto da nessuna parte cosa è normale al Circeo. In quel momento decisi di annotare tutti i numeri degli uccelli avvistati. In seguito ho realizzato una guida sugli uccelli del parco con le illustrazioni di Concetta Fiore. A volte vado nelle scuole per raccontarli ai ragazzi.

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Cosa ne pensa dell'anomala invasione di gazze marine di quest'anno?

Ne ho vista una a Torre Paola e ho pubblicato la foto su Facebook. Sono molto difficili da osservare. Io non le avevo mai viste qui, ma c'era stata una segnalazione in passato. Da 25mila a 40mila arrivano ogni anno lungo la costa spagnola. Credo che a portarle qui sia stata una tempesta nel Mediterraneo, in Spagna, non nell'Atlantico.

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Durante la nostra escursione abbiamo incontrato degli ibis sacri, uccelli non autoctoni considerati problematici da alcuni esperti. Cosa ne pensa?

Si dice che una volta abbiano mangiato tutte le uova e i piccoli di una colonia di mignattino alibianche in Francia. Dopo questo evento i francesi hanno sterminato l'ibis sacro. Tuttavia si dice anche che ci fu un gran vento che ha ucciso tutti, e gli ibis avrebbero mangiato i piccoli già morti. Forse non è vero che sono così dannosi. Io non me ne lamento. Quelli che vediamo qui sono scappati. Secondo me non sono mai arrivati qui da soli dall'Africa. Tra le specie non proprio benvenute dai contadini qui ci sono le colombelle: ne arrivano dalla Russia circa 200 e fanno fuori un intero campo di insalata in un giorno.

Un ibis sacro. Credit: Andrea Centini
Un ibis sacro. Credit: Andrea Centini

È vero che stanno sparendo i passeri?

In Inghilterra il passero domestico è quasi estinto. Qui invece è ridotto il passero mattugio. Di passeri domestici ce ne sono tanti al parco del Circeo.

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C'è qualche aneddoto curioso che può raccontarci?

Da febbraio a novembre qui arrivano alcuni cuculi dal ciuffo dal Congo. A luglio vidi due piccoli insieme a una coppia di cornacchie, che erano i “genitori adottivi”. La mamma infatti deposita le uova nel nido delle cornacchie e le fa schiudere lì. Il cuculo comune ne deposita una, il cuculo dal ciuffo due. In questo caso la competizione è più forte con i piccoli delle cornacchie. Il cuculo butta giù tutti, ma non lo fa di proposito. Un'altra storia interessante è legata ai fischioni. Visto che fuori dal lago gli sparano, hanno capito che è più sicuro restare nel parco e hanno imparato a mangiare le alghe dal fondale in collaborazione con le folaghe, che normalmente sono molto aggressive. Fuori dal parco purtroppo i cacciatori sparano anche alle specie protette. Quando venni in Italia mi dissero di parlare con un professore di Bologna perché in Italia c'era bisogno di parchi Nazionali, all'epoca ce n'erano pochi. Mi suggerirono di promuoverli. Dopo la convenzione di Ramasar la caccia fu vietata nel Parco Nazionale del Circeo, ma attorno è permessa. Tra il '90 e il '95 c'è stato uno stop della caccia anche nelle aree limitrofe e ci fu un enorme incremento di animali. Ma non è stato più fatto perché c'è una grande pressione.

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