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La Semaglutide fa perdere tanto peso e non lo fa riprendere per anni: lo dimostra un nuovo studio

La Semaglutide, farmaco venduto con i nomi commerciali di Wegovy e Ozempic, non solo fa perdere decine di kg in sicurezza, ma aiuta a mantenere il peso corporeo per almeno 4 anni. Lo dimostra un nuovo, approfondito studio clinico.
A cura di Andrea Centini
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Dopo essere dimagriti a seguito di una dieta ferrea con tanti sacrifici, una delle sfide più impegnative, per molti, è mantenere il peso corporeo conquistato. Non a caso diversi studi indicano che in tanti, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, non solo acquisiscono nuovamente i chilogrammi eliminati, ma spesso arrivano anche a superare la situazione di partenza. È una situazione che si accompagna a sofferenza, frustrazione e stress per aver fallito il proprio obiettivo. Ma ora c'è un alleato in più. Un nuovo studio, infatti, ha determinato che la Semaglutide (nomi commerciali Wegovy e Ozempic), il farmaco “miracoloso” in grado di far perdere decine di chilogrammi in sicurezza, è efficace anche sul lungo termine. I pazienti che continuano ad assumerlo sono in grado di mantenere il peso corporeo anche a quattro anni di distanza dall'inizio della terapia.

È quanto emerso da un nuovo, approfondito studio clinico, che sottolinea l'efficacia degli agonisti del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1), farmaci inizialmente progettati per il controllo della glicemia e contro il diabete, che successivamente si sono dimostrati ampiamente efficaci contro l'obesità e il sovrappeso (ma vanno presi solo in determinate condizioni e sotto stretta sorveglianza medica). In parole semplici, imitando l'azione degli ormoni incretinici, i farmaci come il Wegovy inducono il senso di sazietà e abbattono la fame, favorendo così la riduzione dell'apporto calorico giornaliero e di conseguenza la perdita di peso.

A determinare che la semaglutide è efficace non solo nella significativa azione dimagrante, ma anche nel mantenimento del peso corporeo sul lungo periodo (quattro anni), è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Centro di ricerca biomedica Pennington di Baton Rouge, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Tra quelli coinvolti la Scuola di Salute Pubblica del Centro Medico dell'Università del Texas Sudoccidentale; la casa farmaceutica danese Novo Nordisk A/S (produttrice del farmaco); e l'Università di Groningen (Paesi Bassi). I ricercatori coordinati dalla dottoressa Donna H. Ryan hanno seguito oltre 17.000 adulti di età pari o superiore ai 45 anni (oltre il 70 percento maschi) coinvolti nello studio SELECT (Semaglutide and Cardiovascolare Outcomes), volto a determinare sicurezza ed efficacia della Semaglutide. Tutti avevano un indice di massa corporeo (BMI) di almeno 27 kg/m² ed erano stati affetti almeno da una condizione medica sottostante, come infarto, ictus e altre condizioni cardiovascolari (tranne il diabete).

I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: al primo sono state assegnate iniezioni settimanali del farmaco con dosi da 2,4 milligrammi; al secondo un placebo. In media sono stati seguiti per circa 40 mesi. Incrociando tutti i dati, è emerso che i pazienti trattati con Semaglutide hanno perso peso per 65 settimane consecutive, inoltre la perdita dei chilogrammi di troppo è stata conservata per quattro anni. “A 208 settimane, la semaglutide è stata associata a una riduzione media del peso (- 10,2 percento), della circonferenza della vita (- 7,7 centimetri) e del rapporto vita-altezza (- 6,9 percento) rispetto al placebo (-1,5%, -1,3 cm e -1,0 %, rispettivamente)”, hanno scritto la dottoressa Ryan e colleghi nell'abstract dello studio. Tale perdita di peso “clinicamente significativa” è stata osservata sia negli uomini che nelle donne, indipendentemente da razza, dimensioni corporee e provenienza geografica (nello studio sono stati coinvolti oltre 40 Paesi). L'indice glicemico iniziale e la presenza di grasso definito “metabolicamente non sano” non hanno influito sui risultati, inoltre le donne tendevano a perdere più peso degli uomini.

Tra gli altri dati significativi della ricerca è stato osservato che circa la metà dei pazienti trattati con Semaglutide è passato a una categoria di BMI più bassa (contro il 16 percento del gruppo placebo) e il 12 percento ha raggiunto un peso definito sano, rispetto all'1,2 percento del gruppo placebo. I ricercatori hanno rilevato anche una ridotta incidenza di effetti avversi nel gruppo trattato col farmaco. “Questo grado di perdita di peso in una popolazione così ampia e diversificata suggerisce che potrebbe essere possibile avere un impatto sul carico di salute pubblica di molteplici malattie legate all’obesità”, ha dichiarato la dottoressa Ryan in un comunicato stampa. Lo studio, presentato al Congresso europeo sull'obesità (ECO) in corso di svolgimento a Venezia, è stato pubblicato assieme a un altro nel quale è stato evidenziato che la Semaglutide abbatte il rischio di eventi cardiaci del 20 percento. I dati della nuova ricerca “Long-term weight loss effects of semaglutide in obesity without diabetes in the SELECT trial” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine.

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