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La sonda DART si è schiantata contro un asteroide nella prima, storica missione di difesa planetaria

La NASA ha fatto schiantare una sonda contro un asteroide per verificare la capacità di deviare corpi celesti diretti verso la Terra. Le immagini spettacolari.
A cura di Andrea Centini
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Il sistema binario di asteroidi. Credit: NASA
Il sistema binario di asteroidi. Credit: NASA

Alle 01:14 ora italiana di martedì 27 settembre la NASA ha fatto schiantare con successo la sonda DART contro l'asteroide Dimorphos, portando a compimento la fase più delicata della prima missione di difesa planetaria della storia. L'impatto, avvenuto all'incredibile velocità di 6,7 chilometri al secondo (24mila chilometri orari), è stato infatti progettato per verificare la possibilità di deviare un asteroide diretto contro la Terra. Dimorphos, il piccolo oggetto celeste con un diametro di 170 metri centrato dalla sonda, non rappresenta una minaccia per il nostro pianeta, tuttavia è stato coinvolto perché considerato un perfetto banco di prova per determinare l'efficacia dell'impatto cinetico. L'asteroide fa infatti parte di un peculiare sistema binario, essendo in orbita – come una minuscola luna – attorno a un corpo celeste più grande, Dydimos; attraverso lo schianto della sonda DART (acronimo di Double Asteroid Redirection Test), la NASA potrà calcolare le alterazioni orbitali di Dimorphos e verificare così la capacità di deviare questi oggetti. Ci vorranno mesi o addirittura anni per verificare nel dettaglio tutti gli effetti dell'impatto, ma gli scienziati hanno già iniziato a raccogliere un gran numero di immagini e dati preziosi.

DART aveva eseguito la sua ultima manovra il 25 settembre, grazie alla quale era riuscita a mettere nel “mirino” il proprio bersaglio, iniziando la caccia con sistemi di navigazione automatica intelligente. Nelle sue ultime 4 ore di vita, la cosiddetta “fase terminale”, la sonda non ha più ricevuto comandi da Terra e ha fatto tutto da sé. Lo schianto è stato ripreso dall'unico strumento a bordo della sonda DART, la fotocamera DRACO (Didymos Reconnaissance and Asteroid Camera for Optical Navigation), che ha trasmesso in live streaming su un canale Youtube della NASA a partire dalle 22:30 del 25 settembre, fino al momento della collisione. Le probabilità di impatto erano comprese tra il 91 e il 99 percento, come spiegato dalla dottoressa Elena Adams, Lead Mission Systems Engineer di DART. Il Virtual Telescope Project gestito dall'astrofisico italiano Gianluca Masi è riuscito a cogliere lo schianto della sonda DART, mostrando in anteprima mondiale gli effetti dell'impatto, con il pennacchio di materiale espulso dall'asteroide Dimorphos.

La sequenza è stata ripresa anche dal microsatellite italiano LICIACube, la prima sonda interplanetaria costruita nel nostro Paese a raggiungere lo spazio profondo. Il veicolo spaziale, realizzato dagli ingegneri della Argotec di Torino in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), tra l'11 e il 12 settembre si era separato correttamente da DART, per proseguire il proprio viaggio in autonomia e mettersi in posizione di sicurezza per l'osservazione della collisione.

Grazie alle due fotocamere LUKE e LEIA in dotazione, chiamate come i due celebri protagonisti di Star Wars, il cubesat dalle dimensioni di una scatola di scarpe non solo ha catturato le straordinarie immagini dell'evento, ma continuerà a orbitare attorno a Dimorphos e Dydimos per analizzare anche il cratere rilasciato da DART. Gli scatti del pennacchio di materiale espulso dopo la violenta collisione e quelle del cratere arriveranno il 28 settembre, ha spiegato la NASA, dato che a causa della distanza – 11 milioni di chilometri – ci vorrà del tempo per inviarle sulla Terra. “Ci aspettiamo di ricevere le prime immagini full frame e di elaborarle un paio di giorni dopo l'impatto di DART”, aveva dichiarato il dottor Simone Pirrotta, project manager di LICIACube per l'Agenzia Spaziale Italiana.

DART è una missione internazionale di primaria importanza e il ruolo prezioso svolto dall'Italia è vanto e orgoglio del nostro settore aerospaziale. Nei giorni scorsi erano stati condivisi anche due storici scatti catturati dal LICIACube, la Terra “crescente” e le Pleiadi visti da 14 milioni di chilometri dal nostro pianeta, le prime immagini catturate da una sonda italiana nello spazio profondo.

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